Qui dove c’erano le Officine Reggiane, in Viale Ramazzini, lato est di Piazzale Europa, nel capannone 18, il Parco Innovazione della città di Reggio Emilia compie il primo anno di vita. All’esterno costeggi la mole arrugginita di un ex carroponte gigantesco, poi entri in una lunga galleria dove si affacciano le insegne soft di abitanti preziosi, a loro agio in questo stile essenziale, fusione tra storia e futuro.
«Una comunità tecnico scientifica di primissimo livello, con le dotazioni tecnologiche più avanzate e con competenze diverse ma integrate tra di loro»: sono le parole con cui Carlo Pasini mi presenta Studio Alfa, la società che giusto da un anno abita qui e che offre un’ampia gamma di servizi nel campo dell’ambiente e della sicurezza per le imprese e la pubblica amministrazione. Nata negli anni ottanta a Reggio, Studio Alfa vanta oggi un portafoglio clienti di primissimo ordine: grandi società, banche, istituzioni pubbliche, professionisti, piccole e medie imprese. Dal 2015 la società è stata acquisita dal Gruppo Iren ed il dottor Carlo Pasini, alla guida di Iren Rinnovabili fino a quel momento, ne è diventato l’amministratore delegato.
Con lui c’è Massimo Ferrari, nostro concittadino correggese, una laurea in chimica, direttore operativo di Studio Alfa.
Oltre al laboratorio, che occupa gran parte del piano terra della galleria, la società comprende altre due branche d’attività: consulenza e ingegneria. Alfa Laboratory, Alfa Consulting e Alfa Engineering: tre anime di un unico corpo, ben descritte nelle pregevoli brochure aziendali, dove l’inglese dei titoli permette anche al greco e al latino di spiegare l’etimologia delle parole più ricorrenti dell’Alfa-dizionario. L’interazione delle tre anime di Alfa, Carlo Pasini la spiega così: «Con il laboratorio analizziamo e misuriamo il problema ambientale che ci viene sottoposto; con la consulenza forniamo il supporto di conoscenze per poterlo affrontare; con l’ingegneria siamo in grado di progettare e fornire le soluzioni del caso. Questo approccio integrato è il nostro punto di forza, che ci dà una posizione di primissima importanza nel panorama nazionale. Lavoriamo come una sartoria di qualità: dopo averti preso le misure, ti confezioniamo un abito su misura». Qui lavorano 130 dipendenti fissi e 200 collaboratori esterni. La mission? Quattro parole e un articolo: proteggere il presente, progettare il futuro (protect/project, l’efficace claim in inglese titola le brochure).
«Il nostro laboratorio» spiega Massimo Ferrari «vanta quarant’anni di esperienza e si posiziona tra i più avanzati e importanti laboratori a livello nazionale in materia di analisi ambientali e di sicurezza alimentare. In oltre 1.300 mq, lavorano qui una settantina di chimici, biologi, tecnici laureati in scienze ambientali. Con le analisi chimiche misuriamo i parametri nocivi per l’uomo e per l’ambiente: terreni, acque e liquidi in genere, rifiuti, qualità dell’aria, emissioni in atmosfera, materiali con amianto o altre fibre vetrose, packaging. Con le analisi microbiologiche cerchiamo gli agenti patogeni negli alimenti per garantire la salubrità e la sicurezza dei prodotti commercializzati nella filiera agroalimentare».
Due problemi sui quali la leadership del laboratorio (Alfa Lab) è indiscussa sono l’amianto e le molestie olfattive, cioè i cattivi odori. «Sull’amianto – continua Ferrari – siamo organismo accreditato dal Ministero dell’Ambiente per l’equipe altamente specializzata di cui disponiamo e che mettiamo a disposizione di importanti aziende industriali, nazionali ed estere, e della pubblica amministrazione. Sugli odori che si creano soprattutto a seguito dei processi di innovazione tecnologica lavoriamo a fianco del Consiglio Nazionale delle Ricerche, dell’Istituto Superiore di Sanità, della Regione. Monitoriamo i camini, grandi e piccoli, e tutte le emissioni odorigene: un problema che, si sa, incontra oggi una acuta sensibilità da parte dei cittadini».
In materia di salute, sicurezza e ambiente Alfa Consulting vuol dire prevenzione. «Prevenire i rischi oggi è l’emergenza nazionale più drammatica, nel mondo del lavoro e nella vita civile» afferma Pasini. «La politica di prevenzione è l’alfa, mi si consenta, da cui partire per avere un Paese più sicuro per tutti, rispettoso dell’ambiente e socialmente responsabile. Abbiamo un dovere etico nei confronti delle giovani generazioni. Si sono fatti grandi passi in avanti. Le leggi per la sicurezza sono diventate molto più stringenti e la sensibilità per l’ambiente e la sicurezza, nella piccola come nella grande impresa, è notevolmente cresciuta. Il mercato globale poi te lo impone, a cominciare dagli obblighi di tracciabilità e di certificazione».
E le lamentele sulle complicazioni burocratiche in materia di sicurezza che renderebbero difficile la vita alle piccole imprese specie qui in Emilia? I due manager ribattono all’unisono: «Qui da noi ci sono i controlli. L’ARPA, l’AUSL, i Comuni fanno il loro dovere, non dormono. Certo la prevenzione costa e ti arreca qualche grattacapo da risolvere. Noi siamo qui per aiutarti a farlo, senza romperti la testa. Costa tanto di più, però, e a tutti, riparare i danni quando i disastri dovuti a inadempienza e trascuratezza sono avvenuti». «Qualche sensore in più, le regole di una corretta manutenzione, una progettazione fatta col BIM (il Building Information Modeling, un vanto di Alfa Engineering) potranno sembrare pignolerie eccessive o costose ma aiutano ad evitare poi grandi guai, nelle piccole come nelle grandi opere» aggiunge Ferrari.
Possibile un nuovo equilibrio tra ambiente e sviluppo? «Non sta a noi dare una risposta, tocca alla politica. Noi, come una sentinella in allerta, forniamo dati e armi alla politica, se è consapevole dei limiti dello sviluppo» dice Pasini. «Abbiamo fiducia nell’innovazione, ci investiamo. Le soluzioni si possono trovare, anche ai nodi più complessi, senza pensare che l’unica possibilità per salvare il futuro, sia quella di distruggere il presente, ritornando indietro nel tempo, quando qui, prima delle Reggiane, c’era la campagna. Servono consapevolezza e spinta. I giovani nelle piazze con Greta Thunberg e la svolta di Ursula von der Leyen per la “green economy” europea, mi paiono ottimi segnali». Chiosa Ferrari: «Certo, qui da noi, nel cuore della pianura più antropizzata d’Italia, l’aria è più inquinata che nell’altipiano della Sila. Ma credo sia meglio abitare a Correggio e sentirsi impegnati per migliorare l’ambiente che ci circonda. Concordo con Carlo: la chiave di volta è innovare, nella tecnologia, nel modo di produrre, ma tanto di più nella pratica dei nostri comportamenti quotidiani, nelle nostre relazioni sociali».
Avete una brochure che spiega come farlo? Pasini e Ferrari sorridono: serve solo buona volontà.