Segnali di ripresa sì, ma con tanti problemi

L’analisi di Azio Sezzi, direttore CNA reggiana

Azio Sezzi, originario di Montecchio e laureato in filosofia, ha svolto la propria carriera nell’Associazione piccole e medie industrie (Api) di Reggio, fino alla carica di segretario generale. Dopo aver diretto l’azienda speciale del Comune di Cavriago “Cavriago Servizi” e svolto attività di consulenza per società private e pubbliche, è direttore generale di CNA Reggio Emilia dal febbraio 2018.

 

Abbiamo chiesto ad Azio Sezzi, direttore della CNA di Reggio Emilia, un’opinione sulla ripresa economica di cui si parla in questi giorni. Ne emerge un quadro che fa ben sperare, ma con problemi vecchi e nuovi da affrontare. Lo ringraziamo per la disponibilità.

 

Si parla ormai apertamente di rimbalzo del PIL, di ripresa economica in atto per il nostro Paese. Pensi sia giunta l’ora?

«Certamente i segnali più recenti sembrano buoni: per il 2021 si parla di un più 4,7%. Ricordiamoci però che lo scorso anno il PIL è crollato quasi del 9% e dunque ritornare ai livelli pre Covid-19 sarà impresa dura. Personalmente ritengo che se il piano vaccinale proseguirà con i ritmi di queste ultime settimane e se tutti continueremo a mantenere comportamenti responsabili le prospettive miglioreranno sensibilmente».

 

Sarà trainata della produzione industriale o anche dal settore dei servizi? Il mondo degli associati alla CNA che segnali vi dà oggi?

«La locomotiva è costituita dalla produzione industriale che, a parte qualche difficoltà nella fase iniziale dell’emergenza, ha avuto una sostanziale continuità. Per quanto riguarda CNA Reggio Emilia, dobbiamo partire dall’estrema eterogeneità dei nostri associati, in termini di attività economica, dimensione e forma giuridica, e dunque abbiamo imprese profondamente segnate dalla crisi ed altre che sono più rapidamente uscite dal tunnel».

Parliamo di consumi: il risparmio delle famiglie, che durante la pandemia hanno contratto una parte delle spese, farà ripartire la domanda? Il costo delle materie prime e la possibile ripresa dell’inflazione sono una seria minaccia?

«I dati sui depositi bancari, che raggiungono quasi i 4.000 miliardi, testimoniano la cautela messa in atto dalle famiglie italiane. Ora si tratta di capire se l’evoluzione della pandemia porterà ad una maggiore serenità e, di conseguenza, ad una maggiore propensione ai consumi. Per quanto riguarda l’inflazione, almeno nel nostro Paese, non si scorgono rischi particolari a breve. Di tutt’altro tenore il discorso riguardante i costi della materie prime, dove i problemi ci sono già da tempo, e grossi: materiali edili, il ferro, il legno, i derivati della plastica hanno registrato aumenti repentini che sono destinati a ridurre pesantemente la marginalità delle nostre imprese».

 

Le dinamiche occupazionali che osservate a Reggio che indicazioni danno? Il prossimo superamento del blocco legislativo, porterà al rischio di licenziamenti di massa, paventato dai sindacati?

«Dal nostro osservatorio non vediamo segnali di una riduzione dell’occupazione, anzi, cogliamo una tendenza, lenta ma progressiva, ad un consolidamento verso l’alto, dopo il punto più basso toccato tra febbraio e marzo del 2020. Anche il ricorso agli ammortizzatori sociali è in questo momento quasi marginale. La nota dolente, invece, è la distanza tra offerta e domanda nel mercato del lavoro».

 

Le nuove povertà e quelle del ceto medio in particolare a Reggio si avvertono?

«Sì, purtroppo si avvertono. L’emergenza Covid-19 ha provocato uno scivolamento verso il basso di una fascia della “classe media”, che preoccupa. Non a caso, nei giorni scorsi è stato firmato un Patto per il contrasto alle nuove povertà, promosso dal Comune, che punta in particolare ad azioni di riqualificazione professionale dei lavoratori finiti fuori o ai margini del mercato del lavoro».

 

Come CNA, avete denunciato con la pandemia un fenomeno crescente di illegalità e di abusivismo, con fenomeni costanti di lavoro nero. Come combatterlo?

