Vacciniamo in ambulatorio, in sicurezza

I medici di base hanno iniziato con il personale scolastico

“La medicina generale non poteva restare fuori dalla campagna vaccinale”. Il dottor Nemesio Gherpelli è molto chiaro e risponde così alle diverse opinioni intorno all’impegno dei medici di famiglia nella vaccinazione contro il Covid. Gherpelli è il Referente dei Medici di Base del Distretto. Si tratta di 35 professionisti che mediamente seguono circa da 1000 a 1500 assistiti ciascuno. Fin dall’inizio della pandemia sono in trincea ed alcuni di loro, nonostante tutte le precauzioni, si sono infettati, fortunatamente senza gravi conseguenze.

Quando si è prospettata la possibilità della loro partecipazione diretta alla vaccinazione contro il Covid-19, la prima preoccupazione, condivisa, è stata quella di poter vaccinare in sicurezza  (sicurezza clinica per gli assistiti, ma anche per gli stessi medici). La seconda è stata quella di riuscire a fare la vaccinazione senza compromettere l’attività ambulatoriale già molto intensa.

«Ma essere esclusi – precisa il dottor Gherpelli – avrebbe significato per noi medici del territorio perdere il contatto con i cittadini. Si tenga presente che diversi medici di base, e anch’io tra loro, partecipano alla campagna vaccinale anche per i pazienti assistiti a domicilio, pazienti per lo più pluripatologici e fragili. Insomma, al di là del fatto meramente prestazionale, un nostro coinvolgimento attivo è importante anche a livello di immagine e di sensibilizzazione della popolazione».

 

Per i medici di base il battesimo della vaccinazione contro il Covid-19 è avvenuto con il personale scolastico, a partire dal 25 febbraio scorso.

Ogni medico aveva in media tra i 20 e i 30 pazienti da vaccinare. La categoria ha risposto bene, la maggior parte dei vaccinandi si è presentata, anche dopo la sospensione di qualche giorno del siero di AstraZeneca. Qualche problema organizzativo non è mancato, soprattutto per i medici che non hanno personale di segreteria. Ora si guarda al possibile impegno futuro: «Se pensiamo al nostro impegno nella vaccinazione di massa che inizierà nelle prossime settimane, la prima cosa che viene in mente è che dovremo trovare delle modalità particolari, visto che si potrebbe trattare di numeri molto maggiori e che molte sale d’attesa dei nostri ambulatori sono poco capienti. Con l’aiuto dell’AUSL troveremo sicuramente la modalità più adatta, che ci consenta da una parte di vaccinare in sicurezza e dall’altra di operare senza stravolgere la normale attività ambulatoriale». Il dottor Gherpelli non si sottrae ad una domanda personale: cosa è rimasto nella sua mente di questo anno di pandemia? «La nostra professione ci porta ad essere a stretto contatto con la sofferenza delle persone (conosciamo ogni nostro paziente, nelle sue caratteristiche psicologiche e anche nelle possibilità di sostegno o meno da parte dei familiari). Professionalmente mi ha toccato molto la morte di due miei assistiti ad inizio pandemia. Ambedue cardiopatici, ma ancora in condizioni generali buone. Questo mi ha colpito molto, il perderli così rapidamente».

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