Walter Veltroni non si risparmia e avvince i tanti presenti, presi da un religioso silenzio, con un racconto denso, ragionato, toccante.
È la serata di presentazione del suo romanzo “Ciao”, promossa dal nostro Circolo Primo Piano e da Telereggio al Centro Sociale 25 aprile. Veltroni è intervistato da Francesca Amadei, vicepresidente del Circolo e da Mattia Mariani, direttore dell’emittente reggiana.
«Ciao»: Walter immagina che lo dica Vittorio Veltroni, in una magica serata romana, sul pianerottolo di casa, sorprendendolo in procinto di infilare la chiave nella porta.
Da quel saluto, due sconosciuti provano a raccontarsi le loro vite: quella del papà, morto nel 1956 a soli 37 anni, e quella del figlio che resta orfano a un anno d’età e che oggi potrebbe essere lui padre del suo papà.
Con il padre ritrovato, Walter Veltroni rivede, in “Ciao”, l’Italia del passaggio dalla dittatura alla libertà, della ricostruzione, della gran voglia di farcela.
Il padre Vittorio, radiocronista e poi direttore del primo telegiornale, ne è un protagonista.
Storie, emozioni, riflessioni che a sprazzi fanno luce su come eravamo, cui la penna di Walter aggiunge delle postille, illuminanti, su come siamo oggi.
Così, tanto per far sapere a papà come sarebbe andata a finire quell’Italia entusiasta, che lui ha lasciato così giovane.
A Correggio episodi del libro e postille dell’autore diventano parole ricche, coinvolgenti: Veltroni è un narratore che incanta, passando con maestria dalla levità alla gravità, dall’ironia raffinata che strappa più di un sorriso alla verità cruda che provoca più di un sospiro.
Lì al 25 aprile, lo dice tre volte: «non parlo di politica». Inutile che ci provino gli intervistatori o il pubblico a provocarlo. Con quel ruolo ha chiuso.
Ma la politica come arte del vivere in comunità, locale o globale che sia, la politica pura, essenza vitale per affrontare e governare la complessità del mondo, esce a fiotti dal suo racconto. Come quando vede una società senza padri, orfana di memoria, dove il presente è tutto, dove le relazioni umane sono orizzontali e l’autorevolezza acquisita per merito viene negata. Come quando si allarma per la volgarità imperante, per l’urlato che fa scuola in ogni dove, per l’ingiuria che premia anche elettoralmente chi la pratica, per i muri che privano della ricchezza dell’incontro, della condivisione con l’altro, di quello star bene insieme che è il valore più bello dell’Italia che allora voleva farcela… ma anche (Crozza consenta!) di adesso.
Parole come pietre, che fanno pensare.
Correggio non è Roma.
Ma anche qui c’è stata una serata magica, al 25 aprile.
Grazie Walter.
Ciao.