«È un tema che ci sta molto a cuore. L’abusivismo è una piaga da combattere sotto tre aspetti: è una forma di illegalità, perché si sottrae ad ogni forma di regolarità fiscale e contributiva; è di fatto una concorrenza sleale nei confronti delle imprese che rispettano norme e regole; portano con sé notevoli rischi in materia di qualità, sicurezza e salute per clienti e utilizzatori. L’abusivismo si combatte in due modi: sensibilizzando cittadini e consumatori e intensificando i controlli e le sanzioni. In questo senso la sottoscrizione di diversi protocolli di contrasto dell’abusivismo con alcuni Comuni della nostra provincia può rappresentare una buona base di partenza».

 

Il reddito di cittadinanza ha scoraggiato la ricerca del lavoro e ha aggravato le difficoltà del reperimento della manodopera?

«Personalmente credo che la cronica distanza tra offerta e domanda nel mondo del lavoro derivi da due grosse criticità: la prima è lo scarso dialogo tra l’universo scolastico e le imprese, la seconda è di natura culturale, soprattutto rispetto all’atteggiamento dei giovani nei confronti del lavoro. Dobbiamo fare tutti uno sforzo comune per rivalutare il lavoro industriale e artigianale, l’impegno e la responsabilità. Quanto al reddito di cittadinanza, preferisco non commentare, di certo non lo si può annoverare tra le politiche attive per il lavoro».

 

Con i ristori e i sostegni del Governo le vostre imprese dei servizi se la sono cavata?

«Purtroppo no. Qualcosa è arrivato, ma troppo poco rispetto a quanto le imprese hanno subito. Inoltre ci sono state troppe complicazioni nell’individuazione della platea dei beneficiari e dei criteri da utilizzare. Si è insistito molto sull’appartenenza ai cosiddetti codici Ateco, senza tenere conto delle reali perdite di fatturato. Porto sempre l’esempio del trasporto persone, che non è mai stato formalmente interrotto, ma che tra scuole chiuse, stadi chiusi, musei chiusi e città d’arte chiuse di fatto è stato fermo per mesi».

 

La semplificazione burocratica tante volte sbandierata si è avvertita?

«Assolutamente no. Anzi, con il massiccio utilizzo (ovviamente del tutto legittimo) dello smart working le difficoltà di relazione con la pubblica amministrazione sono ulteriormente cresciute».

 

Hai qualche dato sulla cessazione di imprese e sulle nuove nate durante la pandemia per la nostra provincia?

«In realtà i dati forniti dalla Camera di Commercio registrano un calo assai limitato delle imprese iscritte, intorno allo 0,2%, un dato più basso delle flessioni registrate nel 2018 e nel 2019. La sensazione è che per avere un quadro stabilizzato della situazione si dovrà attendere la fine del 2021».

 

Il distretto di Correggio come si è posizionato all’interno delle dinamiche provinciali?

«Direi bene e per due ragioni. La prima è la forte vocazione industriale del territorio, la seconda è la sua profonda diversificazione produttiva. A differenza di distretti come Sassuolo o Carpi, caratterizzati da una sostanziale mono-produzione, Correggio spazia dalla meccanica alla plastica, passando per l’agroalimentare e la chimica. In questo modo si crea un equilibrio complessivo che consente di sopportare meglio i momenti di difficoltà e di sfruttare le congiunture favorevoli».

 

CNA IN SINTESI

La CNA (Confederazione Nazionale Artigianato e Piccola e Media Impresa) di Reggio Emilia è un’organizzazione imprenditoriale costituitasi nell’agosto del 1945 come libera associazione tra imprese con lo scopo di rappresentare, tutelare, promuovere economicamente ed erogare servizi alle imprese. Oggi vanta una presenza capillare nella nostra provincia con 35 uffici aperti al pubblico, su cui operano oltre 320 dipendenti. Associa 5.881 imprese (di cui 4.741 imprese socie anche di CNA Servizi Scrl) e 3.513 professionisti convenzionati CNA. Il sindacato CNA Pensionati conta 9.098 iscritti. Correggio rientra nell’Area Padana Est. Questo distretto conta 692 aziende socie, di cui 240 a Correggio.

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