Spiragli di luce o ancora buio pesto?

Intervista sull’economia Correggese a Giulio Morandi

« Spiragli di luce dopo un lungo periodo di buio»: con queste parole Stefano Bonaccini, il governatore della Regione ha commentato il “Rapporto sull’economia regionale 2014” presentato da Unioncamere Emilia-Romagna il 19 dicembre scorso.

Il PIL regionale nel 2014 sale dello 0,3% in controtendenza rispetto alla diminuzione dello 0,4% prevista in Italia. I numeri sono ancora molto deboli, lontani dalla situazione ante crisi del 2007: però se questa tendenza si confermerà, nel biennio 2015-2016 potrebbe arrivare la ripresa.

Questa la sintesi del Rapporto, che individua nell’apertura ai mercati esteri l’ancora di salvezza dell’Emilia-Romagna. L’export regionale cresce infatti del 4,2%, risultando l’unico concreto sostegno all’economia, con una quota sul PIL che arriva ben al 37,5% a fine 2014. Insomma, nel quadro macro-economico a fosche tinte che tutti conosciamo, l’Emilia-Romagna riesce a collocarsi tra le realtà più dinamiche del Paese.

E Correggio? Come se la cava?
Si vedono spiragli di luce? O persiste un buio pesto?
Ne parliamo con Giulio Morandi, avvocato, ragioniere commercialista e revisore contabile, titolare dell’omonimo studio legale e tributario correggese. Un osservatorio privilegiato sull’economia del territorio.

«Calo della domanda interna, crisi dell’edilizia e conseguenti problematiche occupazionali: sono questi gli aspetti che hanno maggiormente caratterizzato il quadro economico e sociale degli ultimi anni» dice subito l’avvocato Morandi.

E aggiunge: «La riduzione della produzione industriale determinatosi dall’ultimo trimestre del 2008 è stato affrontata, dalle nostre imprese, attivando tutti gli strumenti per mantenere quanto più possibile i livelli occupazionali e non disperdere le potenzialità produttive e commerciali. Gli ammortizzatori sociali hanno, in diverse situazioni, evitato l’assunzione di provvedimenti di riduzione del personale e si sono rivelati essenziali per la sostanziale tenuta di un certo equilibrio economico e civile. Ma la crisi ha anche fatto emergere la caparbietà dei nostri imprenditori e le qualità delle nostre aziende. Nonostante la generalizzata riduzione dei margini, le imprese non si sono ritirate dalla sfida competitiva, continuando a credere e ad investire nei propri prodotti e servizi. Stando sempre ad un livello generale vi è poi da ricordare che il nostro tessuto economico e sociale è beneficiato da un volontariato diffuso e da un adeguato livello dei servizi forniti dalle istituzioni».

Ma dov’è la spinta propulsiva che può farci sperare?
Senza sbilanciarsi troppo su previsioni al momento ancora difficili, l’avvocato Morandi fa capire comunque che le chiavi del successo a Correggio operano già da tempo e garantiscono a pieno titolo alla nostra economia cittadina quella dinamicità che Unioncamere riscontra per l’Emilia-Romagna.
«Il cambio favorevole dell’euro e il calo del prezzo del petrolio potranno poi ulteriormente favorire la nostra competitività e le nostre esportazioni.
Il nostro tessuto produttivo è molto orientato all’export. Diverse imprese esportano i loro prodotti in tutto il mondo ed altre riforniscono imprese che a loro volta esportano. Sono presenti a Correggio diverse imprese multinazionali, alcune delle quali sono aziende “domestiche” con ramificazioni in tutto il mondo ed altre costituiscono insediamenti di multinazionali di altri paesi che hanno trovato a Correggio le condizioni ideali per investire. Imprese che il più delle volte sono leader nei loro settori».

Tra le stellette del firmamento della Regione, quella di Correggio brilla bene, insomma. Ma poi dire “export” è riduttivo, perché si tratta di internazionalizzazione, in un senso più globale.

«Pensiamo ancora a quanto sia significativa l’avvenuta acquisizione di imprese qui localizzate da parte di gruppi multinazionali» e l’avvocato snocciola alcuni nomi ben noti ai più, da qualche anno a questa parte.

