La settantatreesima edizione della Mostra del Cinema di Venezia ha offerto diversi spunti per riflettere sullo stato dell’arte cinematografica: una selezione dei film in concorso varia e rappresentativa di generi e latitudini distanti tra loro e molte cose interessanti proposte anche nelle sezioni Orizzonti e Giornate degli Autori.
Peccato solo che i film italiani di quest’anno siano prevalentemente deludenti.
Quest’anno si è aggiunta una nuova sala di proiezione, la Sala Giardino, che ha finalmente colmato il buco/cantiere che da anni costeggiava l’area del Festival.
La sala è stata inaugurata col bel film di Kim Ki-Duk “The net” (Corea del sud, 114’).
Peccato che la proiezione sia cominciata a suon di trapani, le sedie hanno cominciato a staccarsi prima e durante la proiezione, i poveri operai a tentar di rimediare e la gente seduta sui gradini.
Tornando ai Film e al Concorso, meritato il premio al film di Lav Diaz. Certo non è un cinema che può attrarre il grande pubblico (4 ore di proiezione), ma questo film conferma il talento del regista filippino.
In un bianco e nero magnificamente fotografato, “The woman who left” (Filippine, 226’) procede nel suo racconto fatto per “quadri in movimento”, dove è la vita a muoversi, non la macchina da presa. Charo Santos-Concio è la protagonista, bravissima.
Liberamente tratto dal racconto breve “Dio vede quasi tutto, ma aspetta” (1872) di Lev Tolstoj.
Sorpresa invece per il doppio Leone d’Argento a “Paradise” di Andrei Konchalovsky (Russia, Germania, 130’) e “La región salvaje” di Amat Escalante (Messico, Danimarca, Francia, Germania, Norvegia, 100’). Il primo, un film sull’Olocausto, con un taglio insolito, è molto piaciuto anche al pubblico.
L’altro ha sollevato dibattito per le scene erotiche estreme e disturbanti.
A loro modo due film interessanti che non mi erano, però, sembrati da premio.
E allora ecco altri titoli che mi hanno convinto, tanto che assegnerei loro tra le tre e le quattro stelle, e che perciò segnalo:
Damien Chazelle con il musical “La la land” (USA, 127’), coppa Volpi a Emma Stone per la migliore interpretazione femminile;
Eduardo Roy jr.con “Pamilya ordinaryo” (Filippine, 107’);
Midi Z, Zai Jian Wa Cheng con “The road to mandalay” (Myanmar, Taiwan Cina, Francia, Germania, 108’);
Bill Morrison con il documentario “Dawson city: frozen time di” (USA, 112’);
Philippe Falardeau con “The bleeder” (Usa, Canada, 93’), fuori concorso;
Pablo Larraìn con “Jackie” (Usa, Cile, 100’), premio alla miglior sceneggiatura;
Mariano Cohn, Gastòn Duprat con “El ciudadano ilustre” (Argentina, Spagna, 118’), premio a Oscar Martinez per la migliore interpretazione maschile;
Federica di Giacomo con il documentario “Liberami” (Italia, 89’), miglior film nella sezione Orizzonti;
Denis Villeneuve con “Arrival” (Usa, 116).
Insomma un’altra Mostra, viva e partecipata, che ha offerto visioni interessanti utile a costruire una nuova interessante stagione di Cinema anche a Correggio.