La crisi di Unieco, così come di altre importanti coop di produzione e lavoro reggiane, ha fatto emergere il problema del prestito sociale. Se per la Cooperativa Muratori di Reggiolo (CMR) e per Orion la solidarietà del movimento cooperativo ha portato a dare una risposta per il 40% del prestito, nel caso di Coopsette e Unieco siamo ancora a zero. Da ciò sono nate interpellanze urgenti dei parlamentari PD, in prima fila quelli reggiani, oltre ad interventi di forze politiche di opposizione. Il prestito sociale è uno strumento importante per lo sviluppo della cooperazione. Vale circa 12 miliardi di euro sul piano nazionale, allocato in gran parte nelle coop di consumo, ma anche in altre. Formalmente non è risparmio, ma investimento a rischio. Tuttavia nel senso comune di chi vi ha aderito e per come è stato spesso presentato è vissuto come risparmio sicuro e aiuto alla propria cooperativa. Perderlo per molti soci significa perdere gran parte dei propri risparmi e questo può produrre sfiducia nello strumento e nel movimento cooperativo. Da qui le sollecitazioni ad intervenire. Il Governo, raccogliendole, sta operando con il Vice Ministro Enrico Morando, protagonista di una iniziativa alla Festa del PD di Correggio che sarà replicata a FestaReggio.
Il Governo ha chiesto innanzitutto alle Centrali cooperative una proposta di autoriforma, da tradurre anche in legge, con le modifiche che poi si riterranno utili in Parlamento. Questa proposta di autoriforma ora c’è. Un primo passo è stato fatto. Ora bisogna fare gli altri.
Perché nuove regole?
Per rilanciare lo strumento, di cui c’è bisogno, e perché non accada più quanto è accaduto. Morando ha sottolineato l’esigenza di maggiore trasparenza e di «stabilire sanzioni legislative certe quando vi sia un deterioramento del rapporto tra patrimonio netto della cooperativa e prestito sociale». Sancite da un apposito organismo di vigilanza, presso il Ministero dello Sviluppo Economico, le sanzioni potrebbero arrivare al divieto di continuare a usare il prestito sociale. Si è parlato di un vincolo di liquidità: la coop non è una banca, per cui circa il 30% del suo prestito sociale dovrebbe essere liquido. Si è parlato di limiti di valore assoluto per le cooperative, ma anche per le esposizioni individuali dei soci. Si pensa ad un “Fondo di garanzia intercooperativo”, per far fronte, seppur parzialmente, a situazioni come quelle delle quattro cooperative citate. Queste sono le idee, altre ne ha proposto Federconsumatori, per il futuro.
E per Coopsette e Unieco cosa si fa?
Una proposta di Federconsumatori è l’utilizzo delle risorse del Fondo inizialmente per tutte le cooperative fallite, per coprire l’80%. Altre proposte vanno nella direzione di un ulteriore intervento del movimento cooperativo per dare ai soci di Coopsette e Unieco una risposta simile a quella di CMR e Orion, magari con il supporto di aiuti fiscali su altri piani. La prima copre di più, ma ha tempi non brevi. La seconda dà una risposta più parziale, ma dovrebbe essere più rapida.
Il PD reggiano seguirà con costanza questa vicenda, trattandosi di un grande problema sociale e politico. Sebbene dagli anni ’90 il principale partito della sinistra non abbia più la possibilità di incidere fortemente sulle scelte delle cooperative, la colpa di tutto ciò che non va nella cooperazione viene attribuita al PD.
Quindi non possiamo non farcene carico.
Maino Marchi,
deputato, caporuppo PD in Commissione Bilancio della Camera