Un fenomeno particolarmente diffuso anche dalle nostre parti è l’assegnazione alle famiglie di un secondo cognome, in dialetto chiamato “scutmai”.
Questo articolo è un estratto di una ricerca molto più corposa, perciò, in nome della brevitas, sono stati riportati solo alcuni dei numerosi “soprannomi” dei quali è stata reperita la documentazione storica. Da alcuni anni, frequentando gli archivi per diversi tipi di ricerca, è capitato spesso di raccogliere documentazioni su un fenomeno particolarmente diffuso anche dalle nostre parti: l’assegnazione appunto del secondo cognome, che nei documenti è sempre preceduto dall’avverbio “alias”, cioè “altrimenti”, “in altro modo”, oppure da “vulgo” cioè “in “volgare”, o “nella lingua del popolo”.
In questa mia elencazione mi sono attenuto alla nomenclatura riguardante il territorio dell’antico “Principato di Correggio”; ho ritenuto di circoscrivere i casi a quelli che sono realmente ricorrenti e ancora comunemente riconosciuti dalla “nostra” gente.
Infatti, l’alias, o “scutmai”, è un soprannome assegnato a un ramo di una famiglia, solitamente in territori limitati, quali Ville o Parrocchie, dove esisteva una particolare concentrazione di residenti con lo stesso cognome e, probabilmente, aventi la stessa antica e comune origine; esso resta nel tempo e si tramanda quale contrassegno di identità per meglio distinguere le varie discendenze.
A differenza dei soprannomi personali, frutto dell’arguzia e del senso dell’umorismo delle nostre genti e che tratteggiano caratteristiche fisiche e del carattere della persona, come ad esempio Cirimetto, Menepento, Piangerai, Pipasendra, ecc., i soprannomi di famiglia non sono mai banali o canzonatori, ma nascono sempre nel rispetto delle stesse cause e motivazioni che diedero inizio alla prima ed originale attribuzione del cognome.
L’assegnazione del soprannome avviene, col maggior numero di attribuzioni, per i cognomi più comuni e diffusi: Barbieri con nove alias, Bellelli con quattro, Bigi o Bisi con nove, Corghi con otto, Ferrari con sette, Ferretti con undici, Gozzi con undici, Incerti con quindici, Ligabue con cinque, Lugli con cinque, Mariani con sette, Massari con cinque, Messori con sei, Montanari con dodici, Tirelli con cinque.
Anche questo dato non può considerarsi assoluto, ma riguarda solamente il numero dei casi individuati nella nostra indagine. Questa non è una elencazione di soprannomi di famiglia presi dalla tradizione popolare, che si è trasmessa oralmente nel tempo, ma basata su fonti scritte, dedotta e testimoniata dalle varie registrazioni religiose (atti di battesimo, matrimonio e morte) e civili (atti anagrafici, atti notarili), tutto ciò a conferma che l’alias del cognome non era un vezzo o uno scherzo, come succede per il soprannome del nome proprio, ma costituiva un vero e proprio carattere distintivo ufficiale.
Localmente, si è sempre creduto che “scutmai” fosse un termine strettamente legato al nostro dialetto, invece la ricerca ne ha fatto emergere un’ampia diffusione in molte regioni italiane, con qualche variante fonetica, ciò nonostante la derivazione dell’etimo resta ancora incerta.
Secondo alcuni esperti, il vocabolo dovrebbe derivare dalla parola tardo latina “costumalia”, che vuol dire soprannome, da cui “scutmaglia” per metatesi, e poi “scutmài”; questa affermazione trova conferma nel dialetto dell’alto Appennino dove il soprannome è detto”snumài”.
Un fatto singolare rilevato è che lo “scutmai” certifica chiaramente l’origine popolare e plebea di una persona o di una famiglia: raramente infatti il “registratore” aggiungeva il soprannome al cognome di nobili o possidenti locali, che faceva sempre precedere dal titolo di “Signor” o “Ill.mo”.
Nel prossimo episodio scopriremo quali sono le ragioni dietro all’origine di questi singolari soprannomi familiari.