Una nuova aria di libertà

L’estate dei centri estivi per giovani e giovanissimi

Mai come per l’anno che ci siamo trovati ad affrontare, questa estate porta con sé un gran desiderio di libertà. Non solo per gli adulti, ma anche per i ragazzi e i più piccoli. I bambini hanno un grandissimo bisogno di socializzare e stare all’aria aperta, la loro crescita e il loro sviluppo ruotano intorno a queste possibilità e finalmente è arrivato il momento in cui possono riprenderle. Il contesto è quello dei centri estivi, che rappresentano il primo vero ritorno alla normalità per tante famiglie correggesi, e portano con sé un rinnovato benessere. L’offerta può essere divisa in due fasce: da un lato abbiamo le opportunità rivolte ai più piccoli, i bambini dai tre ai sei anni, dall’altro abbiamo i bambini e i ragazzi più grandi. Abbiamo pensato di dare uno sguardo alle diverse realtà che fanno parte del nostro territorio, per capire quali siano le differenze nella loro gestione rispetto agli anni scorsi, e quale sia il loro grande valore.

Iniziamo dall’offerta rivolta ai più piccoli. Quest’anno i centri estivi promossi dal Comune e rivolti ai bambini fino a sei anni sono due, e sono allestiti presso le scuole dell’infanzia Ghidoni a Mandriolo e la Collodi di Fosdondo. Lì, i bambini possono finalmente ritrovarsi e giocare all’aria aperta come non accadeva da mesi, anche se in una cornice regolata dai nuovi rigidi protocolli regionali. Ci siamo rivolti a Ilaria Mussini, coordinatrice pedagogica di questi centri estivi, che ha spiegato le novità rispetto agli anni scorsi: «I bambini sono divisi a piccoli gruppi di cinque e ciascun gruppo ha un insegnante specifico. È importante che i gruppi rimangano stabili, e che ciascun gruppo abbia degli spazi interni ed esterni riservati e specifici. È prevista una procedura di accoglienza, un triage, che consente di verificare le condizioni di salute dei bambini prima dell’accesso, e i genitori non possono entrare nel centro. All’interno, abbiamo un gran numero di insegnanti e educatori comunali, che lavorano nei centri con personale ausiliario e volontari civili». L’offerta riguarda sia il mattino che il pomeriggio: questa è una caratteristica che il comune di Correggio ha voluto mantenere, nonostante in altri comuni siano stati attivati solo centri mattutini.

Durante il giorno, già nelle prime due settimane le iscrizioni hanno contato ben settantuno bambini: numeri che necessitano di alcune strategie e accortezze particolari, come spiega la Mussini: «Siccome i gruppi di cinque bambini devono stare in spazi diversi, molti centri estivi hanno usato delle transenne o il nastro bianco e rosso per dividere le zone. Noi abbiamo fatto una scelta diversa: abbiamo delimitato gli spazi usando allestimenti naturali. È stata una scelta che ha comportato un maggiore lavoro in fase di preparazione, ma penso che questo permetta ai bambini di vivere un’esperienza di maggiore qualità, in cui non si vengano a trovare in uno spazio transennato. È importante che i bambini recuperino la libertà di stare all’aperto, e con questa anche i contatti con gli amici: la dimensione di gioco e di esplorazione caratterizza il modo di conoscere dei bambini di quest’età. Penso che la riapertura dei centri estivi rappresenti anche una ripresa della normalità: la quotidianità di una vita familiare include che i bambini frequentino questi spazi, facendo sì che si esca da una situazione che è stata di isolamento sia fisico che relazionale».

Per quanto riguarda invece l’offerta rivolta alle altre fasce d’età, ossia quelle dei bambini più grandi e dei ragazzi, abbiamo esplorato due centri estivi: quello che si svolge nella piscina comunale, chiamato Coopersplash, e quello promosso dalla comunità pastorale correggese. Incominciamo da Coopersplash, che ci è stato raccontato dalla responsabile dell’impianto, Maddalena Bizzarri, sottolineando le differenze con le scorse edizioni: «Quest’anno abbiamo dovuto rendere la nostra organizzazione meno flessibile, in linea con i protocolli e per garantire la sicurezza dei partecipanti e degli educatori. Gli scorsi anni davamo molta più flessibilità per venire incontro alle famiglie: i bambini potevano alternare le mezze giornate nel corso della settimana a seconda delle esigenze e potevano perfino iscriversi la mattina stessa. Ora non è più possibile e ciascuno deve scegliere le propria fascia oraria per tutta la settimana di frequenza. Questo metodo ci ha un po’ penalizzato togliendoci spazio di manovra, ma abbiamo comunque potuto mantenere un gran numero di attività, chiaramente dividendo i bambini in piccoli gruppi, in accordo con le nuove disposizioni. Offriamo lezioni di acquaticità per ampliare e sviluppare schemi motori di base, offrendo specifici esercizi in acqua; abbiamo un campo da calcetto e uno da beach volley, laboratori linguistici, di découpage, e altro ancora. I bambini hanno una gran voglia di uscire, abbandonare i pensieri e le preoccupazioni, di stare all’aperto e divertirsi».

Concludiamo il nostro viaggio tra i centri estivi con l’offerta dell’unità pastorale correggese. L’attività quest’anno si svolge in tre parrocchie: San Prospero, San Pietro e Fatima, che suddividono i bambini sulla base delle diverse fasce orarie e d’età. A raccontarci le caratteristiche di questa offerta è Samuele Goccini, responsabile delle attività a San Prospero: «Quest’anno abbiamo dovuto limitare notevolmente gli accessi: solitamente siamo abituati ad avere anche centocinquanta bambini nella sola parrocchia di San Prospero, mentre quest’anno ne abbiamo tra i trenta e i quaranta. Abbiamo però scelto di estendere il periodo tradizionale, che solitamente copre solo fino agli ultimi giorni di giugno. Quest’anno l’attività proseguirà invece fino alla fine di luglio: in questo modo vogliamo andare incontro alle famiglie e dare le stesse possibilità al maggior numero di persone. Pensiamo infatti che questo sia un servizio molto importante, per le famiglie e per gli stessi bambini, che hanno un gran bisogno di riacquisire le loro relazioni sociali. È importante che tornino a vedere gli amici e a giocare, e abbiamo anche cercato di ideare delle attività e dei giochi che riflettano sull’importanza di lavarsi le mani, di usare il gel igienizzante, di capire l’importanza di quei gesti che oggi sono da rispettare».

«La fortuna che abbiamo» sottolinea Goccini, «è che riusciamo a coinvolgere un gran numero di persone che, come volontari, ci aiutano nella gestione delle attività. Sono persone che non vengono pagate e aiutano il responsabile di ogni gruppo di bambini. Penso che questo sia proprio il nostro elemento vincente, avere il valore aggiunto di tante persone che svolgono un lavoro molto prezioso per tutta la comunità. Non penso che una realtà privata riuscirebbe a raccogliere un così gran numero di aiuti gratuiti».

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