San Martino in Rio val bene una visita

Licia Colò, tra di noi, testimonial d'eccezione

L’interesse suscitato in Licia Colò, in visita a San Martino in Rio nel luglio scorso, dal valore dei nostri centri minori, ci riporta alla responsabilità di valorizzare e diffondere la conoscenza del patrimonio storico e artistico tramandatoci dai nostri antenati. Giriamo per il mondo ansiosi di conoscere e comprendere la lezione della storia, poi non ci accorgiamo delle ricchezze culturali prossime a casa.

L’area vasta medio padana è piena di piccole capitali con patrimoni artistici incredibili che superano in qualità percorsi turistici convenzionali, normalmente ritenuti unici. Immaginiamo il percorso: da Scandiano a San Martino in Rio, da Correggio a Carpi, da Novellara a Guastalla e a Gualtieri. Si possono aggiungere poi le capitali dei tanti stati gonzagheschi del mantovano. Un itinerario che, se messo a sistema, non ha niente da invidiare ai tanti percorsi turistici europei, compreso il più famoso, quello legato ai castelli della Loira.

Ai monumenti ed al paesaggio, poi, il nostro territorio può aggiungere una tradizione agricola e culinaria che vanta prodotti tra i migliori al mondo. Non dimentichiamolo.

San Martino in Rio rappresenta un caso quasi unico. Una piccola capitale governata da un ramo estense cadetto con l’autonomia di uno Stato, a meno di venti chilometri dai Ducati autonomi di Reggio Emilia e Modena, e a pochi chilometri dai Principati di Correggio e di Carpi. Oggi la particolarità del piccolo centro emiliano, che porta il nome del santo che ha diviso a metà il mantello, è quella di avere al centro una vasta area sistemata a parco, già occupata da un recinto fortificato di cui resta una rocca, frutto di continue trasformazioni dal decimo secolo ai nostri giorni. Queste trasformazioni ne fanno un grande “libro di storia”: un racconto assolutamente unico delle trasformazioni edilizie e degli apparati decorativi per la storia della architettura e della decorazione emiliana dal quattrocento al novecento.

Questo è il contesto storico che ha incuriosito e spinto alla sua visita Licia Colò, conduttrice televisiva, divulgatrice scientifica, scrittrice e giornalista sempre alla ricerca di cose uniche e sconosciute. Tramite segnalazione di amici è venuta a conoscenza di San Martino in Rio. Rimane sorpresa, sbalordita dalla sua rocca. Accompagnata dal sindaco Paolo Fuccio, dall’assessore alla cultura, dal sottoscritto e da altri funzionari della Biblioteca Civica e del Museo dell’Agricoltura, percorre le sale e gli spazi dell’edificio con la testa all’insù per guardare gli affreschi raffiguranti le imprese estensi di Borso d’Este e dei discendenti del fratello Sigismondo.

Al giro degli affreschi della sala dell’unicorno, delle grottesche cinquecentesche e dei saloni seicenteschi decorati dal correggese Bianchi, si è aggiunta la visita al museo dell’agricoltura, il primo etnografico regionale dedicato al primario e alle tradizioni popolari del territorio. Il museo, ricco di pezzi unici, occupa le sale del piano terreno e i sotterranei dell’edificio. Al primo piano la Biblioteca è inserita nelle stanze dell’appartamento nobile tra stucchi, cineserie e affreschi di vari periodi che dialogano con gli arredi contemporanei e parlano ai ragazzi che frequentano l’istituzione culturale.

Ce n’è abbastanza per stupire la Colò. Così, dopo la visita, ci sollecita a far conoscere questa realtà di grande interesse e a richiamare l’attenzione dei tanti turisti che percorrono centinaia di chilometri. Ma anche di chi abita qui intorno e ignora le meraviglie di casa.

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