Voglia di mondo

Una classe del convitto all'Expo per farsi un'idea

Sono andato all’Expo perché ero curioso. E anche i miei studenti. Tutti ne parlano, andiamo a vederlo, dai. Così dopo gli amici ti chiedono «allora com’è questo Expo di cui tutti parlano?» e tu puoi rispondere e tenere banco e fare il fenomeno. Puoi anche scrivere un articolo. Infatti, eccolo qua.

 

Com’è l’Expo? Allora: è bello. Se siete in dubbio, andateci. Se state organizzando una gita con la vostra classe, il vostro ufficio, la vostra crew, la vostra famiglia o il Grest, un consiglio: partite presto.

Così evitate due tipi di file: l’Epica Fila per il Biglietto e le Letali File del Pomeriggio.

 

L’Epica Fila per il Biglietto si snoda su un sentierino con strisce di erbetta a fianco, dove trovi chioschi a prezzi gonfiati, ricordini a prezzi gonfiati e Svegliatevi gratis. Per evitarla, ipotizzerei di essere a Milano fra le 8 e le 9 a.m.

Le Letali File del Pomeriggio invece cominciano verso le 2 p.m. davanti a tutti i Padiglioni con la Fila. Dove di mattina entri in 5 minuti, al pomeriggio entri in mezzora: sono arrivati tutti i pullman, le scolaresche di mezza Italia hanno superato l’Epica Fila (e infatti i dati ufficiali dicono che la parola più pronunciata all’Expo è: prof), incominciano le prime sonnolenze postprandiali e si diventa scorbutici con la maestra di Caserta della Magna Grecia che vuole passare prima di te anche se lo sa benissimo che è arrivata dopo, signora, che esempio dà? Va bene, questa è l’Italia, bellezza.

 

Quindi l’Expo è bello. Sì. E i padiglioni? Anche. Dipende.

I Padiglioni si dividono grossomodo in due categorie: i Padiglioni con la Fila e i Padiglioni senza Fila. Hanno pro e contro.

 

I Padiglioni con la Fila propongono scenette, video, simpatie a numero chiuso, per cui si entra scaglionati (nel pomeriggio, cambia la prima a con o). Sono quindi coinvolgenti, anche se non sempre bellissimi. Usa, Germania e Kazakistan, ad esempio, sono pensati in modo simile: interattivi, coinvolgenti, educativi. Gli americani sono lì solo a far presenza, vergogna.

I tedeschi bravi e tutto, per carità, ma partendo da un concept simile ai kazaki, il padiglione del Kazakistan gli dà 7 a 1. Esci dal Kazakistan con tutti i sensi rimescolati, sarà per il latte di cavalla che ti offrono, sarà per il cinema 4D – che il plebiscito della prima L ha decretato il Padiglione più Figo.

I Padiglioni senza Fila risultano, se vogliamo, meno spettacolari, ma, appunto, non c’è fila. Turkmenistan, Iran ed Estonia, ad esempio, hanno il padiglione ad ingresso libero.

Il Turkmenistan propone tappeti, altri tappeti e cimeli dei nomadi della steppa (fra cui tappeti); l’Iran propone campi di rosmarino con dentro altri campi di rosmarino e sotto un ristorante a base di pistacchi, limonata e rosmarino; l’Estonia invece ha un bel padiglione di tronchi che ti fa venir voglia di andare in Estonia (al di là delle hostess estoni che ti illustrano se stesse, il monopattino estone, l’altalena estone, la bicicletta estone).

Ecco, se ti fa venir voglia di andarci, secondo me il padiglione funziona. Tipo quello dell’Ecuador, con stantuffi al profumo dei prodotti tipici: bene la rosa, bene il cacao, bene anche la banana… ma il tonno, vabbè, la puzza di pesce potevate anche non mettercela, amici ecuadoriani.

E oltre ai Padiglioni? Oh, oltre ai Padiglioni c’è tutto un andirivieni di cose un po’ interessanti e un po’ buffe.

Il clima è quello di un Gardaland composto, un luna park non poco tamarro, di una festa di paese dei Lego.

Ci sono gli omini travestiti da chicco di cacao o da pomodoro, la parata di RaiYoYo, i giochi per bambini, i costumi tipici, tutto un wow di qua e un wow di là, ma senza la caciara da sagra del cicciolo.

Anche perché di assaggi non se ne vedono. Acqua gratis liscia e frizzante a garganella finché se ne vuole, ma di spiluccare… scordatevelo. Non è una sagra, appunto. E neanche una fiera.

È un’Expo, un’enorme vetrinona mondiale. Il tema sarà anche il cibo, ma mangiare non è automatico (come del resto nell’80% del mondo, ah ah – riso amaro). Praticamente tutti i padiglioni sono muniti di ristorante tipico, ma se volete spendere meno andare sul nostrano, troverete pizza per i vostri denti nei bar incastrati fra un padiglione e l’altro, con tanto di aiuola che si può calpestare.

 

Sì, perché Esposito Di Milano è un signore accogliente e confortevole: ad esempio, il Decumano, la liscona del pescione che l’Expo sembra sulla mappa, è tutto ombreggiato da belle vele che fanno passare la luce ma non il caldo (né la pioggia). Inoltre a noi non è cascato niente in testa, e i terroristi hanno deciso di farlo esplodere un altro giorno: forse quello in cui ci tornerò.

 

E qui scatta la terza categoria di Padiglioni: i Padiglioni di Cui si Parla un Gran Bene che Avresti Voluto Vedere ma agli Studenti è venuto un Attacco di Culopesismo non c’era Tempo. Ad esempio pare che in Brasile ci si arrampichi su una rete, che Israele sappia vendersi molto bene tanto che alla fine del padiglione puoi richiedere la cittadinanza, oppure che in quello della Santa Sede ci sia una tavola interattiva che funziona solo se dici un’AveMaria ti avvicini (posta sotto all’Ultima Cena del Tintoretto, o all’arazzo dell’Eucarestia di Rubens – buttali via).

Perché una leggenda metropolitana dice che “per vedere tutto l’Expo ci vogliono almeno due o tre giorni”.

Ed è vero.

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