«Se pensi che, potendo comprare aziende in tutto il mondo, investono proprio sul saper fare che si è sedimentato da anni nella manifattura correggese, questo è un segno del nostro valore d’impresa, delle capacità produttive diffuse anche tra i subfornitori e che fanno dei nostri territori veri e propri distretti produttivi di eccellenza. Occorre che tutti lavoriamo perché queste condizioni rimangano e si possano ulteriormente sviluppare nuove opportunità occupazionali».

Altre fortune del made in Correggio?
«La diversificazione dei comparti dove l’economia produttiva si dipana: pensiamo all’agricoltura, al settore metalmeccanico, all’alimentare, a quello della plastica, a quello della moda ed anche a quello dei servizi. Il che è un nostro punto di forza. L’altro è la vocazione per l’impresa e l’utilizzo della finanza al solo servizio dell’impresa».

Non ci siamo ubriacati troppo di finanza, per dire, cedendo alle sirene del denaro facile che si riproduce da solo per comode vie brevi.
Proprio in questi giorni qualche nota azienda leader correggese sta ampliando, visibilmente, i suoi edifici, investe in nuovi prodotti e mercati e assume forza lavoro.

Naturalmente Correggio non è un’isola felice. Restano, a sentire la diagnosi dell’avvocato Morandi, i problemi tipici della piccola e media impresa italiana: l’accesso al credito, la ricerca, la mole e il peso degli adempimenti burocratici e fiscali, la continuità ed il ricambio generazionale, il costo indiretto del lavoro, l’incertezza del contenzioso legale.
Sono i punti critici con cui l’attività di consulenza e di assistenza del suo studio professionale si misura tutti i giorni.
C’è da crederci, vista la reputazione e l’esperienza di cui dispone lo studio stesso.
Dunque, anche il “piccolo è bello” di Correggio non è solo virtù e non fa eccezione.

Poi c’è il dramma dell’edilizia e delle costruzioni, che a Correggio ha visto la chiusura di diverse piccolissime imprese, la riduzione drastica dell’occupazione e la grave difficoltà di quelle grandi aziende cooperative che qui da noi hanno cifre rilevanti di monte-lavori e base sociale. Per il mattone e affini, la fine del tunnel purtroppo ancora non si vede, e certamente, «non si potrà più tornare ai ritmi e ai modelli di prima del 2008» asserisce Giulio Morandi.

Ma si muove qualcosa?
«Nella legge di stabilità vedo due cose importanti: -dice l’avvocato- una è la nuova moratoria dei mutui bancari e dei finanziamenti che consente alle imprese di sospendere il pagamento delle quote capitarie dal 2015 al 2017. L’altra è la riduzione dell’IRAP e la contribuzione per i nuovi assunti a tempo indeterminato sempre a partire dal 2015. Due fattori che dovrebbero costituire un concreto aiuto all’economia e uno stimolo all’occupazione».

Molto dipende dal contesto che si crea, si sa, nell’ambito della politica e nelle scelte le istituzioni preposte a definirne i contorni, da Bruxelles fino a Correggio.

Deve ristabilirsi un clima generale di fiducia del Paese e nel Paese, perché si riprenda a investire durevolmente e a credere nella ripresa.

Vedremo.
Intanto, la volontà di fare tutto il possibile da parte del mondo economico locale per non compromettere il lavoro di tanti anni passati e per non pregiudicare il futuro che verrà, lui la vede e la sente.

Un segno?
«La determinazione e la velocità con cui si è reagito nelle aziende di Correggio e dintorni al terremoto ed ai suoi danni materiali: lo scatto d’orgoglio di un terra che non trema di fronte anche alle maggiori difficoltà».

Eccolo il segno. Vuol dire che confidare nel riscatto dell’economia correggese non è affatto una “causa persa”.

E se lo dice l’avvocato…

Grazie e buon lavoro, avvocato Morandi.
A lei e collaboratori.

Condividi:

Leggi anche

Newsletter

Scroll to Top