Speriamo sia la svolta buona

Ne parliamo con Mauro Severi, presidente di Unindustria Reggio Emilia

Non è semplice capire se siamo vicini ad una inversione di tendenza nella lunga crisi che ormai da sei anni colpisce le famiglie italiane, spinge al pessimismo le nostre aspettative e impoverisce i consumi e gli investimenti.

Non ci aiuta il tifo di chi appena può legge con gli occhiali della polemica politica i dati occupazionali ed economici, quando i fenomeni complessi hanno bisogno di tempi lunghi per consolidarsi.

Ed è anche difficile fare una zoomata sul contesto locale, che è frammentato per settori e privo di rilevazioni statistiche.

 Prendiamo il “tasso di disoccupazione” nazionale, il più semplice degli indicatori occupazionali: a febbraio del 2015 nell’Eurozona, la disoccupazione era in leggera discesa e si fermava all’11,3% (dall’11,8% di un anno prima), con la Germania a far da battistrada col 6,4% e la Spagna peggiorata fino al 23,7%.

L’Italia è ferma da un anno al 12,7%, con una lieve riduzione a dicembre, poi contraddetta a febbraio. Bisogna però ricordarsi che il job acts approvato dal Governo è attivo solo dal 7 marzo e la decontribuzione sul costo del lavoro da gennaio. E infatti i dati di marzo dicono di 92.000 nuovi contratti a tempo indeterminato, un istituto il cui peso sulle modalità di assunzione cresce in meno di un mese dal 17,5% al 25,3%, in gran parte frutto di passaggi dalle forme contrattuali atipiche.

L’unica considerazione possibile per ora è quindi che la riforma del lavoro avrà un effetto rilevante nella stabilizzazione dei contratti, all’interno del nuovo quadro strutturale delle tutele crescenti, con effetti positivi sui consumi delle famiglie.

Tutto da dimostrare invece è l’impatto sulla crescita occupazionale, questione assai meno legata agli effetti di una legge e molto invece all’andamento degli scambi commerciali mondiali e alla qualità dello sviluppo economico di un territorio.

Per capirne di più abbiamo posto alcune domande ad un sanmartinese, ma da diversi lustri correggese d’adozione: l’architetto Mauro Severi.

Dal suo osservatorio privilegiato di presidente di Unindustria Reggio Emilia, carica che ricopre dallo scorso anno, e di socio e amministratore del Gruppo Nexion Corghi, una delle imprese più importanti dell’economia correggese e leader mondiale nel settore degli smonta gomme e degli ausili tecnici per il controllo e la sostituzione degli pneumatici, esordisce così:

«I paesi avanzati e quelli emergenti ci insegnano che più industria manifatturiera è uguale a più crescita. Perciò se l’Italia investirà su innovazione ed internazionalizzazione ha ancora un’ottima base per agganciare lo sviluppo.
La svalutazione dell’euro sta negli ultimi mesi sostenendo le esportazioni, ma per l’industria italiana la ripresa si consoliderà solo se anche la domanda interna, rafforzandosi, potrà aggiungere il proprio contributo all’aumento dei fatturati e degli investimenti.
Facendo un discorso generale, che non tiene conto delle forti differenze tra i vari settori economici, per ritornare alla situazione del 2007 occorrerebbe recuperare 185 miliardi di produzione perduta».

In effetti le previsioni di crescita del PIL italiano (che è la misura della ricchezza prodotta) sono unanimi e sono più ottimistiche rispetto ad alcuni mesi fa.  Tuttavia le stime di cui si parla (tra +0,5% e +0.7%) se sono già un’inversione di tendenza dopo molti anni di drammatica decrescita, sono tra le più basse dell’Eurozona. Una debolezza che viene da lontano, da decenni prima della crisi, per il costante peggioramento della competitività della nostra economia che ha portato alla scomparsa di migliaia di aziende e alla crisi verticale di interi settori nazionali.
«Pensiamo» ci dice Severi «che sulla ripresa della nostra domanda interna incideranno positivamente il crollo delle materie prime e del petrolio, l’incremento dei commerci internazionali e l’immissione di liquidità della BCE nel circuito creditizio.
Il Governo ha già fatto alcune cose importanti, come la correzione delle rigidità di bilancio, l’intervento sul costo del lavoro e la riforma complessiva del lavoro; ed ancora di più ne ha annunciate. Ora è chiamato a realizzarle per completare in modo coerente, senza cedimenti quella radicale riforma dello Stato che finalmente appare possibile.
Questo deve essere il suo contributo alla ripresa».

«La situazione dell’industria reggiana» continua il presidente di Confindustria «che in termini di produzione e di occupazione si mantiene al di sopra dei dati nazionali (ad esempio l’occupazione ha già fatto segnare  nel quarto trimestre del 2014 un +0,7%) rispecchia il mutato clima nelle aspettative delle imprese a livello nazionale, ossia quello di un miglioramento delle prospettive per effetto della crescita sui mercati esteri (nello stesso trimestre gli ordini dall’estero hanno segnato un aumento del 12,5%), mentre tutta da verificare è una ripresa dei consumi interni».

Venendo al contesto correggese pare che la crisi abbia avuto un impatto meno distruttivo di quello subito dall’economia provinciale.
Il nostro Comune ha compiuto uno studio sull’economia del distretto (Correggio e comuni limitrofi). Tra 2008 e 2014 il numero delle crisi aziendali è stato inferiore a quella degli altri distretti provinciali: infatti si è prodotta la perdita del 2,8% nel numero di unità locali (ad oggi sono 3.121) contro il 4,5% provinciale; e nel 2014 il saldo tra natalità e mortalità delle imprese è stato positivo.

Il settore che ha utilizzato più ammortizzatori è stato quello metalmeccanico, ma la crisi ha colpito anche imprese dell’edilizia e dei settori collegati, del tessile e abbigliamento, della gomma-plastica.

Nonostante la tenuta del tessuto aziendale (che occupa oggi 11.227 addetti) la disoccupazione è salita al 10,5% contro il 9,8% provinciale.
È un dato su cui sicuramente pesano le crisi di alcune imprese ad alta incidenza di lavoro a San Martino in Rio.
Questi numeri sono stati presentati dal sindaco Ilenia Malavasi e dall’assessore Monica Maioli alle associazioni d’impresa e ai sindacati in un primo incontro di condivisione delle analisi. Il Comune ha stanziato nel bilancio di previsione approvato a fine marzo un fondo di 50.000 euro per “azioni anticrisi”.
La volontà è quella di destinare questo primo stanziamento ad un pacchetto di misure da decidere nei successivi incontri insieme ai soggetti invitati. Non possiamo che plaudere all’iniziativa.

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