Un S.O.S. viene dal cimitero urbano

L'assessore Fabio Testi: restauro con tempi lunghi

Nonostante il sano movimento, le diete dissociate, i farmaci miracolosi e gli elisir, il processo naturale della vita dell’uomo, dopo un inevitabile invecchiamento, si chiude per tutti. Un tempo gli anziani rappresentavano l’esperienza, la saggezza, le tradizioni, che raccontavano in forma di favola, di C’era una volta e probabilmente avevano meno paura della vecchiaia, del decadimento. Oggi si copre il tempo con i lifting, i ceroni, le tinture, non accettando più l’immagine di noi che lo specchio ci restituisce. La coscienza collettiva ha quasi estromesso l’autunno e l’inverno della vita (la morte): non se ne parla. Ma le necropoli, fin dall’antichità e per tanti popoli, sono state un segno di civiltà; dai semplici colombari, che troviamo ancora numerosissimi nell’antica Etruria, ai grandi tumuli, dalle catacombe ai  famedi delle persone illustri e ai cimiteri monumentali. Gli etruschi hanno allargato il confine del mondo dei vivi includendovi quello dei morti e introducendo nell’antichità il concetto di riposo nell’ultima dimora, come suprema conquista di vita immortale.

Purtroppo il sottoscritto, con l’evento luttuoso della morte della moglie, il cimitero lo visita tutte le settimane (non solo il due novembre) e da un paio d’anni si è accorto che nel nostro Koimeterion (dormitorio) non si dormono sonni tranquilli. Il crollo del corridoio-solaio di aerazione ha comportato la costruzione di un soppalco di legno, retto dai ponteggi Salimbeni, che ha reso disagevole e pericoloso utilizzare le scalette di ferro per avvicinare i forni alti.

Per il solerte custode Ernesto Angelitti, che mi ha accompagnato una mattina, la causa di tutto questo sono i molti anni trascorsi dalla costruzione, che hanno logorato ferro e cemento. Poi mi ha mostrato la chiesetta restaurata, riferendomi della manutenzione che, coadiuvato da due operatori, occorre fare, insieme alle inumazioni, agli spostamenti, alla custodia.

Comprendo che i modi e i tempi per ridare al cimitero il suo antico aspetto (come Sovrintendenza comanda) saranno lunghi e decido di parlarne con l’assessore Fabio Testi, che gentilmente mi ospita nel suo ufficio. «Il crollo è avvenuto il 27 Settembre 2018; è stata una cosa improvvisa, inaspettata, perché non c’era alcun segnale premonitore. É stato dovuto, ritengo, alla vetustà della costruzione; si parla di alcune parti dei primi decenni del novecento. La costruzione di questi camminamenti avvenne in diverse epoche, poiché si ampliava il cimitero man mano che sopravvenivano bisogni ulteriori. Abbiamo subito incaricato una ditta per mettere in sicurezza il cimitero affinché potesse essere visitato. La soluzione è stata una passerella su tubi Innocenti, anche se, per raggiungere i loculi in alto, posizionare le scalette in ferro può risultare problematico. Nel frattempo abbiamo iniziato a lavorare con l’Ufficio Tecnico ad un progetto di fattibilità, il primo che si fa di solito, e prevedere costi e tempi per rifare circa mille metri quadrati di superficie. Il quadro economico è di quasi 550 mila euro e sulla base di questo importo abbiamo approvato, con la Giunta, nell’aprile del 2019 un primo progetto di fattibilità. Contemporaneamente abbiamo anche iniziato la ricerca di fondi: è stato chiesto alla Regione di rimodulare quelli richiesti dal Comune di Correggio, facendo riferimento al sisma del 2012, poiché crediamo che anche quello abbia inciso sull’avvenimento».

Cosa ha risposto la Regione?
«La Regione, dopo aver richiesto nel 2019 alcune integrazioni e perizie geologiche e geotecniche, ha approvato e rimodulato l’assegnazione dei fondi. Ora abbiamo dato ad uno studio esterno di Reggio Emilia l’incarico di progettazione dei lavori, poiché con le sole nostre forze interne non riusciremmo. Nei prossimi giorni il progetto verrà inviato alla struttura tecnica regionale, che lo valuterà sia sotto l’aspetto antisismico che sotto il profilo dei beni architettonici, poiché il cimitero è vincolato dalla Sovrintendenza, con la quale, peraltro, abbiamo già dialogato perché per noi questo progetto è una priorità».

Come si procederà?
«Si farà una gara con procedura negoziata chiusa, possibilmente. Il Comune non può più fare gare con importi superiori ai centocinquanta mila euro, pertanto lo farà la Provincia, come è stato fatto, per esempio, per il Convitto.
Sicuramente è una operazione delicata; occorrerà studiare con grande attenzione i progetti che verranno presentati, per non trovarsi problemi dopo. Vorremmo limitare, se sarà possibile, il numero dei progetti a quindici, venti; con procedura aperta potrebbero arrivare cento progetti, difficilmente gestibili. Il tutto ovviamente nella massima trasparenza».

Possiamo avere già una idea sui tempi?
«Questo durerà alcuni mesi, poi si valuteranno eventuali ricorsi. Finalmente inizieranno i lavori, prevedendo, per accelerare i tempi, più squadre sui diversi corpi di fabbrica, ma in sicurezza, senza chiudere tutto. Molto dipenderà dalla ditta che vincerà l’appalto e organizzerà il cantiere».

Il nostro fiducioso assessore, una volta iniziati i lavori, prevede un altro paio d’anni di attività.
Noi ce lo auguriamo e lo ringraziamo dell’incontro.

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