I 17 componenti del Gruppo di lettura “Punto Sud”, nell’incontro del 16 febbraio, si sono trovati di fronte ad un serio problema.
Dare una valutazione complessiva del libro “Il mestiere di uomo” di Umberto Veronesi.
Il dibattito è stato appassionato, si sono affrontati temi come: laicità, l’esistenza di Dio, la buona morte, i nuovi sistemi di cura, tra i quali l’impiego della “medicina libro”.
La nota che segue è il risultato e l’approfondimento del dibattito che si è svolto quella sera.
Un libro non allunga la vita ma la può certamente migliorare.
La lettura, infatti, consente a chi la pratica di aprirsi a spazi mentali e di conoscenza fino a quel momento mai raggiunti.
La biblioterapia è divenuta oggi un vasto movimento di opinione, che si prefigge di difendere e valorizzare attivamente il libro, ritenendo lo stesso un supporto importante per la crescita e la formazione sia personale che della società.
La biblioterapia indicata anche come “book therapy” ha avito inizio negli Stati Uniti, diffondendosi da subito in Inghilterra.
In Italia si sta affermando da non molto, coinvolgendo un po’ tutti, bambini, adolescenti e adulti, offrendosi come fonte di spunti di crescita, di educazione e di formazione culturale.
Sono molti gli studi, condotti con gruppi di controllo, i quali ne attestano la validità, specialmente per quanto riguarda i disturbi d’ansia e di depressione di lieve e media entità.
Le applicazioni nei disturbi del comportamento alimentare, nei disturbi di personalità e di altri disagi psichici, anche correlati a patologie più serie come quelle psichiatriche e oncologiche, adottate in ambito ospedaliero e residenziale, hanno evidenziato una chiara azione positiva non solo nei riguardi degli afflitti, ma anche degli operatori presenti.
Programmi individuali e di gruppo sono stati messi in atto nel carcere “Opera” di Milano, in presenza e a supporto di psicologi ed educatori, perseguendo la finalità di ricostruire le proprie identità in un contesto di relazioni sociali.
Il concetto di salute, così come enunciato dall’ Organizzazione della Sanità, deve essere inteso come un vivo equilibrio degli aspetti fisici, psicologici e sociali.
In tale contesto, quindi, la biblioterapia viene collocata esattamente nel contesto del concetto di salute, anche se al di fuori di una qualsivoglia patologia fisica o psichica.
Un buon libro è in grado di dotare il lettore di una maturazione sia psicologica che culturale, di offrire risorse mentali in momenti della vita difficili, di aiutare ad abbattere tabù e pregiudizi, di allargare i propri orizzonti, portando a considerare la vita sotto diversi e alternativi punti di vista, da approfondire e condividere con i familiari e gli amici.
Anche un romanzo, scelto assieme al terapeuta, che presenti specifiche pagine “curative”, può fornire precisi stimoli, ricavati dai personaggi della vicenda narrata, nei quali si possono individuare analogie e richiami con la propria storia personale, in grado, quindi, di evocare nuove emozioni e riflessioni, che vengono analizzate e rielaborate nel contesto di un percorso che porta verso la guarigione. Organizzare le feste per i bambini in libreria, sta divenendo un modo per dare al compleanno un valore decisamente speciale, con i librai che in un pomeriggio si trasformano in maghi, animatori, narratori e cantastorie, facendo capire anche ai più piccoli che leggere per diletto o per cura non passerà mai di moda e che il libro può diventare uno strumento prezioso nella fase adolescenziale, quando la propria identificazione si fa più vivida.
Immedesimandosi con il personaggio di un libro, l’adolescente sperimenta paure, emozioni e avventure e ancora, l’intrecciarsi delle relazioni con gli altri protagonisti del libro, può rappresentare l’occasione per costruire una propria identità, per stimolare la ricerca della propria complessità interiore, per sviluppare capacità di critica e di riflessione.
Leggete un buon libro, insomma, e ne guadagnerete in salute.