Siamo nel parcheggio di piazzale Tondelli, con l’accesso da via Saltini. È ben visibile la “scorciatoia” che ha consentito ai pedoni, calpestando il prato, di tagliare per la via più breve. Guadagno stimato, cinque decimi di secondo. Davvero una gran fretta di raggiungere l’auto, come usava alla partenza della 24 ore di Le Mans. Epperò, se nulla lo vieta, sarà permesso… difatti non si trovano più i cartelli “non calpestare le aiuole”. Roba del secolo scorso.
Andiamo ora all’uscita dello stesso parcheggio, verso i giardini. C’è un tratto asfaltato riservato alle auto, e sulla sua sinistra un percorso pavimentato, con panchine, una siepe a separarlo appunto dalle auto, e perfino una fontanella. Perfetto. Senonché i pedoni lo ignorano, attratti dal percorso delle auto, e passano da lì, sfilando sulla destra, lungo il muretto di cemento. Guadagno stimato per raggiungere il centro, otto secondi, mica male. Pedoni con borse della spesa, passeggini e carrozzine, anziani con deambulatore o badante appresso, e le auto a una spanna che gli fanno il pelo. Soluzione salomonica: si pittura per terra una striscia bianca continua, discreta, senza mettere cartelli, e che Dio ce la mandi buona.
Questione da due soldi, siamo d’accordo. Ma resta il segnale di un diverso atteggiamento, tollerante e non più repressivo. Lasciamo il parcheggio e saliamo molto di quota. Il mantra ormai diffuso fra i leader di tutto il mondo è: attenzione a non irritare la gente. Rispetto al parcheggio, altro ambito ed altre modalità, ma la questione rimane la stessa. Al livello minimo si resta sulla “moral suasion”, a quello massimo ci si mischia alla “ggente”, si prende nota degli umori (legittimi o ignobili, non importa), per proclamarli poi dal palco. Così viene data voce al popolo, bellezza.
Nessun dubbio che il popolo, solo perché popolo, sia nella sua totalità onesto, laborioso, ingiustamente oppresso, buono come il pane. Irrilevante che sia portato (come tutti) a fare il comodo suo, ed abituandosi a farlo, finisca per scambiare il suo comodo per un suo diritto. E i diritti non si toccano! Che gran conforto ne avrà, se trova uno che amorevolmente gli liscia il pelo. Questa la mission del leader moderno. Non certo risolvere lo scontento, che poi gli mancherebbe la benzina.
Fino a che punto è giusto andare loro incontro e quando invece no? In teoria, finché è giusto. Ma il giusto spesso non si combina con la convenienza. La convenienza di entrambi. Quanto lontani i leader capaci di sostenere il giusto anche contro l’interesse della loro parte! Il pensiero va a John Kennedy, quando disse “invece che chiedervi cosa fa per voi il vostro Paese, provate a chiedervi cosa fate voi per il vostro Paese”. Chi osasse fare oggi un’uscita del genere, rimedierebbe sonore pernacchie. Minimo.