Upcycle è un ex garage trasformato in spazio per coworking, bar, ristorante e piccola officina, ma soprattutto è un luogo dove la bicicletta regna sovrana. Si trova a Milano, vicino al Politecnico, è stato aperto circa 7 anni fa da alcuni amici appassionati ciclisti, tra i quali la nostra concittadina Barbara Bonori.
Prima di addentrarci nei particolari un breve ritratto professionale di Barbara è d’obbligo: laureata in ingegneria ambientale, vive a Milano da oltre vent’anni, è consulente in materia di gestione dei rifiuti e collabora a progetti di ricerca e sviluppo per la filiera del riciclo e dello sviluppo sostenibile; appassionata praticante delle due ruote a tutto tondo, di scuola Pol.Correggio (allevata da Tiziano, Abelardo, Francesco), impegnata nella divulgazione e uso della bicicletta a 360 gradi, ha partecipato a svariate Gran Fondo, per ultima la famosa “Eroica” in Toscana, che si snoda per parecchi km su strade non asfaltate. È attualmente la voce del Trocia Beach, famoso torneo benefico di beach volley. Nella vita quotidiana oltre a lavorare in azienda è socia fondatrice di Upcycle per il quale organizza eventi, convegni, pedalate. Espletati i convenevoli di rito veniamo al punto: cos’è Upcycle?
«Si tratta di un progetto per amanti della bicicletta, dove si mangia, si studia, si fanno piccole riparazioni e si “lavora insieme” (il Coworking); teniamo anche molte riunioni sulla mobilità sostenibile. Tutto è cominciato durante le scampagnate su due ruote con amici nel nord Europa, dove la bicicletta è mezzo di locomozione primario: lì ci siamo imbattuti in locali che offrivano servizi specializzati per ciclisti, come una piccola officina con angolo ristoro e caffetteria. Ci sono sembrati tanto funzionali quanto impersonali: erano un po’ freddi, alla nordica appunto. Noi avevamo un sogno diverso, più caloroso e all’italiana.
Potendo usufruire di un locale spazioso in Milano, insieme ad altri compagni di pedalate abbiamo messo in pratica il nostro sogno. Parole d’ordine: sviluppo sostenibile, incentivo all’uso della bicicletta, educazione e rispetto delle regole stradali. Volevamo un locale che abbinasse un mezzo antico ai bisogni dei giorni nostri: ristorazione, postazioni internet, eventi culturali “bici-centrici”». Il tutto coniugato all’insegna dell’ecologia, essendo il locale anche “plastic-free” (senza uso di plastica); Barbara sottolinea l’assonanza del nome Upcycle col termine inglese recycle, che indica il riciclo dei rifiuti.
Forte di una forza lavoro giovane e numerosa (14, per la precisione) è aperto 7 giorni su 7 dall’alba al tramonto e sta avendo un notevole successo.
Più che un locale, Barbara lo percepisce come un progetto, un’esperienza specifica, per ora difficilmente replicabile come franchising: tante concomitanze favorevoli, come la vicinanza del Politecnico, ne hanno sancito il riscontro così positivo. La possibilità di discutere tempestivamente problematiche tipiche delle grandi città come la mobilità casa-lavoro o le nuove professioni su due ruote come i rider, coinvolgendo soggetti istituzionali e privati in un contesto all’avanguardia, rende Upcycle un’esperienza unica nel nostro Paese.
Ringraziando Barbara per la cortesia, con la promessa di tenerci informati sulle iniziative culturali-eco-ciclistiche che metterà in cantiere prossimamente nel suo locale, le diamo appuntamento “costringendola” a un futuro reportage come inviata di Primo Piano alla prossima “Eroica”.