
C’è sempre un momento nella vita, un evento, un incontro, un attimo che rende tutto più limpido, che ci permette di dare un nome alle cose, che ci obbliga a fare ordine, ci libera dalla quotidianità per darci un respiro più ampio.
Per il Dottor Mauro Gozzi, correggese, classe 1957, medico psichiatra, consulente per l’Ospedale Psichiatrico di Reggio Emilia e scrittore, uno di quei momenti è il 5 novembre del 2002 quando, a causa di una dissezione aortica diagnosticata qualche anno prima, deve affrontare un delicatissimo intervento.
Dall’incontro con la morte, nel quale ti scopri «così tanto attaccato alla vita», ha origine il libro Dieci sedute di psicoterapia individuale breve, edito dal Centro Culturale Lucio Lombardo Radice.
Il libro, che può essere considerato una raccolta di racconti, scritti in un tempo lungo, ma soprattutto nei mesi successivi all’intervento, rappresenta una vera e propria seduta di psicoterapia individuale breve. Il paziente? Come lui stesso si definisce: un vecchio medico psichiatra, l’autore. E il terapeuta? Ovviamente il lettore… che potrà dilettarsi alla ricerca di falsi ricordi, trasposizioni temporali, analisi delle fotografie (nessuna delle quali scelta a caso) ma anche solo godersi i racconti, scritti da una penna acuta e autoironica, nei quali sono presenti passaggi ricchi di cultura, curiosità, e naturalmente di Correggio.
In ogni pagina troviamo un po’ del nostro Principato, i suoi personaggi più illustri e conosciuti anche dalla cronaca nera, e le sue Istituzioni: le scuole, le colonie, le squadre di calcio…
Dieci capitoli per dieci sedute di psicoterapia, ognuno dei quali rappresenta un evento significativo nella vita dello scrittore o un periodo della vita.
Il primo capitolo, a mio parere il più bello di tutti, rappresenta l’incontro con la morte e lo sguardo che getta sulla vita. Il secondo potrei definirlo quello delle perversioni… perché un professionista sceglie di fare il criminologo e per 22 anni il consulente dell’ospedale psichiatrico giudiziario? Il terzo racconto è dedicato all’arte e all’imitazione, nel quale si narrano anche le gesta di un simpatico artista correggese.
Nel successivo, il mio preferito, si racconta del delicato periodo post-separazione dalla prima moglie e gli anni del lavoro fuori da Correggio.
Umbria Jazz 1976 è ambientato negli anni settanta, è il periodo delle scelte, dell’avvicinamento al mondo degli adulti, è il capitolo della gioia e della maturità e dove prendono definitivamente forma la colonna sonora e i testi cardine della vita dell’autore.
Il sesto capitolo è il periodo delle scuole medie, dell’importanza della razionalità, l’incontro con professori che volevano trasmettere sapere e non nozioni, che volevano accompagnare i bambini per farli diventare cittadini.
Il racconto seguente, intitolato Il Maestro, è riconducibile alla scuola elementare; lo definirei il capitolo della latenza, ricco di teneri e simpatici ricordi d’infanzia.
Con l’ottavo capitolo si incontrano il primo amore, Rubis (dopo la Seconda Guerra Mondiale, era usanza dare ai figli un nome che non avesse corrispondenza con un Santo o una Santa, per dichiarare apertamente la propria avversione alla Chiesa), ragazzina della colonia estiva, e le figurine Panini.
Il nono capitolo parla dell’altro amore, quello che sarà per sempre: il Rock’n’roll; e infine l’epilogo e l’oggi con una illuminante traduzione di Bird on a wire (uccello su di un filo) di Leonard Cohen.
C’è tanta vita in questi racconti, tanti ricordi veri e finti, mescolati, tante passioni, personaggi e relazioni. Se amate la leggerezza nella lettura e nella vita, che non significa inconsistenza, ma capacità di dare il giusto peso alle cose e se vi piace vivere per qualche ora le vite degli altri, questo è il libro giusto per voi. E, perché no, potrebbe anche diventare un bel regalo di Natale. Anche perché il ricavato sarà interamente destinato alla Onlus Sostegno e zucchero, associazione dei familiari dei pazienti psichiatrici del Distretto di Correggio.