Un obiettivo magico, sedotto dal bianco e nero

In scena il talento fotografico di Tiziano Ghidorsi

La serata organizzata dal Lions Club “Antonio Allegri” lo scorso 11 novembre all’Hotel President è stata una bella occasione per approfondire la conoscenza con l’arte fotografica di Tiziano Ghidorsi, che tanti dei nostri lettori hanno avuto occasione di apprezzare come libero professionista nel suo Studio di geometra in Corso Mazzini, ma di cui pochi conoscono il talento come fotografo di teatro.

Tra le mission del Lions Club vi è la valorizzazione delle persone di talento, in tutti i campi: grazie alla sensibilità per l’arte della Presidente Antonella Vezzali e la passione per la fotografia di Marco Altimani, i presenti hanno avuto l’opportunità di incontrare Tiziano, di ascoltare com’è nata la sua passione per la fotografia e soprattutto di come ha approfondito l’esperienza di fotografo di teatro. Tutto ciò grazie anche alla profonda e vibrante introduzione di Vasco Ascolini, reggiano, fotografo di fama internazionale e mentore di Tiziano, con il quale è in costante contatto nel comune percorso di ricerca fotografica che si sviluppa grazie alla passione ed all’impegno quotidiano.

L’interesse di Tiziano Ghidorsi per la fotografia è nato nella seconda metà degli anni settanta, durante i viaggi con la moglie Rita in paesi stranieri come India, Nepal, Marocco: luoghi nei quali la bellezza del paesaggio quasi lascia senza fiato, ma che contemporaneamente si scontra con la povertà della vita quotidiana. Immortalare la gente comune, oppure i gruppi di bambini che giocano nella polvere, ha suscitato in lui il desiderio di lasciare un segno, di fermare un’immagine che si soffermasse sui diversi tipi umani, fino a tentare la carriera di fotografo per il National Geographic.

Contemporaneamente Tiziano ha iniziato a scattare le sue prime foto teatrali e – come precisa con una punta di soddisfazione – nel 1978 ha immortalato Giorgio Gaber all’Asioli, in una che può essere definita tra le sue prime foto di scena in assoluto. Da qui inizia il connubio tra lo sviluppo di uno specifico interesse per i soggetti teatrali e l’utilizzo del bianco e nero, mutuato dal maestro Ascolini ed interpretato con grande personalità.

La carriera di Tiziano ha poi vissuto la svolta decisiva nel 2009, quando è diventato il fotografo ufficiale del Teatro Asioli e della Rassegna Correggio Jazz; qui ha potuto sviluppare uno stile tutto proprio, che mette in luce la sua parte più profonda e gli consente di comunicare agli altri le sue sensazioni. Anche per chi lo conosce da tempo, infatti, Tiziano è noto per il suo carattere riservato, talvolta quasi schivo; dietro all’obiettivo invece riesce ad esprimere una grande sensibilità, che magari in altro modo non sarebbe in grado di esprimere così pienamente.

Sarebbe semplice riportare qui tutte le mostre e i lavori di Tiziano. Il lungo elenco riempirebbe la pagina e potremmo così concludere il pezzo con un bel complimento, ma tutto ciò risulterebbe riduttivo perché non renderebbe l’idea della sua filosofia di fondo: “Le fotografie di scena sono l’unica memoria di uno spettacolo”.

Certo, oggi disponiamo delle macchine da presa, il pubblico può filmare gli artisti con il proprio cellulare, ma è solo il fotografo, l’unico capace di avvicinarsi agli artisti, che può coglierne le espressioni, i dettagli dei corpi, i movimenti, la fatica, gli sguardi.

Con il passare degli anni Tiziano ha raccolto grandi soddisfazioni personali, partecipando a mostre in varie parti del mondo, da Lisbona a Tokio, da Arles a Roma, da Bologna fino a New York (dove dal 2015 trenta sue opere sono conservate negli archivi del Lincoln Center di New York Billy Rose Theatre Division, The New York Public Library for the Performing Arts) ed ha preso parte al circuito di Fotografia Europea. Ultimamente si dedica anche alle fotografie per il Dinamico Festival, il Festival di Circo contemporaneo che si svolge ogni anno a Reggio Emilia.

L’idea che ogni immagine sia unica ed irripetibile lo ha condotto ad approfondire lo studio delle anatomie che i corpi manifestano durante la danza. L’unione di questa ricerca e dell’utilizzo del non-colore lo ha portato a coniare la frase “seduzione del bianco e nero”: rispetto al colore, il bianco e nero è molto meno distraente, più preciso e più drammatico; trasmette molto meglio le sensazioni e consente di concentrare l’attenzione sui particolari.

In effetti, guardando le immagini dei danzatori immortalati da Tiziano, sembra di respirare l’aria del palcoscenico, di percepire la tensione muscolare dei corpi in movimento: chi conosce questo ambiente sa invece che più il ballo sembra leggiadro, maggiore è la fatica; il pubblico non la coglie, ma chi riesce a stare molto vicino al palco, cioè il fotografo, sì. Certo, si tratta di una presenza che può anche generare disturbo per gli artisti, perché nel silenzio viene percepito anche il più piccolo rumore dello scatto della macchina fotografica; per ovviare a questo problema Tiziano utilizza una speciale cuffia, in modo da non essere di fastidio.

Ciò che affascina profondamente è come il fotografo di scena possa interpretare un punto di vista che lo spettatore non vedrà mai, immortalare attimi che non si ripeteranno mai più; in particolare, nella danza anche il fotografo deve metterci il cuore, perché deve essere in grado di riportare a chi guarderà la sua opera i sentimenti che lui stesso prova alla vista dello spettacolo. Proprio a proposito di danza, Tiziano ha avuto l’occasione di conoscere personaggi noti come Michele Merola, fondatore della compagnia MMContemporary Dance Company, Consuelo Scappi (che ha assistito alla serata tra il pubblico) e (non) da ultimo il grande Roberto Bolle, che ha espressamente chiesto di essere immortalato in alcune pose proprio da Tiziano Ghidorsi. Infine, a sancirne le indiscusse capacità a livello internazionale, è giunto a Tiziano l’espresso invito del Direttore Generale della Fondazione Teatro Comunale di Ferrara Moni Ovadia, che lo ha voluto nella città estense come relatore al Convegno internazionale sulla fotografia di Teatro il 25 e 26 novembre.

Ormai la fama del nostro illustre fotografo è passata oltre confine: come suoi concittadini non possiamo che esserne orgogliosi e complimentarci per i risultati raggiunti. Naturalmente, sperando di poter vedere presto esposte le sue opere!

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