Gli obiettivi assegnati ai piani urbanistici dalla nuova legge regionale sono definiti nell’articolo 1:
- contenere il consumo di suolo quale bene comune e risorsa non rinnovabile;
- favorire la rigenerazione dei territori urbanizzati e il miglioramento della qualità urbana ed edilizia;
- tutelare e valorizzare il territorio nelle sue caratteristiche ambientali e paesaggistiche favorevoli al benessere umano ed alla conservazione della biodiversità.
Un tempo le città si dovevano proteggere dagli assalti e dai pericoli che venivano dall’esterno, per controllare l’accesso delle persone, per evitare invasioni… costruivano delle mura. Oggi è necessario fare il contrario, proteggere la campagna dall’invasione della città. Non esistono più confini definiti, non sappiamo più dove comincia l’una e dove finisce l’altra.
Attualmente l’approccio alla città storica avviene attraverso file interminabili di “capannoni”, casualmente accostati. Le trasformazioni in atto nel mondo del commercio svuotano i centri storici e circondano il centro urbano con “magazzini specializzati”. Il paesaggio si sta “americanizzando”, forme e colori si susseguono e si mescolano senza un disegno unitario o un pensiero che li coniughi. Si sente il bisogno di ricreare armonia, di conferire un’identità ai luoghi.
Assume un’importanza strategica, da questo punto di vista, la frangia di territorio che sta tra la città storica e la campagna. Questa è costituita da luoghi antropizzati e da zone marginali o abbandonate dove è possibile “ricreare la convivenza tra città e campagna attraverso il terzo paesaggio”.
IL Terzo paesaggio
Il paesaggista Gilles Clément nel suo Manifesto del Terzo paesaggio (Quodlibet) ci invita a porre una particolare attenzione ai luoghi abbandonati dall’uomo, parchi e riserve, ma anche gli spazi più piccoli e diffusi, quasi invisibili: le aree industriali dismesse dove crescono rovi e sterpaglie; le erbacce al centro delle aiuole spartitraffico… Questi spazi vengono considerati come opportunità fondamentali per la conservazione della diversità biologica.
Interessanti esperienze di rigenerazione urbana per le aree di margine si stanno attuando in diversi paesi, con questo nuovo approccio, e con il coinvolgimento delle comunità. Non v’è miglior modo per preservare e curare l’ambiente che creare consapevolezza e responsabilità nei cittadini.
IL Riequilibrio ecologico
Nel nostro territorio da parecchi anni assistiamo ad una specializzazione delle colture agricole e alla progressiva scomparsa di alberi dalla campagna. Un tempo vi erano molte piante e anche la vite era maritata all’olmo; nei nuovi impianti è sostenuta da pali di ferro, cemento o legno… Gli alberi sono rimasti in città. Pochi nella città storica, molti nelle periferie: nei parchi pubblici e intorno alle abitazioni.
La regione sta promuovendo da anni la creazione di aree di riequilibrio ecologico “di limitata estensione inseriti in ambiti territoriali caratterizzati da intense attività antropiche che, per la funzione di ambienti di vita e rifugio per specie vegetali e animali sono organizzate in modo da garantire la conservazione, il restauro, la ricostruzione”. (6/2005)
Qualcosa è stato fatto, tanto rimane da fare.
IL Grande Bosco
Potremmo realizzare un Grande Bosco che, accompagnando le tangenziali, abbraccia tutta la città, avvolge le aree industriali, conferisce un’identità a questi spazi attualmente disorganici e crea un confine naturale verso la campagna. Questo si potrebbe collegare con i parchi pubblici esistenti dei vari quartieri e con i parchi urbani della città. Tracce di questo potenziale bosco si possono intravedere in alcuni tratti della tangenziale sud e della tangenziale nord. Il Bosco esalta la naturalità e non ha bisogno di un disegno strutturato.
“Considerare la non organizzazione come un principio vitale grazie al quale ogni organizzazione si lascia attraversare dai lampi della vita. Avvicinarsi alla diversità con stupore”.
LE Piste pedonali e ciclabili
All’interno del bosco possono essere previste piste pedonali e ciclabili che si connettono con quelle esistenti. E creano un reticolo di percorsi alternativi. Si potrebbe realizzare anche un Gran Tour della città (gir ed la mura) che offre l’opportunità per affascinanti passeggiate.
Le porte di ingresso
alla città
Un tempo le porte di ingresso alla città avevano prevalentemente funzioni di difesa, di controllo ed erano presidiate da autorità comunali o militari. Erano ornate con scudi araldici, sculture o iscrizioni e venivano usate per esporre gli editti.
Attualmente quando arriviamo in prossimità della città nulla ci accoglie e niente ci viene comunicato. Incontriamo rotonde, spesso simili… e si vive un senso di smarrimento.
Si potrebbero realizzare delle nuove porte, in corrispondenza degli accessi alla città dalle varie direzioni, che comunichino accoglienza, che rendano immediatamente comprensibile la posizione ed agevolino l’ingresso in città. Dovrebbero essere realizzate con materiali semplici, non costosi e capaci di durare nel tempo. L’argomento si presta particolarmente per un concorso di idee tra giovani artisti.
Non sarà domani
È evidente che per realizzare un progetto di questa portata servono tempo e risorse. Alcuni terreni sono già di proprietà dell’Amministrazione Comunale, altri potrebbero essere acquisiti o ricevuti in donazione. Normalmente i progetti condivisi e di grande fascino suscitano entusiasmo, partecipazione e coinvolgimento.
Il recente vertice di Glasgow ha reso tutti più coscienti della necessità di intervenire per rendere possibile la transizione ecologica. Alcune decisioni devono essere assunte in ambito internazionale altre sono spesso la somma di volontà diffuse: nazionali, regionali, comunali… e anche personali.