Anni fa come assistente sociale incontrai una famiglia con cinque figli per una segnalazione di mancata vaccinazione.
I genitori erano molto attenti allo stile di vita dei loro ragazzi e alla fine della nostra chiacchierata mi dissero: «forse un giorno gli assistenti sociali indagheranno sulle famiglie che vaccinano i propri figli e non si documentano abbastanza».
Quando siamo diventati genitori quella frase mi è tornata in mente e con mio marito ci siamo interrogati su come e dove informarci rispetto alle controindicazioni dei vaccini.
Nell’era dell’informazione a portata di click abbiamo trovato articoli di ogni tipo, senza tuttavia riuscire a verificare la fonte scientifica di quelle informazioni.
Abbiamo deciso di confrontarci con il nostro pediatra, uno di quei professionisti attenti al benessere di bimbi e genitori, allo stile di vita, all’alimentazione, uno di quelli che non ti prescrivono sciroppi e antibiotici se non è strettamente necessario.
Ci ha consigliato di vaccinare nostra figlia, di fare tutti i vaccini obbligatori (poliomielite, tetano, difterite ed epatite B) e quelli raccomandati (pertosse, morbillo, rosolia, parotite, ecc).
Siamo contenti della nostra scelta e sentiamo di esserci preoccupati e documentati abbastanza per nostra figlia.
Certo, leggere storie di bimbi colpiti in modo importante dagli effetti collaterali di qualche vaccino fa riflettere e preoccupare.
Credo tuttavia, sia necessario andare oltre le singole storie, valutare i dati complessivi e riconoscere il valore collettivo scientifico della sanità pubblica.
Del resto a leggere il bugiardino di qualsiasi medicina ti viene il dubbio di correre rischi pazzeschi.
Rischi di effetti collaterali nei vaccini ci sono, gravi anche se molto rari.
Ad esempio, nel vaccino contro il morbillo in 3 casi ogni 10 mila vaccinati compaiono convulsioni legate alla febbre, in 2-4 casi ogni 100 mila si può verificare una piastrinopenia con difficoltà a coagulare il sangue in caso di ferite.
Lo shock anafilattico compare in un caso ogni milione di vaccinati.
Ma il virus attenuato usato nella vaccinazione non provoca encefaliti o meningiti a differenza della malattia vera.
I dati mostrano che diminuiscono le vaccinazioni dei bambini in Italia; il calo riguarda soprattutto i vaccini contro morbillo, parotite e rosolia, la cui copertura nel 2014 è stata dell’ 86,6%, una diminuzione del 4% rispetto all’anno precedente.
Si registra anche un calo nei vaccini dei bambini fino a due anni per polio, tetano, difterite, epatite B e pertosse la cui copertura è arrivata al 94,6%. Il dato è sotto il 95%, il livello minimo previsto dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale.
Non è una flessione temporanea ma una tendenza che sembra consolidarsi.
Le malattie finora sono state in flessione ma non sono sparite: in Italia dall’inizio del 2013 sono stati segnalati 4094 casi di morbillo, di cui 2258 nel 2013, 1696 nel 2014 e 140 nei primi sette mesi del 2015; il 30% dei casi segnalati è stato ricoverato in ospedale e il 25% ha avuto almeno una complicazione.
Anche per malattie attualmente non presenti in Italia, come polio e difterite, c’è sempre il rischio di casi sporadici, come è accaduto in Spagna dove a giugno un bambino è morto a causa della difterite.
Questi dati e le tendenze degli ultimissimi anni stanno allarmando medici e amministratori.
È al vaglio l’introduzione di una norma che impedisca l’accesso alle scuole ai bambini che non sono in regola con le vaccinazioni obbligatorie.
Invito i genitori a documentarsi e confrontarsi con i professionisti di cui si fidano, con cui costruire una relazione e un’alleanza terapeutica, andando oltre il fai da te, e ricordarsi che vi è una responsabilità come genitori ma anche una responsabilità collettiva.
I dati epidemiologici di questo articolo provengono dall’Istituto superiore di sanità e dai Centers for Disease Control and Prevention di Atlanta (USA).