A vendemmia appena conclusa, incontriamo Gianni Catellani, presidente della sezione soci di Correggio e consigliere di Cantine Riunite & CIV.
Gianni, anche per quest’anno la raccolta dell’uva è terminata. Siete soddisfatti? Il gran caldo della scorsa estate che effetti ha avuto?
«Quest’anno abbiamo sicuramente avuto la migliore vendemmia degli ultimi anni, aiutati da una stagione che, come dicono i contadini, non ha fatto sporcare le ruote del carro dal gran che è stata asciutta. Il caldo estivo ci ha permesso di avere un prodotto eccezionale, di grande qualità. Sarà sicuramente un’annata da ricordare con un lambrusco morbido e profumato».
C’è stato qualche cambiamento rispetto al passato? L’uso sempre più esteso delle macchine come ha modificato la vita del viticoltore?
«Sì le cose sono cambiate rispetto agli anni passati; adesso la vendemmia è considerata un vero e proprio lavoro mentre una volta era anche un modo per ritrovarsi, la famiglia si riuniva e si festeggiava tutti insieme, i contadini che portavano i carri colmi d’uva in cantina si fermavano poi sul piazzale a scambiare due chiacchiere.
Oggi le macchine hanno velocizzato e reso più efficiente la raccolta, ma si sono perse queste belle tradizioni del nostro territorio.
L’innovazione non ha però solo aspetti negativi sulla società.
L’utilizzo delle macchine, a fronte di un investimento iniziale sostanzioso, permette di abbassare i costi e di aver un maggior profitto.
Questo attira molto anche i giovani: soprattutto chi ha studiato agraria ritorna più volentieri in campagna.
Una figura molto positiva in questo periodo è la donna: anche tra i nostri soci le quote rosa sono in forte crescita mentre una volta il mestiere dell’agricoltore era prettamente maschile.
Il cambiamento è sostenuto inoltre dagli enti regionali, provinciali ed europei.
Anche noi come Cantina abbiamo dovuto modernizzarci, investendo ingenti somme su pigiatrici ed altre attrezzature in grado di ricevere un prodotto diverso rispetto a quello su cui hanno sempre lavorato.
Un’ altra differenza è il calo del consumo pro-capite. Non si beve più come una volta e oggi sul mercato sono presenti tante alternative. Però abbiamo notato che l’accoppiata cucina tradizionale e lambrusco funziona molto bene, soprattutto tra i giovani. Girando per le osterie e trattorie si sente spesso ordinare assieme ad un piatto di tortelli anche una bottiglia di buon vino e questo ci fa sicuramente piacere visto il momento di difficoltà dell’agricoltura. Poi diciamocelo, un bicchiere di vino a pasto sta bene con tutto e fa anche bene!».
Rimanendo sempre sui giovani, so che ogni anno la cantina assume un certo numero di ragazzi per rafforzare la forza lavoro interna nel periodo più impegnativo.
Perchè è importante per voi?
«Sì esatto, assumiamo circa un quindicina di ragazzi che di solito ritornano, se disponibili, anche negli anni successivi.
È una tradizione che ci piace mantenere perchè oltre ad aiutare il giovane ad avere una propria indipendenza economica, gli permette anche di lavorare a contatto con altre persone, imparare a gestire le responsabilità e, ovviamente, farsi un’esperienza.
Ci portano allegria in cantina, si vede che si trovano bene tra di loro e anche con noi e ciò ci rende orgogliosi.
Spesso durante l’anno tornano a trovarci per fare due chiacchiere, perché nei due mesi di lavoro si crea un legame che rimane nel tempo».
Torneremo anche noi di Primo Piano a trovarvi, almeno per gustare il nuovo lambrusco, morbido e profumato.