Un abbraccio da Singapore, amici miei correggesi

Alberto Righi, business manager di Luxottica per l'Asia

Situata nella punta meridionale della penisola malese, nella città di Singapore oltre il 40% della popolazione è composta da stranieri, residenti per motivi di lavoro o di studio. Anche gli altri abitanti, tuttavia, hanno diverse provenienze: Cina, India, Europa. Insomma, un agglomerato urbano cosmopolita, un melting pot di culture tutto da scoprire, un hub sempre rivolto al futuro che non si manifesta solo nei grattacieli e strutture futuristiche, ma anche nella grande attenzione per il verde urbano, in un’ottica di sostenibilità e qualità della vita. Una continua ricerca di un equilibrio tra uomo e natura che, negli ultimi anni, ha portato la Città del Leone ad evolversi ulteriormente da “città-giardino” a “città in un giardino”, decorando zone e piazze della città con piante e fiori, creando o ampliando parchi, giardini e riserve naturali e riservando grandi spazi anche al divertimento.

Sono queste le caratteristiche che hanno affascinato il correggese Alberto Righi e lo hanno fatto cogliere al volo l’opportunità di trasferirsi in questa città-stato così caratteristica.

Lo incontro via Skype, quando a Correggio sono le 12 e a Singapore già le 18: è eccezionalmente nel suo ufficio in Luxottica, viste le restrizioni di fascia 2 attualmente in città causa Covid; i numeri della Pandemia, lì, sono sempre stati bassi, a conferma della proverbiale cautela asiatica (di cui potete trovare ulteriore esempio nell’articolo sulla Corea a pagina 33). «Per forza, hanno chiuso le frontiere da subito obbligando tutti a rimanere a casa in smart working: come si fanno ad avere alti numeri di malati?!», sorride lui.

Lo ascolto con interesse ed anche un po’ di nostalgia, perché a Singapore ci sono stata per lavoro fra il 2017 e 2019 per tempi anche abbastanza lunghi: di quella bella “signora” adagiata sul mare io ne sono rimasta subito ammagliata.

Alberto ha 31 anni, da maggio 2019 sì è trasferito in Asia, godendo di un paese molto accogliente prima della Pandemia, arrivata appena 9 mesi dopo. Afferma che quel periodo iniziale sia stato molto bello, sia per ciò che la città offre in termini di benessere, efficienza dei servizi e sicurezza, sia per avere uno degli aeroporti più grandi e strutturati al mondo, connesso con tutti gli altri stati del sud-est asiatico: diventa un attimo volare con frequenza in ogni dove.

Ma facciamo un passo indietro. Alberto, figlio unico di una famiglia correggese (mamma Antonella Messori e papà Vanni), è cresciuto nel Principato per poi trasferirsi a Milano, frequentando Economia e Commercio alla Bocconi (prima la triennale e poi la specialistica) e viaggiando con i programmi tipo Erasmus prima in Canada e poi in Brasile. Appena terminati gli studi, inizia a lavorare nell’headquarter milanese di Luxottica, il colosso tutto italiano che è il più grande produttore e distributore di occhiali al mondo, come business analyst (ovvero chi studia l’andamento del business).

Per darvi qualche numero dell’azienda italiana del 2019: 9,493 miliardi € di fatturato e 80.000 dipendenti. Nessuno avrebbe mai pensato che quella società fondata nel 1961 da Leonardo Del Vecchio, che produceva come terzista componenti e accessori per aziende del settore ottico, arrivasse a tanto. Fondata ad Agordo, piccolo paese ai piedi delle Dolomiti bellunesi, che rimane il centro produttivo più grande, l’azienda ha numerosi sedi nel mondo, in luoghi strategici per controllare aree di mercato specifiche.

Così la sede di Singapore, dove Alberto è arrivato nel 2019, come business planning manager (chi analizza l’andamento del mercato e pianifica gli obiettivi da raggiungere), ufficio che controlla le zone di Indonesia, Vietnam, Thailandia, Malesia, Australia e Nuova Zelanda. «Il mercato – dice – si è un po’ fermato, come tutto del resto, perché a parte gli occhiali da vista, il grosso del fatturato veniva dalla vendita degli occhiali da sole ai turisti alto spendenti. E considerando che il turismo nel sud-est asiatico è diminuito del 90%, va da sé che i numeri siano un po’ cambiati».

Ma la pandemia ha messo in luce anche il rovescio della medaglia di Singapore, una città molto controllata, dove la mascherina non solo è obbligatoria, ma comporta anche, se non indossata, la revoca del permanent pass per lavorare in città; inoltre, il Paese ha imposto la chiusura di tutti i confini e l’eventuale quarantena di 3 settimane, se riammessi, a proprie spese in hotel. Mi conferma che la vaccinazione anti Covid sarà gratuita per tutti, anche agli stranieri. Almeno quello, aggiungo io.

«Insomma, è molto complicato, se non impossibile, rientrare in Italia ora», afferma Alberto. É da un anno e mezzo che non varca le porte della città del Leone per venire a casa, ed una sorta di continua riflessione lo hanno messo nelle condizioni di pensare che un giorno sarà di nuovo stabilmente in Italia. Gli mancano molto la famiglia, gli amici cari, il cibo, i cappelletti di nonna Ornella ed un pezzo di erbazzone, introvabile nonostante a Singapore si possa, a carissimo prezzo ovviamente, trovare qualsiasi cosa.

Il non poter essere liberi di pianificare la propria vita sconforta un po’, ma quel rosso tramonto sul Flyer (la ruota panoramica) alle spalle di Alberto, in chiusura della nostra chiacchierata, fa ben sperare che dopo la notte ritorni sempre e comunque il giorno.

Ti aspettiamo a breve a Correggio.

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