Terremoto dell’Italia centrale: Correggio c’è

Luca, addetto al montaggio del campo base di Montegallo

La tragica mattina del 24 agosto scorso, l’Italia centrale ha tremato per una forte scossa di terremoto di magnitudo 6.0 con quasi 300 morti. I Comuni più colpiti sono stati Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto.
Incontriamo Luca Guerrieri, volontario di Croce Rossa Correggio, giovane con qualifica di Soccorritore e di addetto alla Protezione civile di CRI che è partito come volontario.

Quali sono stati i fatti immediatamente successivi che ti hanno portato sulle zone terremotate?
«La Protezione Civile nazionale ha allertato tutte le sue strutture ed anche il supporto di protezione della Croce Rossa. La Sala Operativa Nazionale di CRI, a sua volta, ha fatto partire le macchine organizzative regionali e sono stato interpellato anch’io. Avuto il consenso del mio Delegato e del mio Presidente, mi sono recato a Bologna dove sono stati approntati 4 mezzi: un bilico ha caricato le tensostrutture, un altro gli ancoraggi, un terzo gli accessori, un quarto i bagni ed il generatore di corrente. Siamo partiti la notte del 24, destinazione Montegallo. Questo piccolo comune del Piceno che confina con Amatrice sarà destinatario di tutte le iniziative dell’Emilia Romagna. Alle 4.30 del mattino ci siamo fermati nei pressi di Ancona per attendere notizie sulla viabilità. Da Ancona siamo ripartiti insieme ad una colonna mobile degli Alpini e ad una cucina mobile della Barilla. Quindi siamo arrivati a Montegallo il 25 agosto e ci siamo sistemati in un campeggio dove il titolare ha messo a disposizione corrente elettrica, acqua e servizi».

In cosa è consistito il vostro lavoro? «Abbiamo montato la tensostruttura, allacciato i servizi e impostato tutto quanto serve in un campo di emergenza. Abbiamo finito il lavoro in settimana e poi abbiamo ricevuto il cambio da forze fresche e siamo rientrati».

Un’esperienza dura ma piena di valori…
«Senz’altro dura. Sono tornato però con un bagaglio umano di valori notevole. Ho dato ma anche ricevuto tanto».

Federico, responsabile della cucina da campo di Uscerno

Federico Castiglioni, 42 anni, residente a Lemizzone di Correggio, dal 2012 è volontario dell’Associazione Icaro della Protezione Civile di Correggio. Sabato 27 agosto, non appena ottenuto il permesso dalla ditta di Rolo per cui lavora come magazziniere, è partito volontario alla volta del comune di Montegallo (523 residenti, 870 metri di altitudine), per portare aiuto nella cucina installata nel campo base della frazione di Uscerno, piccolo agglomerato abbarbicato sulle montagne del Piceno che si basa quasi esclusivamente sull’attività di allevamento, silvicoltura e di coltivazione della terra. La popolazione residente è di circa 90 persone che però nel periodo estivo diventano quasi 300 con il ritorno di tante famiglie originarie del posto. I due piccoli bar, il negozietto e le due chiesette, assieme a pressoché tutte le altre abitazioni, erano completamente inagibili. Alla prima occhiata le case apparivano intatte, con solo qualche crepa, ma osservando meglio, all’interno, c’erano le macerie prodotte dallo sgretolamento dei muri divisori.
Federico, che è il referente provinciale per il servizio di cucina della Protezione Civile reggiana, ha coordinato una decina di volontari per servire i pasti quotidiani ad una popolazione compresa tra le 120 e le 150 persone. Ci ha raccontato di una esperienza molto coinvolgente, di una piccola comunità che ha voglia di reagire e di ricostruirsi la casa e la vita al più presto. La gente vuole rimanere lì dove è nata ed è cresciuta. Ritiene che la presenza di tanti volontari come lui sia stata utile soprattutto sul piano psicologico.
Ha ancora ben presente i visi e i sorrisi dei bambini, coinvolti quotidianamente dagli altri volontari della Croce Rossa e assistiti da alcuni psicologici. Il ricordo più bello che si è portato a casa è di Maria, la vecchietta di 91 anni, madre del proprietario del terreno su cui è sorto il campo base, che tutte le mattine all’alba voleva donare i prodotti del proprio orto ai volontari. Per Federico è stata insomma un’esperienza drammatica ma allo stesso tempo meravigliosa per i rapporti con le persone, per la sensazione di essere in grado di aiutare un po’ questa gente così sfortunata.

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