«Tanti così non me li sarei aspettati, francamente» esordisce Fabrizio Pelosi, il segretario del Circolo del Partito Democratico di Correggio a proposito dell’affluenza di votanti alle primarie di domenica 30 aprile. Nei sei seggi allestiti nel nostro Comune si sono presentati in duemila elettori. Un risultato «decisamente positivo» per Fabrizio. «È vero che rispetto alle primarie del 2013, quando i votanti per Renzi, Cuperlo e Civati furono un po’ più di 3.000, c’è stato un bel calo. Hanno influito sia la scarsa informazione arrivata a casa delle famiglie, sia la data scelta, nel mezzo di un bel ponte di primavera. Ma soprattutto ha pesato il clima generale: la sconfitta al referendum costituzionale, la scissione e l’abbandono di alcuni dirigenti importanti del Partito. Non sono piccoli accidenti, ma scosse telluriche di un certo grado» ragiona Pelosi.
A questi fattori negativi, dunque, la reazione c’è stata, netta e chiara, e dimostra la vitalità di un Partito che vuole, con l’apporto diretto dei suoi elettori, rimettersi in marcia, al servizio della domanda di futuro che attraversa il Paese.
La libertà è partecipazione, cantava Giorgio Gaber. Bruna Aguzzoli di libertà se ne intende: è stata staffetta partigiana della 37esima brigata GAP e per questo si è vista insignita della medaglia della Liberazione del Ministero della difesa. Alla veneranda età di 92 anni, soffre per gli arti inferiori malfermi, ma con occhi, cuore e cervello pimpanti segue quotidianamente la politica sui giornali e per la tv. Con l’aiuto delle stampelle, non ha voluto mancare all’appuntamento del 30 aprile. «Dal 1946, quando votai per la prima volta, non ho mai mancato di esercitare il diritto di voto. Lo ritengo un dovere democratico primario. Ho tre pronipoti che ancora non possono votare per ragioni di età. Le primarie sono un’occasione di partecipazione, e io ho votato per loro più che per me. Non voglio che si torni indietro, a quella notte della libertà che da giovane ho vissuto io. Sono iscritta al Partito (PCI, poi PDS, DS e PD) fin dal dopoguerra. Penso che un Partito che ascolta il popolo e lo coinvolge sia il rimedio contro il populismo che imperversa. Ma ciò che mi fa più paura oggi è l’individualismo. Quando ognuno pensa per sé e basta, la società prende una brutta piega. E la politica ci vuole. Perché serve a costruire e a rafforzare lo spirito di comunità, lo stare insieme, la solidarietà tra le persone. Fa bene il Papa a incitare i giovani ad interessarsi della politica».
Tra i votanti alle primarie, i giovani non sono stati tanti: questa è l’impressione visiva riportata dai volontari del Partito che hanno gestito i seggi. Solo tre sedicenni, per esempio, a Correggio, hanno approfittato della possibilità di esprimersi, registrandosi on line come previsto dal regolamento delle primarie.
Saverio Reverberi, diciottenne studente delle superiori, ha votato nel seggio di Canolo. Se gli si domanda perché sia andato a votare, risponde così: «piuttosto, perché non andare? Viviamo in un periodo caratterizzato da un forte senso di sfiducia e critica nei confronti del nostro paese. I giovani si lamentano continuamente di tutte le cose che vanno male, dello stato che non fa niente per loro e dei politici visti come perditempo troppo pagati. Ma la mia domanda è: cosa facciamo noi per cambiare le cose? È facile lamentarsi, aspettando che la soluzione arrivi magicamente dal cielo. Spesso sento dei coetanei dire che è colpa dei nostri genitori se ci troviamo così, in questo periodo di crisi. Se anche così fosse, lamentarsi non serve a nulla. I nostri genitori avranno anche sbagliato, ma loro possedevano qualcosa che oggi giorno non esiste più: la voglia di combattere e cambiare le cose».
Ma questo Partito riuscirà a cambiare le cose? La palla passa a Pelosi: «La partecipazione alle primarie è un forte segnale di speranza per il PD, anche a Correggio. Quando vedi ai seggi il novantasettenne Germano Nicolini e giovanissime ragazze pakistane, capisci che c’è voglia di esserci, di sentirsi protagonisti indomiti e tenaci di un futuro migliore. Adesso la parola spetta alla politica del PD, alle sue scelte, anche al lavoro del nostro Circolo, sempre aperto alla partecipazione, contando non sui click ma sulla gente in carne ed ossa» dice Fabrizio. Il 30 aprile quindi consegna al PD una bella responsabilità. È giunta l’ora.
Non risparmia critiche ed autocritiche al suo “mondo giovane” il nostro Saverio: «Si è perduta passione politica. Siamo fondamentalmente viziati, pigri; in fondo le cose ci van bene così come sono. Ci basta avere un cellulare sotto il quale nascondere la testa e siamo felici. Diamo per scontata una libertà che è costata tante vite umane in un percorso lunghissimo. Snobbiamo i partiti, dimenticandoci che essi sono il frutto dell’affermazione della democrazia e che di conseguenza noi, dico noi, siamo responsabili per loro. La politica e il votare sono una cosa molto difficile, complicata. Molti politici oggi non aiutano di certo, ingannando gli elettori. Probabilmente è per questo motivo che molti giovani non partecipano o lo fanno in maniera passiva. Ma la politica è anche fondamentale, se viene affrontata in maniera seria, informandosi e confrontando le proposte. Poi fare del proprio meglio anche nel piccolo di ogni giorno porterà sicuramente a un futuro migliore». «Le dimensioni della politica oggi sono tante» conclude Fabrizio «anche il volontariato è politica. Ma i Partiti restano importanti perché portatori di una visione generale e perché con la loro diffusione sul territorio aiutano la formazione della classe dirigente del Paese. Non dimentichiamolo: governare oggi è una cosa seria. Ad amministrare la cosa pubblica, il bene comune, non si nasce imparati!».