Silenzio, parla Melissa

L’erbario e le parole sottovoce della giovane artista che coglie le storie negli angoli dimenticati

A metà gennaio è stato presentato il primo racconto scritto da Melissa Magnani per il progetto Meglio di un romanzo, promosso dal Festival della Letteratura di Mantova 2016. Il titolo Isole di silenzio anticipa il motivo che unirà cinque racconti parte di questo progetto. Ma andiamo con ordine.
Melissa-Magnani2Melissa Magnani è una giovane correggese -classe 1992- studentessa all’Accademia di Belle Arti di Bologna, attualmente all’ultimo anno di corso del Biennio di arti visive. Al suo attivo ha già diverse mostre, raccolte di poesie e premi letterari: per Melissa, l’arte non è mai disgiunta dalla parola. La scrittura per lei è una vocazione, strettamente legata al suo percorso artistico e professionale. Insieme ripercorriamo le tappe più importanti della sua produzione degli ultimi anni, ed è dolce la sensazione di parlare con una ragazza che ha avuto il coraggio e il talento di dare forma ai suoi sogni.
Con una sensibilità rara Melissa ha dato vita a Herbarium, una raccolta di 31 poesie dedicate alle persone importanti della sua vita (Premio Rimini 2016). «Herbarium è nato come una serie di poesie che sono in realtà un mio atto d’amore, perché ogni poesia è una persona parte della mia vita. Questi componimenti sono insomma piccoli ritratti, in cui però la persona sparisce, perché diventa un’erba. Sono partita da un ricordo, da un’immagine, qualcosa di estemporaneo e fugace nella vita di ognuno, e l’ho catalogato nel mio erbario attraverso brevi parole».
Da questa raccolta è poi scaturita un’esposizione personale, la prima di Melissa, nella suggestiva cornice dei Chiostri di San Pietro di Reggio Emilia, una location affascinante aperta solamente in occasione di mostre e spettacoli. Per questa installazione Melissa ha trasformato le proprie poesie in proiezioni sulle persone alle quali erano dedicate, oltre che su oggetti di vario tipo, creando un effetto suggestivo e raffinato, come se davvero le parole si fondessero con la carne e il sangue del loro prototipo umano.
Un filo conduttore della sua produzione, che ci conduce anche al Festival di Mantova, è il silenzio. «Lavorando in Accademia con il mio professore, Luca Caccioni, isolando parole su una parete bianca, mi sono resa conto di come il silenzio diventasse molto più importante della parola». Questa tematica è stata fondamentale per il suo lavoro già nel 2015: «Stavo lavorando a un progetto di arte pubblica e ho cominciato a fare una ricerca sugli orfanotrofi abbandonati a Bologna. Mi sono concentrata in particolare sui sette istituti che esistevano in centro a Bologna e che disegnavano una cintura intorno a piazza Maggiore. Sono stata all’Archivio di Stato del capoluogo per fare le mie ricerche e ho consultato le carte. Tutti quei nomi di bambini mi hanno dato un senso di oblio e di dimenticanza. Non ero emotivamente pronta a questo. Mi sono appassionata a uno degli orfanotrofi, che era in via Begatto, gestito da suore. In precedenza ospitava una comunità di ciechi».
Il destino ha voluto che Melissa potesse lavorare in altro modo su queste vicende: si è iscritta al concorso per la celebrazione dei 130 anni di attività del Resto del Carlino, sapendo che le sarebbe stato assegnato un anno sul quale avrebbe dovuto scrivere. È stato il 1889, uno degli anni di attività dell’istituto che aveva catturato la sua attenzione. Così Melissa ha potuto scrivere la storia di Taddeo, che è confluita nel racconto Via Begatto numero 19, vincitore del primo premio. La storia del bambino è frutto della fantasia di Melissa, mentre sono reali l’ambientazione e i fatti atmosferici, come l’alluvione che colpì Bologna.
Veniamo ora al passato più recente e ai progetti per il 2017 di Melissa. Durante lo scorso Festival della Letteratura di Mantova ha presentato il progetto per la selezione Come un romanzo alla presenza di una giuria composta da Concita De Gregorio, Christian Elia e Angelo Ferracuti ed altri giornalisti e scrittori: «Un’esperienza bella, perché alla fine della presentazione molte persone sono venute a farmi domande, come se il silenzio interessasse molto più di quanto si pensi comunemente». Il suo progetto è stato selezionato fra gli otto finalisti e infine giudicato il più bello, ricevendo così i finanziamenti per essere prodotto. Lavorerà dunque a cinque storie che avranno come denominatore comune il silenzio: quasi un “ossimoro”, considerando che stiamo parlando di un progetto nato all’interno di un festival della Letteratura. «Mi sono detta che mi sarebbe piaciuto fare un reportage sul silenzio, su quelle persone che hanno scelto il silenzio, proprio perché volevo vedere se anche nelle loro esperienze il silenzio arrivasse a dare più corpo alle parole. Se anche le parole più semplici, come buonanotte, pane, diventassero nelle loro vite qualcosa di più forte e più denso, come tornare all’origine dell’alfabeto. Ho dunque pensato alle storie che conoscevo e che avrei voluto conoscere, tracciando una linea attraverso l’Emilia-Romagna, nei miei luoghi».
Le storie scritte da Melissa hanno cinque protagonisti reali, che hanno accettato la sua proposta di intervista. La prima, alla quale è dedicato il racconto d’apertura del progetto, è una suora di clausura, badessa in un monastero benedettino di Piacenza. Medico specializzato in malattie infettive nella sua vita da laica, si è trovata ad affrontare il boom dell’AIDS negli anni ottanta e ha infine deciso di seguire la sua chiamata nel modo più radicale. Melissa per scrivere su di lei ha vissuto qualche giorno nel suo convento la scorsa estate. «è stato bello capire come da loro il silenzio fosse concreto. Il tempo sparisce. Non avevo orologi perché avevo cercato di estraniarmi il più possibile dalla realtà. Si guarda molto di più il cielo, per quanto in convento sia solo un pezzetto: è lui che detta i ritmi della giornata. Mi ero portata molti libri perché avevo paura che il tempo passasse lentamente, mentre in realtà è sparito».
Ogni mese a partire da gennaio 2017 verrà pubblicata una storia sul sito del Festival Letteratura di Mantova: gli altri protagonisti sono un artista, un cantautore che ha scelto di uscire dalla città e di andare in montagna, un’eremita (donna) non consacrata che abita in una sacrestia abbandonata a Bologna e un medico che ha fatto scelte inerenti al silenzio. Alcune di queste storie erano già conosciute da Melissa, che ha sempre avuto una certa inclinazione verso l’eremitaggio e verso le persone che si isolavano da tutto. All’articolo ogni volta verranno unite le immagini, brani audio e video. Ognuna delle persone lascerà a Melissa un piccolo reperto: «vorrei arrivare alla fine del progetto avendo un archivio di memorie, che possono essere una piuma o un sasso del posto, qualcosa di semplice ma che per la persona rappresenta il silenzio, per poi creare una serie di installazioni che le riutilizzino».

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