Volerevolare: la crescita felice come obiettivo

A Fazzano i minori con disagio sono accolti in famiglia

La casa in cui vivono Marusca, Lorenzo ed i loro figli è bianca con le finestre blu. 

Tutto intorno un grande giardino con alberi ed un prato senza il pericolo del traffico.

Varcato il cancello che segna il limite tra il giardino e la strada è Luna, una cagnolona di otto anni, ad accogliere chi entra, scodinzolando bonariamente.
Subito dopo arriva Lorenzo che sfodera un bel sorriso ed una stretta di mano accogliente, mentre dice: «Prego, entra». 

Ed eccolo lì, il resto della famiglia, accomodato sui due grandi divani del salotto separato dal giardino da una porta a vetri.
Incontro i Gusmini una sera dopo cena. 

Lo scopo è quello di farmi raccontare qualche dettaglio in più su Volerevolare, una onlus nata nel 2012 che ha sede a Correggio, proprio a casa di Marusca e Lorenzo, e che rappresenta una rete di famiglie affidatarie o, semplicemente, sensibili ai disagi dell’infanzia. 

Definire l’abitazione bianca con le finestre blu “casa-famiglia” è riduttivo perché, oltre al fatto che sono sposati da ventiquattro anni, Marusca e Lorenzo hanno cinque figli nati dalla loro unione, due adottati e quattro in affido, e in questo luogo vengono messi in pratica i concetti di famiglia, di genitorialità, di coppia e di accoglienza. 

«La prima esperienza di accoglienza che abbiamo fatto -racconta Marusca- è stata quella di Paolo, nel 1997.
Avevamo già tre figli ed il suo arrivo ha comportato la messa alla prova di tutto ciò che fino ad allora avevamo costruito e sperimentato come coppia».
Paolo è un ragazzo disabile che, quando è stato adottato da Marusca e Lorenzo, aveva sette anni. «Entrambi eravamo convinti della scelta che stavamo facendo, ovvero di aprirci, come coppia, ai bisogni dei bambini. L’adozione di Paolo è stata la più difficile, dal punto di vista umano.
La sua presenza però ci ha dato la possibilità di verificare la stabilità del nostro legame e di arricchirlo grazie a tutte le situazioni nuove che si venivano man mano a creare e con le quali ci siamo dovuti misurare». 

Qualche anno dopo sono arrivati altri due figli e si è concretizzata l’adozione di un ragazzo lituano che oggi è già un adulto ed ha una vita pienamente autonoma. 

«Il suo arrivo -prosegue Marusca- ha portato in famiglia altre novità, altre difficoltà ed un ulteriore momento di prova per me e Lorenzo». Allo stesso tempo nuove famiglie che avevano fatto lo stesso percorso dei Gusmini o si apprestavano a farlo, si erano messe in contatto con loro, arrivando a costituire una rete di coppie disponibili ad accogliere bambini ed adolescenti che si trovassero in situazione di disagio.
Pian piano, esperienza dopo esperienza, la scelta di vita della famiglia Gusmini ed anche quella delle altre famiglie affidatarie ha preso una forma più concreta grazie all’elaborazione di iniziative più strutturate. 

Attualmente sono tre i progetti sostenuti dall’associazione: FaVola, una comunità diurna per minori che è luogo di aggregazione, amicizia, crescita e cura, Frate Sole Sora Luna, una casa per coppie e famiglie a Fanano, in cui poter affrontare percorsi spirituali e di formazione e infine Progetto Farfalle, con attività di svago organizzate grazie all’aiuto ed al coinvolgimento dei volontari, delle scuole e di altre associazioni come la Croce Rossa di Correggio. 

Nella casa di via Fazzano hanno aperto una comunità famigliare, Il nido dei piccoli.

«Inizialmente abbiamo concentrato la nostra attenzione sui più piccoli ma, col tempo, abbiamo notato che la maggiore richiesta di aiuto veniva, invece, dagli adolescenti.
Un lavoro ed un modo di rapportarsi completamente diversi.
Perché gli adolescenti, con il loro modo di fare provocatorio, non chiedono altro che ascolto ed attenzione.
Da parte dell’adulto devono esserci, quindi, comprensione ma anche fermezza e coerenza.
Servono regole chiare e buoni esempi cui fare riferimento.
Ci vuole una grande costanza e molta, molta ironia». 

Ad esempio, nella loro abitazione sono stati recentemente accolti alcuni ragazzi puniti con la sospensione da scuola, per venire coinvolti in tante attività utili all’economia della famiglia e della comunità locale. «Abbiamo preparato insieme i cappelletti -racconta Marusca- abbiamo dato una mano alla Croce Rossa, pulendo la sede di viale Vittorio Veneto e le ambulanze.

Li abbiamo coinvolti nella coltivazione delle piante da frutto e dell’orto che abbiamo intorno a casa perché abbiamo notato che dare loro il compito di prendersi cura di un essere vivente li responsabilizza». 

I coniugi Gusmini si occupano a tempo pieno dei loro ragazzi, figli ed ospiti. «La nostra è un’esperienza di famiglia -sottolineano-. I ragazzi hanno bisogno di qualcuno che li guidi e per fare ciò al meglio delle nostre possibilità, abbiamo lasciato i nostri rispettivi lavori.
Abbiamo speso la nostra vita per i figli a scapito di tante cose materiali.
È una scelta che può essere o meno condivisa.

Il risultato è che tutti i nostri figli sono impegnati in attività di volontariato, come a significare che dal bene nasce il bene».

I figli di Marusca e Lorenzo sono parte attiva nella scelta di vita dei genitori. «Hanno reagito a fasi alterne. Qualcuno è nato dentro a questa famiglia allargata, qualcun altro si è posto subito con spirito positivo, altri hanno avuto fasi alterne di adesione e rifiuto. 

Ci hanno fatto e continuano a farci molte domande. Pensiamo che il segreto dell’armonia e della convivenza in una famiglia come la nostra sia la solidità della coppia e la chiarezza dei ruoli che si ricoprono.
Se i genitori costituiscono una base solida, i figli lo percepiscono e ne sono rassicurati». 

A fine serata tutti rientrano e si preparano per la notte. I più grandi aiutano i più piccoli se hanno bisogno, altrimenti tutti hanno gli strumenti e le istruzioni per organizzasi da soli. Prima di andare a dormire si preparano il tavolo da pranzo e la cucina per la colazione del giorno dopo: se non si rispettano, tempi, orari e modi, una famiglia così numerosa rischia di perdersi nel caos generale.

«Per fortuna ci sono anche alcuni volontari che danno una mano. Ognuno contribuisce come può.
La presenza dei volontari è positiva anche perché ci aiuta a diffondere la notizia della nostra presenza a Correggio e fa sì che non siamo considerati dei diversi, un po’ perché siamo originari di Bergamo, un po’ perché siamo un gruppo piuttosto numeroso quando si sposta.
Dalla nostra esperienza di vita possiamo comunque trarre questo insegnamento: non bisogna aver paura, l’apertura nei confronti di chi è anche molto diverso da noi non può che essere positiva. L’incontro tra persone differenti fa crescere». 

Proprio quello che è successo al Gatto ed alla Gabbianella di Luis Sepulveda, che non a caso sono stati scelti come simbolo di Volerevolare. 

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