Gli eventi epocali creano situazioni impreviste ed obbligano chi li vive o ad utilizzare nuove parole o ad estendere il significato di quelle già esistenti. Così è accaduto con la pandemia da Covid-19. In pochi mesi il nostro vocabolario si è arricchito di tanti nuovi termini: lockdown, paziente zero, distanziamento sociale, rime buccali. Tra questi termini c’è “sanificazione”, parola che contiene diversi concetti e presuppone una serie di attività.
Il suo salto di specie dal linguaggio tecnico di pochi a quello dell’uso comune ha preso avvio dal Rapporto emesso dall’Istituto Superiore di Sanità il 15 maggio 2020: “Raccomandazioni ad interim sulla sanificazione di strutture non sanitarie nell’attuale emergenza Covid 19: superfici, ambienti interni e abbigliamento”.
In questo documento gli interventi vengono declinati utilizzando diversi termini: sanificazione, disinfezione, igienizzazione dell’ambiente, detersione, pulizia, sterilizzazione. Visto che in tanti se ne parla ma forse pochi sanno in cosa effettivamente consista, abbiamo chiesto lumi a chi conosce la materia: Luca Baracchi.
Il dottor Baracchi è responsabile della direzione tecnica e innovation manager di Coopservice, la Coop reggiana che, tra le tante branche di attività che l’hanno proiettata su scala nazionale, fornisce questo servizio da diversi anni a molte realtà ospedaliere, assistenziali, scolastiche e aziendali anche nel nostro territorio, vantando esperienze e competenze di prim’ordine.
Gentilissimo Baracchi, come avete affrontato l’emergenza e la crescente richiesta del servizio di sanificazione?
«L’operare in situazioni impreviste con tempi di reazione immediati è una delle virtù sviluppate da aziende come la nostra che eroga servizi verso i clienti e la comunità. Nel corso degli anni abbiamo creato percorsi organizzativi che hanno portato a precise procedure di gestione del rischio per dare continuità ad attività definite “critiche ed essenziali”. È così in ambito ospedaliero ed industriale per le attività di sanificazione e disinfezione, di controllo accessi, di gestione clima in strutture complesse. Si sono poi aggiunte esperienze di logistica farmaceutica per realtà regionali, dalla gestione del farmaco ai dispositivi medici nelle strutture sanitarie. Anche il nostro settore dei traslochi ha permesso di fornire una immediata risposta al riassetto di aziende ospedaliere (reparti Covid), di realtà industriali, università, scuole e asili sia nel riposizionamento degli spazi di lavoro sia per quanto riguarda il trasporto e il montaggio. Mi permetto di aggiungere che tutto questo non sarebbe stato possibile se non attraverso la professionalità dei nostri soci e dipendenti che hanno risposto alle chiamate con grande senso di responsabilità in un momento veramente complicato per tutti».
Dove e quando questa opera di sanificazione è veramente necessaria?
«Ritengo che l’attenzione debba essere mantenuta alta, non solo nelle strutture ospedaliere e in quelle assistenziali ma altrettanto anche in tutte le attività produttive e commerciali. Alcuni focolai sviluppati in questi giorni lo dimostrano. La sanificazione è essenziale per evitare una ripresa esponenziale dei contagi, con effetti purtroppo spiacevoli sulla salute delle persone e sull’economia, che continua a risentire del periodo di chiusura. Non abbassiamo la guardia».
Con quali prodotti viene realizzata?
«Ci siamo attenuti in modo scrupoloso alle direttive, disposizioni e protocolli emessi e validati delle autorità scientifiche, mediche e governative (Istituto Superiore di Sanità, Organizzazione Mondiale della Sanità) già peraltro applicate da Coopservice nelle attività ordinarie in periodo pre-Covid.
Abbiamo sposato totalmente la letteratura scientifica sulla sanificazione per garantire l’abbattimento dei patogeni. È importante conoscere le differenze tra “detergente” e “disinfettante”. In due parole, la detersione assicura l’eliminazione dello sporco con mezzi meccanici e chimici utilizzando molecole di tensioattivo che permettono di sciogliere lo sporco emulsionandolo in soluzione acquosa.
La disinfezione invece assicura la morte dei microbi: si tratta di un’operazione che permette di ridurre la carica batterica in un ambiente o sulle superfici a un valore talmente basso da non essere dannoso per l’uomo. I “disinfettanti” sono solo i prodotti registrati presso il Ministero della Sanità come Presidi Medico Chirurgici. Poi è importante garantire i tempi di contatto attraverso precise metodologie operative per assicurare il risultato.
Importantissimo, anche nella “disinfezione casalinga”, tenere presente l’interazione tra questi fattori: azione chimica, azione meccanica, tempo e temperatura. Per fare esempi, siamo intervenuti in contesti diversi a seconda della presenza o meno di persone all’interno degli ambienti con specifici prodotti, con schede tecniche e di sicurezza attentamente studiate: da quelli a base cloridrica al perossido di idrogeno, all’acido peracetico in soluzione e in nebulizzazione a seconda delle situazioni e della metodologia di lavoro applicato».
Quale impatto hanno questi prodotti sull’ambiente?
«L’impatto ambientale dei prodotti chimici utilizzati, in ambito professionale, non produce, rispetto ai molteplici studi fatti, validati e pubblicati, particolare preoccupazione. Nelle metodologie applicate, macchinari elettronici di grande affidabilità garantiscono la corretta diluizione dei prodotti in soluzione acquosa per limitarne il consumo, ridurre gli sprechi ma soprattutto per assicurare la qualità e la sicurezza del risultato. Ricordo poi che dal 2012 la nostra azienda ha iniziato un percorso di forte attenzione alla sostenibilità ambientale dei suoi servizi, utilizzando le migliori pratiche e tecnologie supportate da evidenze scientifiche (ISO 14001 e ISO 14040)».
Con quale periodicità deve essere realizzato un intervento di sanificazione per essere efficace?
«Posso solo dire che in strutture come quelle ospedaliere le attività di sanificazione vengono fatte normalmente due volte al giorno: solitamente al mattino la pulizia/disinfezione a seconda del reparto, del vano e dell’area di rischio ed al pomeriggio il cosiddetto “ripasso” per il mantenimento della pulizia/disinfezione mattutina. In questa fase, segnata dal Covid, abbiamo raccomandato e realizzato tre passaggi. Ritengo, ragionevolmente, che anche per le realtà non sanitarie sia necessario aumentare le frequenze di attività per avere la garanzia della maggiore riduzione possibile della carica microbica: virus, batteri, funghi e spore».
Per finire, una sua valutazione su quanto ha visto in questo periodo?
«Penso stia crescendo la consapevolezza sull’importanza del lavoratore e della professionalità delle persone. Il contesto di mercato, negli anni passati si è troppo sbilanciato verso tender ed appalti al massimo ribasso, su attività dove il lavoro manuale non è sostituibile da una automazione spinta. Ho visto notevolmente migliorata l’attenzione dei nostri clienti sugli aspetti qui descritti, a tutela del capitale umano e degli asset d’impresa».