Una cinquantina di risparmiatori correggesi, vittime della truffa dell’investimento in diamanti, ha partecipato il 26 giugno ad un incontro con lo Studio Legale Grasselli e Boggiani. In paese si parla di circa trecento clienti raggirati. Ma lo studio legale (specializzato in cause civili a difesa dei diritti dei risparmiatori contro istituti bancari) sulla base di questo primo contatto stima una cifra decisamente superiore, descrivendo per Correggio un fenomeno diffuso: un 20% per investimenti superiori ai 300.000 ¤; un 20% di semplice diversificazione degli impieghi per cifre inferiori ai 30.000 ¤ ; il grosso dei cittadini (dal professionista al pensionato) coinvolti per importi intermedi. Sulla base di queste valutazioni lo Studio Legale inviterà pubblicamente i risparmiatori ad un nuovo incontro che si terrà il 20 settembre alle ore 18.30 presso l’hotel President.
Di truffa si può parlare tranquillamente, visto che l’antitrust ha già chiarito i contorni della vicenda, e ha accertato e sanzionato con oltre 15 milioni ¤ di multe non solo il ruolo delle due società che hanno organizzato la frode (DPI SpA e IDB SpA, che si sono inventate il business dei diamanti per investimento) ma anche degli istituti che hanno collocato il prodotto sfruttando la fiducia della clientela. A Correggio sono il Banco San Geminiano, Monte Paschi, Intesa San Paolo ed Unicredit. Lo scandalo ha assunto risvolti drammatici quando il presidente di IDB SpA, Claudio Giacobazzi, originario di Vezzano sul Crostolo, è stato rinvenuto suicida in un hotel di Reggio Emilia.
Il caso delle speculazioni sui diamanti è stato sollevato da un’inchiesta di Report. Ricorderete la crisi finanziaria del 2011 (governo Berlusconi) con lo spread tra BTP italiani e BUND tedeschi che passa da 173 punti a 528, facendo temere un default dell’Italia simile a quello che colpisce la Grecia. I risparmiatori, preoccupati per la tenuta del paese, cercano alternative a BOT, BTP e CCT (che sono garantiti dallo stato italiano). Da sempre il tipico bene-rifugio in queste congiunture è l’oro, rivendibile a quotazioni ufficiali in qualsiasi momento. Ma ecco apparire i diamanti, proposti grezzi dentro a semplici tubetti trasparenti. Non è poi così strano, se anche il finanziamento pubblico alla Lega Nord si è tramutato in parte in diamanti. Nei fatti il valore varia da pezzo a pezzo, e non c’è un mercato ufficiale in cui rivenderli. Nel nostro caso poi si configura la truffa perché il prezzo di collocamento risulta essere più del doppio di quello reale; la campagna pubblicitaria si fonda su informazioni false, come la crescita di valore dei diamanti negli anni precedenti; lo smobilizzo è garantito (con penali che lo scoraggiano e il consiglio di mantenere l’investimento per almeno dieci anni) ma in realtà è legato esclusivamente alla rivendita a nuovi clienti. La truffa ha successo perché il canale di collocamento è la banca, con la sua reputazione di serietà e affidabilità. È il funzionario di banca, spinto dal budget assegnato alla filiale e dal conseguente incentivo, che consiglia l’investimento al cliente e partecipa all’incontro col fornitore: le commissioni arrivano ad essere 6 volte quelle normali.
Finchè sono più i risparmiatori che acquistano rispetto a quelli che vendono non ci sono problemi. Quando la tendenza si inverte, il meccanismo si inceppa e le procure della Repubblica cominciano ad indagare. Adesso le banche coinvolte, di fronte alle proteste dei clienti, dichiarano di voler riconoscere una parte del danno. Per i risparmiatori comunque si avvicina la minaccia della prescrizione (che, guarda caso, è di 10 anni), per evitare la quale bisogna fare degli atti giuridici individuali, diffide molto precise e lungimiranti.