«È stata una decisione che ho preso con il cuore, senza la minima esitazione». Così mi dice l’amico Giorgio Bosi, presidente del gruppo Pibiplast di Correggio, leader nella produzione di contenitori per la cosmesi. La decisione di cui parla è stata quella di concedere alla AUSL reggiana per ospitarvi le vaccinazioni contro il Covid, per tre mesi in comodato gratuito, i capannoni dell’Ente Fiera di Reggio Emilia, che aveva rilevato un anno fa dalla procedura di liquidazione. Ringraziamenti solenni non gli sono mancati: da Luca Vecchi, Sindaco di Reggio a Cristina Marchesi, direttore generale della AUSL. Ma tanta soddisfazione gli viene dai commenti del personale sanitario che nel capannone di Via Filangeri già da qualche giorno ha ricevuto le prime dosi del vaccino.
«Vedo che l’allestimento e l’organizzazione del tutto stanno funzionando egregiamente» continua Giorgio. «Gli elogi alla sanità pubblica reggiana per questa complessa operazione di vaccinazione di massa che si leggono sui social confermano due mie convinzioni.
La prima, fondamentale, è che la sanità pubblica è un bene prezioso, insostituibile. La seconda è che la struttura, per le sue caratteristiche funzionali, è una chiave del successo dell’operazione».
In effetti, le scene viste in TV delle code di sanitari in attesa del vaccino, al freddo e sotto l’ombrello, per ore e ore, in altre città del nostro Paese, rendono palese il vantaggio reggiano: ampi parcheggi, posizione decentrata ma comodamente raggiungibile da un flusso di tremila vaccinandi giornalieri, spazio agevole per i 18 box vaccinali, per l’assistenza pre e post vaccino, per le distanze di sicurezza e la privacy dei presenti.
E così, facilitato da queste condizioni ambientali, il gioco di squadra di tutti gli operatori sanitari coinvolti sta fornendo ottima prova di sè.
E dopo, Giorgio, che ne sarà del Centro Fiera? Chiedo. «Vedremo se riprendere i rapporti contrattuali con le Fiere di Parma, che ho sciolto anticipatamente per consentire la destinazione sanitaria. Adesso però pensiamo alla salute ed alla sicurezza, operando per uscire da questo sconquasso il prima possibile».
Sotto il pensiero che resta inchiodato alla sanità, leggo nello scatto dei suoi occhi la voglia di parteciparmi ulteriori sentimenti. Esce dalla stanza dove siamo, nella sede Pibiplast, in via Gilocchi, e ritorna con il libro sull’Ospedale San Sebastiano di Correggio, curato da Giuliana Lusuardi e Danilo Morini. Ecco le pagine dedicate a due figure a lui care: il nonno Pio e il papà Paolo, recentemente scomparso.
Il medico Pio Bosi venne a Correggio nel 1919 come chirurgo e direttore dell’Ospedale civile San Sebastiano e vi rimase per ben 32 anni, compresi quelli duri di guerra, diventandone un vero animatore. Curò, infaticabile, la rete dei rapporti con il territorio, ricoprendo anche il ruolo di medico condotto.
Paolo Bosi, una laurea in giurisprudenza e con l’esperienza amministrativa già da fondatore e titolare della Pibiplast, nel 1959 venne chiamato dal Prefetto al ruolo di Commissario per l’amministrazione delle Opere Pie Riunite. Nei tre anni del suo mandato creò i primariati, risanò le casse e triplicò i posti letto dell’Ospedale San Sebastiano.
Quindi Giorgio, il tuo cuore, decision maker dell’operazione Fiera, oggi si rallegra anche per una ritrovata vocazione di famiglia! Gli dico, in cerca di conferma. Sorride, lasciando solo a me, con discrezione, l’onere della diagnosi.
Mentre esco, ringraziandolo per il piacevole incontro, penso anche ad altri imprenditori correggesi che, nel pieno dell’emergenza Covid, hanno offerto risorse aziendali e personali per aiutare la sanità pubblica a vantaggio dei nostri concittadini, meritando un ripetuto grazie dal nostro Sindaco.
È un segno che la responsabilità sociale dell’impresa, almeno nella nostra terra, non serve solo, prodotti Pibiplast permettendo, per pura cosmesi.