Villa Sinigaglia torna a vivere

Uno scrigno di bellezze donato al Ceis e recuperato da Artemente

Dal maggio scorso, il già nutrito patrimonio di beni culturali della città si arricchisce di un nuovo pezzo unico. È stata recuperata ed è eccezionalmente aperta al pubblico villa Sinigaglia-Della Valle, una delle più antiche dimore di epoca ottocentesca del foraneo correggese, situata in via XX Settembre nel villaggio artigiano di Correggio.

Sono stati necessari due anni di intenso lavoro compiuto dai volontari dell’associazione ArteMente, per ripulire, ripristinare e rendere fruibile la villa ed il suo giardino dopo venti anni di oblio e trascuratezza. Un abbandono tanto lungo da far perdere perfino la memoria di questa esistenza.
L’opera di recupero è stata condotta in collaborazione con il Ceis di Reggio Emilia che oggi è il legittimo proprietario del complesso per averlo ricevuto in dono dagli ultimi eredi della famiglia, i Della Valle di Modena.

L’associazione di don Dossetti l’ha generosamente messo a disposizione della comunità affinché, attraverso le attività culturali che vi si promuovono, possa essere apprezzato e valorizzato come merita e quindi salvato dal lento disfacimento a cui era destinato.

Certo, la villa rimane tutt’ora soffocata dalla morsa cementizia degli edifici civili e industriali che ne hanno pregiudicato l’originaria identità di residenza di campagna, scopo primigenio della sua edificazione.

Una condizione che ne compromette parzialmente la leggibilità, ma lascia intatta la sua importanza di dimora signorile.

Il suo pregio consiste nella trama generosamente esibita di valori estetici e storici.
I primi risiedono negli apparati decorativi degli interni (in parte coevi, in parte in un grazioso stile liberty) e nell’architettura neoclassica dell’edificio, sobria ma elegante, impreziosita da alcuni elementi distintivi tra cui l’ingresso colonnato e la torretta belvedere.
L’aspetto di maggiore interesse della villa è costituito senza dubbio dal suo essere chiara testimonianza del passato -memoria di un’epoca e di una famiglia- e di potercelo raccontare attraverso le sue piccole grandi bellezze, i suoi arredi d’epoca, gli oggetti curiosi e misteriosi, alcuni davvero rari.

Il più significativo di tutti è la lapide in marmo collocata sulla parete est dell’edificio, su cui è incisa un’epigrafe assai singolare.

Un esempio che non trova riscontri in ambito reggiano e forse emiliano-romagnolo.
Da qui apprendiamo che la villa fu realizzata nel 1841 per volere di Guglielmo Sinigaglia, esponente di spicco di una delle famiglie più antiche ed influenti dell’ebraismo correggese.  L’eccezionalità dell’opera realizzata dal Sinigaglia si comprende considerando che, all’epoca, gli ebrei dello Stato Estense erano ancora una minoranza discriminata a cui era proibito, tra l’altro, il possesso di immobili.
Guglielmo Sinigaglia sfidò le convenzioni e investì il suo patrimonio nel possesso fondiario, dimostrando così la sua identità di ebreo borghese, il suo essere parte della comunità e come tale, perfettamente inserito nel suo tessuto socio-economico.
L’epigrafe rivela inoltre l’esistenza di un complesso colonico che sorgeva a fianco della villa, prezioso esempio di architettura rurale ottocentesca, malauguratamente demolito alla metà degli anni Novanta. L’importanza che la villa ha rivestito nei suoi due secoli di vita è attestata anche dalle numerose relazioni con artisti di fama.
A partire dal modenese Adeodato Malatesta a cui le memorie familiari assegnano l’affresco nella camera padronale, l’ambiente più suggestivo della villa.
Qui dimorò anche lo scultore Vincenzo Vela, impegnato nei lavori preparatori per la realizzazione della statua di Antonio Allegri, mentre Carmelina Adani scelse villa Sinigaglia come soggetto per una serie di acquerelli.
Infine rimangono celeberrime le foto che Gildaldo Bassi scattò dalla torretta della villa e che ritraggono i panorami di Correggio vista da sud.

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