Tramp a Budrio

D – Ma sa che lei assomiglia a… come si chiama… quell’americano che è nell’edilizia…R – Che tira su migliaia di chilometri di muri? Quello che “vengo anch’io – no tu no”?

D – Lui!

R – Quello che “capitano, lo posso torturare”? E che “la donna è un mobile”? E che “il clima è un problema dei pinguini”?

D – Lui! Lui!

R – Sono io, Tramp, mi chiamo Donald Tramp. Con me la Storia cambia verso. I miei predecessori volevano dare ad ogni bambino un personal-computer, io darò ad ogni bambino il suo bazooka.

D – Allora è proprio Tramp!

R – Così sostiene mia madre. Mio padre era molto incerto, visto che lei faceva la professione. Ma nel Queens non si pongono troppe domande.

D – E che ci fa qui a Budrio?

R – Sono da amici per impostare la CorreggEXIT. È importante per la Grande Restaurazione, che sarà il nuovo ordine mondiale, non trascurare nemmeno un dettaglio. Il mondo si deve trampizzare o (nella versione orientale) putinizzare.

D – Ma che c’entriamo noi correggesi?

R – La de-globalizzazione comincia dal negazionismo geografico. Tutti, dico tutti, devono uscire da tutto, dico tutto. Per gradi, naturalmente. Ho detto ai miei amici costruttori di non aver fretta per la secessione di Budrio da Correggio. Volevano edificare un muro anche da San Prospero a via Ronchi.

D – E invece?

R – Invece ci accontentiamo di un muro che corre lungo il Tresinaro, costeggia via Farmacista, blinda via Beviera, rafforza via Lupi/ Sabbietta e rende impenetrabile via Fornacelle.

D – E chi li paga tutti questi muri?

R – Ovvio, farete pagare il pedaggio delle merci a porta Reggio e a porta Modena. La Grande Restaurazione scopre i mestieri di una volta: daremo lavoro ai dazieri di un tempo! E poi voi correggesi insieme alla libertà riconquisterete la vostra moneta. Mi hanno detto che avete ancora la Zecca.

D – Sì, ma l’ultima volta che l’abbiamo usata è successo un casino. Siamo stati invasi e depredati.

R – Comunque per ora Budrio rimarrà federata con Correggio. Mi accontento che Correggio esca dalla provincia, la provincia dalla regione, la regione dall’Italia e l’Italia dall’Europa.

D – E l’Europa?

R – Fortunatamente quella è già uscita da sé stessa.

D – Ah, lei dice!

R – Certo, con me la Storia cambia verso. Il nuovo ordine mondiale si basa su un principio: avanti coi russi, basta coi cinesi! Innalzeremo la Grande Muraglia Cinese per tener fuori i cinesi.

D – Questo mi piace. Ormai i cinesi hanno trasformato i bar in casinò in miniatura, fanno una concorrenza indecente alle nostre parrucchiere, lavorano nei capannoni diroccati e non vogliono dentro la CGIL. I russi invece spendono e spandono.

R – La Cina ha un regime comunista: crede nel mercato e predica il liberismo. Il mio movimento “l’america-agli-americani” invece combatte il liberismo e protegge i lavoratori. I nostri, ovviamente. Voi potete imitarci con “Correggio-ai-correggesi”.

D – Ma il mercato del mercoledì a Correggio ne soffrirà assai. I banchi saranno vuoti. Il tessile e le calzature subiranno un’impennata dei prezzi. Vuoi mettere il costo di calze fatte a Fosdondo o di camicie prodotte a Mandriolo? Per non parlare dei telefonini realizzati a San Prospero. L’inflazione galopperà. E poi noi dove esportiamo il grana o gli smontagomme?

R – Sono danni collaterali. La ricetta economica è semplice: bisogna incrementare il consumo interno, anche quello degli smontagomme.

D – Mi restano dei dubbi. Per esempio i cinesi stanno sempre acquattati, sparsi in case coloniche dalle persiane chiuse e con solo la biancheria stesa all’esterno. Sono silenziosi ed appartati. Loro hanno già un muro che li divide dagli altri.

R – Balle! Io credo solo ai muri di calcestruzzo, altrimenti non si rilancia l’edilizia. Non voglio discutere, non è tra i miei principi: io ho vinto le elezioni degli Stati Uniti, mica un gratta e vinci!

(si diffondono le note di  “God save the Queen” e il cellulare di Tramp vibra come fosse Napolitano)

 R – Si chiederà perché l’inno britannico. Dovevo pur cedere qualcosa a quei rompicoglioni degli inglesi. Del resto Il nostro inno non faceva aumentare il PIL… Sì? … Sì.

D – Affari internazionali?

R – No, è l’Ivana che mi reclama. Devo espatriare.

 (Tramp inforca una vecchia bicicletta con sellino a stelle e strisce e, a pedalate vigorose, si allontana verso l’esotica Massenzatico)

(davanti all’Osteria di Budrio arriva sgommando una pattuglia di guardie ecologiche motorizzata Pandaverde; si abbassa un finestrino, si sporge una testa)

 D1 – Avete visto un energumeno con la parrucca color granoturco, vestito da tamarro, che farnetica di ordine mondiale?

R1 – Tramp, si chiama Donald Tramp.

D1 – Veramente si chiama Trampelloni Pasquale, ed è completamente pazzo.

R1 – Ed è presidente degli Stati Uniti d’America?

D1 – Può essere, ma non è rilevante. Il fatto è che si tratta di un matto furioso. È nostro compito renderlo innocuo. Abbiamo in dotazione delle pallottole che usiamo per sedare i rinoceronti: le famose Pallottole Cinesi.

R1 – (molto impressionato) Santo cielo! Lo dicevo io, mi sembrava un po’ troppo anche per un americano. È andato per di là. Se vi sbrigate lo trovate dall’Ivana, la parrucchiera.

(la Pandaverde parte e compie una inversione a U; la Storia non si sa)

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