Riceve 2.000 mail di informazioni al giorno e dispone di un portafoglio di 5,5 miliardi di euro che fa girare sui mercati finanziari di tutto il mondo: è quanto tocca a Fausto Artoni, money manager (gestore di denaro), amministratore del Fondo Trend Italia, del gruppo finanziario Azimut.
È considerato, dalla stampa specializzata, uno dei migliori in Italia e in Europa per le performance ottenute in tanti anni di onorata carriera.
Per noi, Fausto è un amico. Originario di Boretto (suo padre, ormai vicino ai cent’anni, vive ancora là), ha diversi amici a Correggio con cui tiene rapporti affettuosi, e vive a Milano con la famiglia da più di vent’anni.
È passato da Correggio in novembre per l’inaugurazione degli uffici di Azimut e ha svolto una relazione sulla finanza e l’economia internazionale che, per ricchezza e chiarezza, ha subito guadagnato sul campo, tra i presenti, il titolo di lectio magistralis.
Poi la cena a casa di una carissima amica, sua e nostra, e l’invito per noi: «Ragazzi, quando passate da Milano, venite a trovarmi nella mia cucina, quella dei fondi d’investimento, che si prende un caffè insieme».
Pronti. Eccoci là. Nel palazzo della Azimut Holding, a due passi dal Castello Sforzesco, Fausto ci fa vedere la sala operativa: grande schermo, lunga fila di scrivanie attrezzate, ognuna con il suo operatore, tutti on-line, con auricolare, microfono e inglese fluente che scorre in sottofondo.Una sala borsa in formato ridotto, dove in tempo reale si seguono le quotazioni dei prodotti finanziari di tutto il mondo.
E lui, Fausto, il gestore, consulta, seleziona, vende, compra, istante dopo istante, scegliendo gli ingredienti che possono soddisfare al meglio il palato dei clienti risparmiatori.
Ma qual è il tuo ricettario? C’è un “Artusi” del money manager?
«Me lo son fatto da me, con l’esperienza. La mia filosofia, comunque, è di incentivare l’acquisto del prodotto italiano: azioni, obbligazioni di aziende del nostro Paese, perché spesso le nostre banche, nel collocare i prodotti finanziari, si sono rivolte a grandi gestori esteri, che poi hanno privilegiato i titoli delle aziende di quei Paesi.
C’è stato uno “spossesso” della responsabilità di gestione dei fondi con il risultato di regalare il risparmio delle famiglie italiane a player d’oltre confine».
Dunque, nella “cucina milanese di Azimut”, si cerca di valorizzare il prodotto nostrano.
Ma quali sono i problemi che riscontri nella gestione del risparmio oggi?
«Investire in un mondo a tassi zero è diventato davvero complicato.
La recessione globale, che gli USA hanno superato grazie alla politica monetaria della loro Banca Centrale e alla flessibilità del loro sistema economico, e che in Europa si sta cominciando a superare grazie alla BCE di Draghi (che ha comprato a man bassa i titoli delle banche, pulendo i loro bilanci e incentivandole a investire nell’economia reale) ha fatto sì che ci sia un eccesso di liquidità nel mondo.
È paradossale, ma ormai siamo a tassi negativi.
Compri titoli di stato (quindi del debito) e, invece di ricevere interessi, sei tu che devi pagarli al debitore per ottenerli! L’ultima emissione dei buoni del tesoro tedeschi è stata collocata ad un tasso negativo dello 0,38% annuo. Inimmaginabile solo un anno fa!»
E allora che fa un gestore?
«Deve convincere il risparmiatore a diversificare molto il portafoglio, ma molto davvero.
Oggi nei mercati c’è una grande volatilità.
E soprattutto non c’è più una situazione risk free.
Fino a qualche tempo fa, c’era un debitore che assolve sempre e comunque: la banca (per i conti correnti e i suoi titoli) e lo Stato per i BOT. Adesso no.
Il risparmiatore non può più contare su questa rete di sicurezza.
Ci sono banche che falliscono (ora ce ne sono quattro italiane in procedura fallimentare) e Stati che vanno in default (vedi Grecia).
Il dogma dell’infallibilità del debitore sovrano è caduto! Attenzione: la struttura del portafoglio delle famiglie vede mediamente il 60-65% di proprietà immobiliare e il restante 30-35% di carattere mobiliare allocato in depositi bancari o postali e obbligazioni e titoli di Stato spesso di un’unica istituzione.
Così la concentrazione del rischio è troppo elevata. Bisogna aprire il portafoglio, muoverlo.
Star fermi su un titolo per anni non paga più. E qui c’è anche un problema atavico di pigrizia del risparmiatore.
Si perde spesso più tempo a decidere l’acquisto di uno smartphone che a modificare l’asset del proprio risparmio!».
Nella tua relazione a Correggio ti abbiamo sentito decantare l’investimento in azioni italiane. Ma Piazza Affari negli ultimi 10 anni ha avuto un andamento negativo. E allora?
«Vedo bene l’Italia. Siamo passati per un buco stretto verso la fine del 2011, quando lo spread era sei volte oggi. Lì, ve lo posso giurare, io ho visto la morte in faccia.
Il default del Paese era ad un passo. Ma adesso è acqua passata.
Penso che le performance dell’Italia stupiranno l’Europa in positivo. Intanto perché abbiamo un elevato livello di debito pubblico ma anche un grande patrimonio privato: l’indebitamento dello Stato vale 2 trilioni di euro, ma la ricchezza delle famiglie ne vale 8, quattro volte tanto.
Poi perché abbiamo imprese (e a Reggio non poche) che stanno sempre più affermandosi come leader mondiali in certi segmenti di mercato. Infine perché i segnali di ripresa sono evidenti.
Forse a Correggio, dove pesano ancora le ferite della recessione, non si vedono come qui a Milano. Qui c’è un ritmo frenetico.
Cresce il PIL, la fiducia delle famiglie, i consumi riprendono, gli 80 euro in busta paga voluti dal Governo Renzi un anno fa si cominciano a spendere.
Anche l’occupazione si è rimessa in moto. Il successo di EXPO è stata la riprova di come un Paese, se vuole, sa funzionare perfettamente e suscitare meraviglia nel mondo».
Lasciamo Fausto più eccitati di quando siamo arrivati: ma non è merito solo del caffè.
Adesso si va al MUDEC, il nuovo Museo delle Culture, aperto di recente. Una meraviglia. L’EXPO non è stata un’eccezione: correggesi, ma quanto è bella Milano!
Giulio Fantuzzi e Lorenzo Sicomori