Un salto a Venezia 76

Dietro le quinte DELLA mostra del cinema

L’edizione 2019 della Mostra del Cinema di Venezia, la numero 76, ci lascia alcuni spunti interessanti, qualche momento glamour, code davvero interminabili di pubblico in attesa di entrare e, naturalmente, anche del buon cinema.

Ma poi il festival è anche una cittadina a parte che vive, pulsa e discute su ciò che accade intorno a lei.

Così era palpabile la tensione, l’interesse e, alla fine, anche un poco di sollievo per la nascita del nuovo governo…

Anche quest’anno diversi i correggesi e i reggiani che hanno assistito ai film in programmazione, oltre ai critici e agli operatori culturali che conosciamo ormai da tempo.

Così ho pensato di chiedete a Bruno Fornara, critico e docente di Cinema e selezionatore dei film della Mostra, un parere su questa edizione. «Prima cosa sulla Mostra di Venezia numero 76: la grande affluenza di pubblico. La Mostra si è trasformata, negli ultimi anni, da Mostra più specialistica, per spettatori allenati e per cinefili incalliti, in una festa popolare con spettatori appassionati, molti giovani, tante persone che vengono ad annusare e poi si affezionano. È un bel risultato: vuol dire che si può ancora fare del cinema un evento per tanti, tantissimi. Quanto ai film, l’intenzione del nostro direttore Alberto Barbera e di tutti noi collaboratori e selezionatori dei film è da sempre il mescolare ogni tipo di cinema, quello narrativo insieme ai film più inclini al modernismo e alla sperimentazione. Nessuna barriera. Basta che il film sia interessante, bello, intrigante. Anche stavolta questa mescolanza che rappresenta il cinema è stata ben rappresentata nelle scelte della giuria. “Joker” gioca le sue carte sia sul versante commerciale (con gli Oscar) che su quello del cinema d’autore che joka… con i generi. “J’accuse” è un solidissimo film di tradizione classica. “Martin Eden” è un audace film d’autore, modernista e composito. “About Endlessness” di Roy Anderson, che a me è piaciuto molto mentre non è andato giù ai critici italiani (ma i critici stranieri l’hanno molto sostenuto), è un delicato lavoro di un autore fedele a se stesso. Perfetto il premio al film di Franco Maresco “La mafia non è più quella di un tempo”, lavoro di geniale equilibrismo tra lotta civile, orrende gare canore e interviste-trappola. I due premi alle interpretazioni sono giusti e avrebbero potuto anche andare a parecchi altri attori e attrici. Sorprendente la miglior sceneggiatura a quel film audace che è “No.7 Cherry Lane” di Yonfan. Bene il miglior attore emergente per Toby Wallace di “Babyteeth”, film di sentimenti, gioia e dolore, film che vuole spettatori sensibili. Non ci sono nei premi alcuni film molto meritevoli e che avrebbero meritato di esserci. Sono il film più singolare del concorso, il dadaista “Ema” di Pabli Larrain, il parlatissimo e serrato “Marriage Story” di Noah Baumbach, la prova lucida e appassionante di Mario Martone con “Il sindaco del Rione Sanità”, e “The Laundromat” di Steven Soderbergh, cavalcata al galoppo nelle truffe della finanza mondiale.

Tra poco, noi che la Mostra la costruiamo, ci metteremo già all’opera per la numero 77. Il via a inizio settembre 2020».

 

Per il sottoscritto invece, l’impressione è quella di una buona selezione come già negli ultimi anni (da quando a Barbera è stata affidata la Mostra) ma senza squilli, senza un film che abbia colpito con forza (come avvenne l’anno passato con “Roma”di Alfonso Cuarón).

Note positive per il Joker con uno straordinario Joaquin Phoenix

ma anche per gli italiani in concorso,

Mario Martone con “il sindaco del Rione Sanità”,

Pietro Marcello con “Martin Eden” e

Franco Maresco con “La mafia non è più quella di una volta”, davvero notevole.

Ha messo tutti d’accordo in positivo “J’accuse”di Polanski.

Ha invece diviso “Ema” di Pabli Larraìn, un film pieno di vita, colore, musica, danza e dolore, che comunque non può lasciare indifferenti.

Infine mi permetto di consigliare il film australiano in concorso “Babyteeth” della regista Shannon Murphy, un film ruvido, dolente, anche sgraziato, ma tremendamente e profondamente vero, che vede per protagonista una ragazzina, i suoi genitori ed il suo innamorato (Toby Wallace premio Marcello Mastroianni all’attore emergente) che vi conquisteranno e vi emozioneranno.

Belli anche “Endlessness” di Roy Anderson e “The Laundromat” di Steven Soderbergh, quest’ultimo avrebbe senz’altro meritato un riconoscimento (narrazione avvincente, cast stellare e in formissima).

Ultima nota di merito per “Adults in the Room” scritto, diretto e co-montato da Costa-Gavras.

Fuori Concorso. Una riflessione dall’interno sulla crisi economica greca e il rapporto con l’UE.

Riepilogo quindi qui i principali vincitori dei premi principali, sottolineando che anche a mio avviso le scelte rispecchiano abbastanza il valore dei film proposti, certo la coppa volpi a Marinelli e non a Phoenix suona un poco forzata e il premio a Polanski prevedibile.

Appuntamento al prossimo anno allora, con l’augurio che sia una stagione di grande Cinema, da poter gustare anche a Correggio.

 

PREMI – EDIZIONE 2019

 Leone d’oro per il miglior film:
Joker, di Todd Philips

Gran premio della giuria:
J’accuse, di Roman Polanski

Leone d’argento per la miglior regia:
Roy Anderson, per il film About Endlessness

Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile:
Ariane Ascaride, per il film Gloria Mundi

Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile:
Luca Marinelli, per il film Martin Eden

Miglior sceneggiatura:
No. 7 Cherry Lane, di Ji Yuan Tai Qi Hao

Premio Marcello Mastroianni (a un attore emergente):
Toby Wallace, per il film Babyteeth

Premio speciale della giuria:
La mafia non è più quella di una volta, di Franco Maresco

Miglior film della sezione Orizzonti:
Atlantis di Valentyn Vasyanovych

Premio Leone del futuro per la miglior opera prima:
You will die at twenty di Amjad Abu Alala

 

 

FUORI CAMPO
Intanto sulle passerelle sfilano gli eventi di costume, dall’arrivo di Brad Pitt a quello di Johnny Depp e Mick Jagger, passando da quelle di Chiara Ferragni e Achille Lauro con Terry Gilliam.

Sabato mattina, il Red Carpet viene occupato dai ragazzi che dicono No alle grandi navi dentro Venezia e al degrado ambientale. La Mostra resta una spazio in cui è ancora possibile esprimere opinioni e dissenso, e questo non è un semplice dettaglio glamour o di costume.

Condividi:

Leggi anche

Newsletter

Torna in alto