Uguaglianza e giustizia sociale, ciò che ci unisce

I primi dieci anni di Casa del Popolo Spartaco

Il 2023 sarà l’anno in cui Casa del Popolo Spartaco festeggerà i primi dieci anni di attività sul territorio di Correggio. Abbiamo raggiunto tre dei suoi attivisti, Simone Casarini, Giulia Turrini e Sebastiano Fornaciari, per raccontare questa decade di volontariato in supporto alla comunità, con uno sguardo al futuro.

Con quali obiettivi è cominciata la vostra avventura? Come gestite le varie attività?

«La Casa del Popolo nasce dal recupero di alcuni locali inutilizzati da tempo a Budrio di Correggio, con l’obiettivo di dare una risposta sociale ad alcuni dei bisogni generati dalla crisi che ha colpito l’Europa nel 2010. Alcuni attivisti provenienti da formazioni ed esperienze diverse della sinistra locale decisero di fare rete per costruire uno spazio che fosse punto di riferimento per chi si riconosce nei valori e nei principi fondanti del Socialismo storico. La volontà era quella di creare uno spazio che fosse aggregativo, declinando nella pratica i valori in quel momento fondamentali di solidarietà e mutuo soccorso. Per quanto riguarda la gestione, la Casa del Popolo è di chi la vive e la frequenta. Chiunque ne condivida i valori fondanti può dire la propria e contribuire alla definizione delle iniziative da mettere in campo. L’appuntamento fisso è un’assemblea generale periodica ma ogni progetto ha la propria autonomia e, se necessario, uno specifico gruppo di lavoro dedicato».

Che progetti avete in campo in questo momento? Cos’è stato fatto negli anni?

«La prima attività è stata la scuola di italiano, trasformatasi ben presto in un doposcuola gratuito vista la grandissima presenza di bambini e ragazzi che necessitavano di un aiuto nei compiti. Ad oggi, più di centotrenta ragazzi e quaranta volontari lo hanno frequentato: tanti ex studenti, negli anni, sono rimasti per aiutare a loro volta gli amici più piccoli. In un mondo dove non tutti possono permettersi lezioni private, il doposcuola è un presidio solidale fondamentale per la comunità. Un altro progetto storico è il teatro sociale, con la “Compagnia Instabile di Casa Spartaco” che, in cinque anni, ha messo in scena ben sei spettacoli. In ambito solidale, accanto ad iniziative permanenti come la raccolta di indumenti per il Guardaroba Solidale di Reggio Emilia, negli anni ci siamo attivati in diverse situazioni di tipo emergenziale (terremoti, alluvioni, guerre).

La vocazione primaria però rimane quella di costituire un luogo di approfondimento e dibattito politico-culturale. Negli anni sono stati presentati libri ed organizzati incontri sui temi a noi cari: pace, lavoro, diritti sociali, ambiente, antifascismo. Tutto questo è realizzato esclusivamente mediante autofinanziamento. Non poter contare su entrate certe è impegnativo poiché le spese da sostenere sono tante, ma l’autonomia che ne deriva è per noi irrinunciabile».

Che rapporti avete con le altre associazioni del territorio?

«Fin da subito ci siamo posti nell’ottica del massimo interscambio possibile con le altre associazioni del territorio. Il ritrovarsi su obiettivi comuni ci ha permesso di stringere rapporti di collaborazione e amicizia molto proficui con Gruppo Sportivo Budriese, Centro Sociale Espansione Sud, A.N.P.I. Correggio, Lo Zaino dell’Artista, Pro Loco Correggio, Centro Culturale L. L. Radice, Istoreco, Emergency, senza dimenticare il sostegno di Biblioteca e Ludoteca comunali. Sempre diretto e costante è stato il confronto con le varie Amministrazioni Comunali».

Come avete vissuto gli anni della pandemia? I vostri progetti ne sono stati ostacolati?

«Il primo lockdown è stato sicuramente un duro colpo, comportando l’interruzione immediata delle normali attività quotidiane, ossia il doposcuola ed il teatro. Sul versante del doposcuola ci si è attrezzati per la didattica a distanza, stanziando un fondo per l’acquisto di materiale informatico per chi ne aveva necessità. Abbiamo approfittato del maggior tempo a disposizione per pianificare e realizzare un’importante risistemazione degli spazi interni e del giardino, quest’ultimo divenuto il fulcro delle attività, grazie anche al prezioso contributo di tanti correggesi e non che ci hanno sostenuto attraverso un crowdfunding. Consapevoli delle ricadute negative della pandemia a livello sociale, ultimamente abbiamo deciso di concentrarci sul piano aggregativo, prediligendo iniziative di questo tipo: su tutte le grandi feste estive a Budrio nel 2021 e all’Espansione Sud nel 2022 e l’ultimo 25 Aprile al Parco della Memoria».

Riprendendo la domanda iniziale, come intendete festeggiare i vostri primi dieci anni di vita?

«Il prossimo anno sarà per noi un grande momento di festa e di rilancio. Sono in preparazione una mostra ed un libro per documentare questi dieci anni di attività. In un momento storico che impedisce alle nuove generazioni di essere protagoniste del presente, negando loro spazi per l’aggregazione e il dialogo, la Casa del Popolo è riuscita a porsi come modello di una socialità possibile al di là delle logiche consumistiche, in cui sentirsi chiamati in prima persona a dare voce e braccia alle proprie idee. Dieci anni fa i nostri muri sono stati decorati con questa frase: “Se si sogna da soli è solo un sogno, se si sogna insieme è la realtà che comincia”. Partendo da pochi attivisti, siamo riusciti a costruire un gruppo numeroso ed intergenerazionale. Oggi vogliamo darci anche un altro imperativo: “Un altro mondo è necessario”. Il nostro percorso politico, personale e collettivo ci ha permesso di capire, al di là delle teorie lette in tanti libri, che ciò può essere fatto solo partendo dai luoghi e dai gesti concreti. Cent’anni fa le Case del Popolo furono luogo di fermento e strumento di cambiamento radicale: oggi spazi come il nostro devono tornare ad essere il motore di una società basata sull’uguaglianza e la giustizia sociale».

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