Una vendemmia in chiaroscuro

La vendemmia 2020 sarà ricordata come un’annata fortemente condizionata dal prolungato periodo inverno-primaverile, particolarmente siccitoso. In special modo nel territorio correggese ciò ha determinato un generalizzato germogliamento ed allegagione anomala, con formazione di grappoli spargoli, vale a dire poco compatti e con un minore numero di acini rispetto alla norma, oltre che di una forte acinellatura, che consiste nella presenza di piccoli acini verdi che non giungeranno mai a maturazione. Poi, quando i giochi produttivi erano già definiti, le piogge sono arrivate, regolari e sufficienti tanto da rendere l’annata favorevole alla coltura, almeno da questo punto di vista. Meno positivo invece è stato il periodo prossimo alla maturazione, con un’insistenza di temperature elevate che ha impresso una forte accelerazione al completamento della maturazione dei grappoli. Non da ultimo, è certamente il caso di sottolineare che la coltura è stata decisamente più soddisfacente dal punto di vista qualitativo, con grappoli perfettamente sani e parametri organolettici ed enologici interessanti. Il risultato produttivo per il nostro territorio, il più importante polo viticolo di tutta la provincia, è stato un calo quantitativo della produzione rispetto a quella dell’annata precedente, che era perfettamente nella media, del 20/25%. I dati definitivi delle produzioni non sono ancora ufficiali, ma la varietà che ha pagato le peggiori conseguenze produttive è stata l’Ancellotta, la tipologia più coltivata in zona e destinata alla produzione del nostro noto ed invidiato “Rossissimo”.

Meno rilevante, ma tuttavia evidente, anche la riduzione produttiva ponderale dei Lambruschi, peraltro protagonisti di una rapidissima maturazione: questa vendemmia, infatti, ha visto una considerevole riduzione del divario temporale che normalmente separa il loro periodo di raccolta da quello dell’uva da Rossissimo. Un fenomeno singolare che i tecnici hanno già battezzato “traspirazione baby”, ovvero traspirazioni diurne eccessive provocate dal caldo e mai compensate dalla reidratazione notturna proveniente dalle rugiade, che sono sempre state assenti.

Le nuove forme d’allevamento meccanizzabili, meno ombreggiate rispetto a quelle storiche del passato, sono penalizzate e sicuramente da perfezionare nella tecnica di gestione estiva della chioma, soprattutto in presenza di climi particolarmente soleggiati come quelli degli ultimi anni. La meccanizzazione della vendemmia, tuttavia, è la soluzione che ancora una volta ha permesso di raccogliere le uve al momento ideale di maturazione, valorizzandone al meglio la qualità. Grazie alla sua forte diffusione si possono conferire alle cantine grandi quantitativi di prodotto in tempi brevi, assecondando l’anticipo di maturazione che, al contrario, non sarebbe stato possibile affrontare in condizioni di vendemmia manuale: la raccolta tradizionale è praticamente scomparsa nel correggese, rappresentando ormai il solo 10% della produzione di uva.[/vc_column_text][vc_empty_space height=”30px”][vc_column_text css=”.vc_custom_1601557035258{padding-top: 30px !important;padding-right: 30px !important;padding-bottom: 30px !important;padding-left: 30px !important;background-color: #f9c495 !important;}”]L’intero territorio del Comune di Correggio fa della nostra cittadina il più importante comune viticolo di tutta la provincia: con i suoi 1.900 ettari di vigneto specializzato produce il 23% dell’uva reggiana. I tre centri di pigiatura presenti su questa area, Riunite&Civ, Nuova Fosdondo e Prato, fanno capo a due cantine cooperative (la stessa Riunite&Civ ed Emilia Wine) e da soli lavorano oltre un quarto della produzione enologica provinciale.[/vc_column_text][vc_empty_space height=”30px”][vc_column_text]

Claudio Corradi

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