Un successo à la carte made in Fosdondo

Artmenu Factory, creatività per l’ospitalità

Ai giorni nostri, la cura del particolare è senza dubbio un requisito al quale ogni ospite presta molta attenzione quando entra nella stanza di un hotel o si accomoda al tavolo di un ristorante. È il dettaglio che spesso fa la differenza e contribuisce a classificare un locale come cheap o come “stellato”. Per Artmenu Factory, dove mi trovo, questa verità, già da un pezzo, è filosofia d’impresa vincente. Semplici menu per ristoranti, diresti, stando al nome della società. Ma poi scopri che dietro quell’insegna, qui al civico 133 di via Fosdondo, si apre un mondo dal sapore internazionale, assolutamente affascinante. La titolare dell’azienda, Enrica Tirabassi, mi accoglie con il fair play della perfetta padrona di casa.

Enrica, come è nata Artmenu Factory?

«La nostra azienda è nata quasi per caso: era il 1983, mio marito Mauro Fantini ed io avevamo ciascuno il proprio lavoro. Mauro si dilettava per hobby nella serigrafia, così, dietro richiesta di un amico che lavorava nel settore della ristorazione e voleva dotarsi di un sistema agevole per modificare il proprio menu, abbiamo inventato un sistema di schede intercambiabili che consentisse di variare le proposte della cucina a suo piacimento, senza dover rifare daccapo ogni volta i menu per i tavoli. Dopo un paio di esperienze analoghe abbiamo capito che c’era un’esigenza alla quale nessuno stava rispondendo; così abbiamo fatto il passo e ci siamo messi in proprio».

 

Quanto lavoro c’è dietro ai menu che troviamo sui tavoli dei ristoranti?

«Decisamente tanto: il menu è il primo contatto del cliente con lo chef e con il locale, deve saper trasmettere da subito l’impronta di chi governa in cucina e contemporaneamente le modalità di gestione dei suoi rapporti con la clientela. Per questo cerchiamo di approfondire la conoscenza con lo chef e con il contesto ambientale del locale, per creare un prodotto in sintonia con lo stile complessivo del posto. Oltre ai menu produciamo carte vini, portacomanda, rendiresto e diversi articoli per la tavola; poi c’è una linea dedicata all’hotellerie che di recente abbiamo ulteriormente ampliato, per offrire ai clienti una consulenza a tutto tondo dedicata all’ospitalità. Mi piace sempre sottolineare che il menu è uno strumento di comunicazione sia visiva che verbale: parla al cliente e soprattutto trasmette ciò che lo chef vuole offrire».

 

Allora il vostro è un lavoro creativo

«Creativo sì, ma non solo. Il lato estetico del prodotto è importante, ma nel processo produttivo viene prima tanto lavoro tecnico. La creazione di un menu è preceduta da tanta ricerca, sia dei materiali che stilistica, fondamentale per creare un prodotto elegante ed allo stesso tempo  funzionale. Inoltre è fondamentale riuscire a rispettare le tempistiche che i nostri clienti ci pongono, e anche qui entra in gioco l’aspetto tecnico: col tempo siamo riusciti a sviluppare un sistema di produzione al 100% interna. Curiamo tutto con il nostro personale, dalla pelletteria alla cartotecnica, dalla rilegatura alla stampa, per non dover dipendere dai tempi altrui. Ci occupiamo anche del post-produzione: i nostri prodotti sono tutti igienizzabili e sanificabili, facciamo trattamenti per garantirne l’igiene e per evitare le macchie alimentari corredandoli con le istruzioni necessarie. Il nostro prodotto è durevole, ha una vita media di cinque anni. Alta è la percentuale di fidelizzazione dei clienti, perché lavoriamo con materiali di ottima qualità, soprattutto la pelle e l’ecopelle, classica e premium. Nel rispetto dell’ambiente trattiamo anche il rigenerato di cuoio, che nasce dalla lavorazione di scarti di fibre di pelle a cui vengono aggiunte sostanze di origine vegetale: un materiale semplice, minimale, che conserva le caratteristiche di idrorepellenza ed è di facile pulizia».

 

Il mondo della ristorazione è fatto da una moltitudine di esercenti diversi: che tipologia di clienti servite?

«Inizialmente si rivolgevano a noi paninoteche, pizzerie e ristoranti di fascia media, poi negli anni abbiamo affinato la nostra produzione offrendo sempre più spesso un prodotto altamente personalizzato. Questo ci ha consentito di collocarci sulla fascia più alta della ristorazione. Nel 2018 abbiamo poi attuato un importante restyling aziendale che ci ha sicuramente resi ancor più riconoscibili dal mercato di riferimento. Partecipiamo alle più importanti fiere e congressi del settore. Proprio oggi mio marito Mauro è al nostro stand al Vinitaly di Verona, un’ottima vetrina.  Serviamo un buon numero di clienti in tutta Europa, oltre ad alcune commesse internazionali. Per fare un esempio, al momento stiamo preparando una spedizione per il ristorante Armani a New York. Queste commesse sono la molla che ci spinge a dare sempre il massimo».

 

Il settore è rimasto inattivo per diversi mesi a causa della pandemia: come avete affrontato l’emergenza Covid?

«La chiusura totale delle attività di ristorazione con consumo sul posto ci ha colti di sorpresa. È stato un periodo difficile e, nostro malgrado, abbiamo dovuto ricorrere alla cassa integrazione, riuscendo però a mantenere praticamente inalterato il nostro staff: in tutto venti dipendenti tra grafica, amministrazione, spedizioni, commerciale (che dialoga con i nostri agenti in tutta Italia) e produzione, che conta dodici addetti specializzati».

 

Enrica, come vede il futuro di Artmenu Factory?

«Abbiamo dedicato la nostra vita all’azienda, non posso che augurarmi che rimanga sempre attiva come oggi! Nostro figlio Pier Luigi è prossimo alla laurea e già collabora con noi, se volesse proseguire ne saremmo felici. Naturalmente, però, non deve essere un obbligo, bensì un piacere, come lo è stato per Mauro e me. Per adesso aspettiamo il 2023 per festeggiare quarant’anni di attività, un momento importante per tutti noi».

A conclusione della chiacchierata e della visita ai reparti la signora Enrica ha trasmesso anche a me parte di quell’entusiasmo, lo confesso. Artmenu Factory è davvero unica! Una fusione tra creatività e solidità, frutto di quell’ingegno emiliano che ha saputo farsi conoscere oltre confine. D’ora in poi, ogni volta che mi siederò al ristorante, leggerò il menu con occhi diversi. Magari viene da Correggio, come me!

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