Una vocazione tenace come il marmo

Un ricordo dell’artista correggese Carmela Adani

Le ore tredici di un qualunque martedì, sono entrato al liceo Corso per rivedere alcuni gessi di Carmela Adani.
«Come ha detto che si chiama questo corridoio?»
«Gipsoteca, teca dei gessi»
«Ah, ecco, si impara sempre qualcosa» mi dice la ragazza in portineria, che non conosce la nostra scultrice, ma ascolta con grande interesse una storia di più di cinquant’anni fa.

La nostra artista più importante del novecento
Carmela Adani (Modena 1899-Correggio 1965) è la nostra artista più importante del Novecento. Pietro Annigoni, che l’ha avuta collega all’Accademia fiorentina del maestro Giuseppe Graziosi, la ricordava così: «Era sempre col fuoco del suo entusiasmo, che ardeva dentro ad un involucro di modestia e timidezza».
Figlia di muratori e scalpellini che lavorarono anche al restauro della Ghirlandina, seppe trasformare gli stimoli dell’ambiente familiare in arte, padroneggiando con intelligenza e sensibilità la materia: terra, gesso, pietra, marmo, rame, con le sue mani apparentemente fragili, ma dotate di forza, sicurezza, abilità.

Soltanto una natura femminile
Forse soltanto una natura femminile, che ha dedicato tutta l’esistenza al lavoro e all’arte, poteva trasfondere in tante opere una grazia, un’efficacia, vorremmo dire un’anima, così convincenti.

Don Giulio Righi, nostro prof. di disegno in seminario nei primi anni sessanta, ci indicava spesso le opere dell’Adani: dal busto del vescovo Brettoni nel Duomo di Reggio Emilia alla statua monumentale del Sacro Cuore della Baragalla; dall’episodio di Canossa scolpito nel marmo nella chiesa di Regina Pacis all’ancona marmorea con colonnine di onice dai capitelli intarsiati, che incornicia la Madonna che allatta il Bambino nella chiesetta dell’eremo di Bismantova.

 

La basilica di San Quirino e Michele
La basilica di San Quirino e Michele racchiude numerosi capolavori della nostra; basti ricordare la cappella del Santissimo Sacramento, con il bell’altare, monumentale ciborio e paliotto della Lavanda dei piedi o il trittico marmoreo in cripta raffigurante San Quirino e i santi Michele, Raffaele e Tobiolo del 1942, su fondo a tessere dorate.
O ancora la cappella absidale destra, rifatta dall’Adani e arricchita con una bellissima statua in marmo del Sacro Cuore.
Ma l’elenco di tutte le opere di Carmela non potrebbe essere contenuto nelle pagine del nostro mensile, poiché si dedicava con uguale impegno alle grandi opere come alle piccole opere funerarie: vivissimi ritratti, arredi sacri, portaceri, fioriere.
Realizzò anche parecchie opere di ispirazione “canusina”, arrivando a disegnare gli abiti del primo corteo matildico del 1955.
Quando passo davanti alla chiesa dei Cappuccini di Reggio Emilia, alzo gli occhi per salutare dentro una nicchia una statua in marmo raffigurante l’Immacolata.
Diceva un vescovo: «Davanti ad una Madonna dell’Adani è impossibile non pregare».
La sua è stata una vocazione assoluta, dedicata allo studio e alla realizzazione del vero e del bello; una donna sensibile, preparata, potente…di marmo.

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