Tu chiamala, se vuoi, stabilità

Maino Marchi: la legge di stabilità 2016 è una legge di crescita

Un tempo si chiamava legge finanziaria. Da qualche anno si chiama legge di stabilità. È lo strumento per reperire e impiegare le risorse pubbliche del Paese.
Come tale, ovviamente, entra nella vita di tutti noi.

Quella per il 2016 è stata approvata il 22 dicembre scorso.

Tra i protagonisti del lavoro in Parlamento, Maino Marchi, il deputato correggese, capogruppo del PD in commissione bilancio della Camera, ha svolto un ruolo fondamentale. 

È lui ad illustrarci alcuni aspetti della manovra.

«Stabilità è un nome che non rende il vero impianto della legge. Dovrebbe chiamarsi “legge di crescita”.
Perché la crescita del Paese è l’obiettivo perseguito con determinazione dal Governo e dalla maggioranza che lo sostiene» è l’esordio dell’on. Marchi.

Insomma non vi contentate di quel che passa il convento? E tutti gli osanna di Renzi all’Italia che si è rimessa in moto, allora?
«La recessione è finita e il segno più è riapparso, lo dicono i dati macroeconomici ufficiali.
Però non ci accontentiamo. Vogliamo che il moto dell’Italia non si arresti e, anzi, diventi ben più solido.
Perciò la ripresa in atto va consolidata con politiche favorevoli, soprattutto per consumi e investimenti, cioè per la domanda interna.
Il quadro internazionale è sempre più incerto e non possiamo contare solo sulle esportazioni.
Ecco perché la legge di stabilità 2016, pur rispettando i limiti UE, è una manovra tecnicamente espansiva». 

Vediamo come?
«Con un’imponente riduzione delle tasse, in particolare su lavoro e imprese e poi per le famiglie.
Intanto si tengono in vita per il 2016 gli effetti della legge di stabilità 2015: cioè i 18 miliardi di tagli delle tasse, mettendo insieme il bonus di 80 €, la riduzione dell’Irap relativa ai lavoratori a tempo indeterminato, la decontribuzione per i nuovi assunti, l’aumento del regime forfettario per piccole imprese e partite IVA.
Poi c’è il disinnesco delle clausole di salvaguardia: non sono riduzioni di tasse, ma si evitano aumenti di IVA e accise per quasi 17 miliardi».

Una fotocopia quindi della legge di stabilità 2015?
«No, perché ci sono importanti novità: l’eliminazione delle tasse sulla prima casa, la riduzione dell’IMU su immobili locati a canone concordato, la soppressione dell’IMU per imbullonati e agricola, l’introduzione del super-ammortamento al 140% sui macchinari acquistati, l’aumento delle semplificazioni fiscali per le  partite IVA, la decontribuzione al 40% per due anni per i nuovi assunti a tempo indeterminato, l’ampliamento dell’eco bonus, le detrazioni fiscali dell’IVA sulla vendita di immobili di imprese costruttrici e per il leasing immobiliare, il credito d’imposta automatico per gli investimenti nel Mezzogiorno, l’aumento della franchigia Irap per le piccole imprese, il recupero IVA sui crediti non riscossi, la defiscalizzazione di parte del salario di produttività, l’aumento della no-tax area per i pensionati».

Ognuno di questi punti potrebbe essere approfondito, ma stiamo al cruccio numero uno della nostra gente: il lavoro, che manca o scarseggia. Che cosa ha partorito questa legge? 

«In effetti molti dei punti formano un insieme di sostegni alle imprese non fini a sé stessi, ma proprio per creare lavoro. Poi si interviene con nuove assunzioni qualificate nelle Università, nel settore dei beni culturali, nella pubblica amministrazione. E come dimenticare il grande investimento sulla scuola, che porterà a 150.000 stabilizzazioni di precari? Non mi sembra una cosuccia, tale da meritare solo le proteste di una certa sinistra che ancora una volta non si dimostra all’altezza dei problemi!»

