«Spero non sia lontano il giorno in cui il problema economico occuperà quel posto di ultima fila che gli spetta, mentre nell’arena dei sentimenti e delle idee saranno protagonisti i problemi veri: quelli della vita e dei rapporti umani, della creazione, del comportamento e della religione» scrisse John Maynard Keynes negli anni successivi alla grande crisi del 1929.
L’economia non è tutto e non risolve tutto, insomma: parola di uno dei più grandi economisti di tutti i tempi.
Relativizzare l’economia, ripristinarne il nesso con la ricerca di senso dell’uomo, con i suoi sentimenti più autentici e profondi: la speranza di Keynes è più che mai viva anche oggi.
In nome del primato dell’economia, nel suo connubio ormai immanente con la globalizzazione e con la finanza, si sono creati dei conflitti pericolosi.
Tra ricchezza e povertà, tra rendita e lavoro, tra inquinamento e salubrità, tra business ed etica, tra plutocrazia e democrazia.
Che fare? Rassegnarsi a questo panorama conflittuale così inquietante, frutto di una mentalità che riduce la persona a “uomo economico” e che si affida acriticamente alla mano invisibile del mercato?
O cercare di rimettere in piedi un’economia giusta, civile, che aspiri ad un nuovo equilibrio tra prosperità economica, giustizia sociale e sostenibilità ambientale?
Il tentativo va perseguito con convinzione, affidandosi ai soggetti in grado di condizionare il sistema economico con scelte consapevoli e coerenti.
Sono i cittadini, nella veste di consumatori che pretendono qualità e moralità; sono le istituzioni, che si ergono come garanti di giustizia, trasparenza ed equità; sono le imprese, portatrici di un ruolo di responsabilità sociale che è loro proprio.
Cemento di questa alleanza tra protagonisti dell’economia giusta è una scienza economica capace di fare un bagno di umiltà e di ritrovarsi in buona compagnia tra altre mature discipline umane. «L’economia è una cosa troppo seria perché se ne possa occupare un economista», dice un aneddoto.
Provocatorio, certo, ma non troppo.
Il convegno di Primo Piano del 20 aprile è una bella occasione per parlarne, con l’aiuto di due brillanti
e competenti relatori: Elisabetta Gualmini, politologa, vicepresidente della Regione Emilia-Romagna
e Leonardo Becchetti, economista dell’Università di Roma.
Una bella occasione per tener viva la speranza di Keynes.