Le persone erano il suo panorama preferito. L’obiettivo della sua Leica lo portava sempre lì.
Sfoglio l’immenso archivio fotografico di Mario Codeluppi, che a 93 anni ci ha lasciato, e rivedo la storia di Correggio, dalla Liberazione fino ai giorni nostri. Altre volte era lui, Mario, che me le illustrava, rintracciando ricordi e perdendosi in mille particolari. Adesso, nella stanza con la poltrona vuota, è Enrica a farlo. Enrica ha sempre vissuto con lui, standogli vicino specie da quando Iris, moglie e madre esemplare, nel 2007, li ha lasciati. Ora Enrica deve decidersi a riordinare quel patrimonio documentale, la vita di un papà meraviglioso, come più volte mi ribadisce.
C’è il campo del Borelli che fa da sfondo. Giovani calciatori promettenti, che poi realizzano goal in altri campi, come il rocker Luciano Ligabue o l’oncologo Umberto Tirelli. Vedo Marcello Rossi approdato nelle fila della Reggiana e ritornato qui per allenare altri giovani e per dirigere la creatura di Mario, la US Correggese calcio. Mario Codeluppi era la Correggese. La fondò nel 1948 e ne fu per decenni prima Presidente ufficiale, poi presidente ombra, in grado di arrivare dappertutto, in nome e per conto di un’idea di sport popolare, capace di educare alla vita di comunità, all’impegno sociale. Il pallone è competere, ma, soprattutto volersi bene. E lui sapeva impersonare questo precetto.
Poi escono altri sfondi, altri campi. La vita cittadina. Il 31 ottobre scorso, al doveroso omaggio al feretro da parte della prima cittadina Ilenia Malavasi, davanti al Comune, c’erano tre ex-Sindaci che hanno condiviso con Mario Codeluppi l’impegno amministrativo: Giuliano Ferrari, Maino Marchi e il sottoscritto. Ricordando Renzo Testi, nostro predecessore-maestro cui Mario voleva tanto bene, abbiamo detto ad Enrica: Mario ha fatto un po’ da papà anche a noi.
Tantissimi, direi tutti, vedevano in Mario il Comune. Lui era sempre lì, nel Palazzo, la sua seconda casa. Vicesegretario comunale fin dal 1946, dopo essere stato appena diciannovenne nella prima Giunta del dopo Liberazione, con Sindaco Arrigo Guerrieri. Poi per più di cinquant’anni, un’eternità, eccolo a dirigere la macchina amministrativa, dall’anagrafe in su, con lunghi periodi da Segretario comunale. Onnipresente. Lo trovavi negli orari più disparati, nei pomeriggi di chiusura degli uffici come nei giorni di festa. Le scelte fondamentali della città lo hanno visto sempre protagonista, per le competenze tecniche, per le relazioni esterne, per la passione propositiva.
Io lo ricordo come un uomo buono e generoso. Amico di mio padre, fin dalla Resistenza, a fianco di partigiani più grandi, patriota diciottenne. Uomo di comunità, amico di tutti, pronto ad ascoltare parole, a intuire pensieri, a confortare nel bisogno. Se il Comune è l’istituzione più vicina alla gente, è anche perché ci sono stati funzionari pubblici come lui, interpreti del potere come servizio, non come privilegio. Fu guida di tanti giovani, uomo pragmatico ma capace di sognare un mondo più giusto, di liberi e meritevoli.
Adorava Enrico Berlinguer. Quante volte, incontrandolo fino a un anno fa sotto i portici con il giornale sotto il braccio, mi ricordava gli anni del compromesso storico, della questione morale. Con quel vezzo di parlarti da molto vicino, sembrava indagare la tua psiche. «Questo papà meraviglioso mi ha insegnato a scavare nell’animo umano, ascoltando, offrendo testimonianza a chi non ha uditorio. Svolgo una professione pubblica anch’io, nella sanità: biografa degli invisibili, psichiatra. Dono della curiosità introspettiva che mi ha istillato papà» confessa Enrica Codeluppi.