E il welfare? Ci si mette mano? O gli ultimi si debbono arrangiare?

«Credo si possa sentire il “cuore sociale” che batte in questa legge. C’è, infatti, la più grande operazione di lotta alla povertà, almeno nell’ultimo decennio, con 600 milioni nel 2016 e 1 miliardo dal 2017, oltre agli altri fondi per le politiche sociali, tutti confermati o aumentati, tra cui, va ricordato quello nuovo di 90 milioni di euro per il “Dopo di noi”, che finanzia in anticipo la legge dedicata che è in gestazione in Parlamento in questi giorni. Non crediamo alla facile ricetta del reddito di cittadinanza. Abbiamo un’altra idea: no a politiche puramente assistenziali e sì a posti di lavoro veri. Il lavoro è dignità, autonomia, è la politica sociale numero uno. Poi si devono ridurre le forme più gravi di povertà con misure ad hoc. Questa è la filosofia di questa legge».

E per le finanze comunali, oggetto di costante lamento da parte dei nostri amministratori locali, si garantisce un po’ di stabilità? 

«Sì, mandando in archivio proprio il tanto criticato “patto di stabilità interno” per i Comuni. Basta, non c’è più. È sostituito dal pareggio di bilancio tra entrate finali e spese finali di competenza. I Sindaci non sono più costretti a fare degli avanzi che poi non possono impiegare, guadagnando così più spazio per gli investimenti. Poi c’è il ristoro totale di quanto non entra più con l’abolizione della tassa sulla casa, in modo da non creare buchi alle casse comunali. Alla Camera abbiamo, infine, rafforzato le forme di sostegno a fusioni e unioni di Comuni. Credo che su questo fronte sia giusto accelerare»

Maino Marchi

Così, dopo di noi non saranno soli 

La legge di stabilità porta una bella notizia per i disabili: parola di Claudia

«Una bella notizia» dice, quasi commossa per la gioia Claudia Guidetti, presidente dell’ANFFAS di Correggio.
Parliamo del comma 400 della Legge di stabilità 2016, che istituisce un fondo di 90 milioni di euro per il “Dopo di noi”. 

«È un segnale atteso da tempo, da quelle famiglie e persone che giorno dopo giorno si danno da fare per l’inserimento sociale dei disabili e per garantire loro una vita dignitosa» prosegue Claudia, che da trent’anni è impegnata in prima persona per questo obiettivo. 

L’ANFFAS (Associazione famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale) è una delle tre associazioni (Sostegno e zucchero, Associazione traumi cranici le altre due) che nel 2008 hanno costituito, insieme ad altri soggetti, la Fondazione Dopo di noi del distretto di Correggio, presieduta da Sergio Calzari, che ha lo scopo di aiutare le famiglie coinvolte ad individuare le soluzioni più adeguate per i congiunti disabili, quando il loro aiuto diretto verrà a cessare. 

La Fondazione correggese ha avuto un ruolo di primo piano nel far maturare la coscienza del “problema futuro” per chi, disabile, potrà trovarsi solo, abbandonato a sé stesso. Ricordiamo la bella iniziativa al teatro Asioli di Correggio nel novembre 2014 con il Ministro Giuliano Poletti, una tappa fondamentale.
La legge in arrivo, che potrà contare dunque sui 90 milioni già stanziati nella legge di stabilità, ha per titolo “Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone affette da disabilità grave prive del sostegno familiare”. 

Toccherà poi alla Regione darvi attuazione, finanziando i progetti presentati sul suo territorio.
«Noi abbiamo già buoni progetti in atto.
Il “durante noi” per preparare il “dopo di noi” con i nostri famigliari disabili è qui a Correggio un’esperienza molto ricca e positiva, vissuta giorno per giorno con il cuore dei protagonisti e con il sostegno di chi ci è sempre vicino, a cominciare dai tanti volontari e dai nostri Comuni» conclude Claudia Guidetti

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