Testamento biologico:

un accordo che unisce laici e cattolici

I punti di vista contrapposti tra mondo laico e Chiesa cattolica sul cosiddetto “testamento biologico” hanno impedito in Italia di affrontare un problema già risolto giuridicamente in altri paesi, aggiungendo dolore al dolore e dando luogo al “fai da te terapeutico”.
La situazione sembra essersi ora sbloccata.
Abbiamo chiesto al nostro concittadino Bruno Bertolaso, da sempre direttamente impegnato su questi temi, di fare il punto della situazione.  

Dopo la sentenza emessa dal Consiglio di Stato, con la quale si tutela, senza alcun impedimento, le dichiarazioni anticipate che il malato fa sulle cure mediche che vuole ricevere o rifiutare, si è acceso tra laici e cattolici un confronto decisivo sul tema di fine vita.

Teatro del confronto finale è il Senato, ove è stato finalmente presentato l’esito di tante, tantissime discussioni tra le parti, con un documento unitario intitolato “I doveri della medicina, i diritti del paziente, linee propositive per un diritto della relazione di cura e delle decisioni di fine vita”. 

Il rapporto dà conto degli incontri promossi dal “Cortile dei Gentili”, una fondazione di cui è presidente Giuliano Amato, voluta dal Pontificio Consiglio della Cultura guidato dal cardinal Ravasi per favorire il dialogo tra uomini di fede e agnostici.

Il lavoro svolto ha consentito al presidente del Senato Pietro Grasso  di dare per condivisa “l’importanza del rapporto medico-paziente e di come sia decisivo tenere conto  dei principi di dignità, libertà e di salute, che possono essere esercitati  pienamente solo quando il malato ha la possibilità  di conoscere la propria condizione e di partecipare alla elaborazione  del proprio percorso terapeutico, che possa arrivare fino al rifiuto delle cure”.

Le conclusioni della discussione sono state sottoscritte da varie figure, tra cui: il politico Luigi Manconi, la scienziata Elena Cattaneo, la giurista Laura Palazzoni e padre Laurent Mazas, docenti di filosofia quali Eugenio Mazzarella, la storica Emma Fattorini, la filosofa del diritto Laura Palazzani e il professor Paolo Zatti. 

Persone dotate di storia personale e visione della vita profondamente diverse, ma tutte convinte dell’importanza della relazione di cura tra medico e paziente e della possibilità di indicare le proprie scelte future, ovvero le direttive anticipate esposte in dettaglio nel biotestamento. 

Nel testo presentato in Senato viene prevista la scelta di un fiduciario che, quando il malato non sarà più in grado di gestire direttamente le proprie volontà, farà rispettare le scelte espresse anticipatamente nel testamento biologico. Nel  caso in cui le terapie previste dal medico siano considerate dal paziente non proporzionali alla malattia, quest’ultimo viene messo in grado di rinunciarvi anche nel caso che il medico scelga l’obiezione di coscienza. Viene prevista anche la possibilità di rifiutare l’idratazione e l’alimentazione forzate da parte dei malati.

Il documento presentato in Senato dal “Cortile dei gentili” si conclude con un appello unanime rivolto al legislatore, affinché regoli le situazioni di finitudine, garantendo i cittadini nelle scelte di fine vita, e contemporaneamente assicurando i medici che, adottando i normali criteri di buona pratica clinica, non saranno soggetti a sanzioni penali e civili.
Tra il pubblico presente ho condiviso la commozione di Beppino Englaro che dovette lottare per 17 anni al fine di vedere riconosciuta la volontà del rifiuto delle cure da parte della figlia Eluana.

Il documento, frutto di un ponderoso confronto tra le Stato laico e la Chiesa cattolica, ha prodotto un vero e proprio manifesto, per mezzo del quale viene superata, finalmente, l’idea che la sofferenza non venga lenita.

Si è messo una giusta fine al dolore non necessario all’essere umano.

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