Salumi e sapori di casa alla conquista del palato Americano

“Prodotti in Italia, ma affettati e confezionati negli Stati Uniti”: questo il biglietto da visita della Veroni USA Inc, la nuova società che la ditta Veroni salumi di Correggio ha costituito nel marzo 2015 a Logan, nel New Jersey, vicino a Filadelfia. Lo stabilimento di 4.500 mq e con otto linee di produzione è entrato in funzione dal luglio di quest’anno.

«Una scelta perseguita da anni, studiata nei dettagli e preceduta da analisi economiche molto serie, condotte laggiù con l’aiuto di esperti “apripista” affidabili che poi abbiamo anche coinvolto direttamente nell’avventura; il mercato americano è molto difficile, ma non potevamo più esserne esclusi» mi dice Francesco Veroni, al vertice del gruppo industriale made in Correggio.

«I primi risultati sono molto lusinghieri e ci consentono di prevedere un forte aumento della quota di fatturato estero sul totale del gruppo: dall’attuale 10% al 40% cento in pochi anni» aggiunge.

La costituzione della nuova società è del marzo 2015; a metà 2016 lo stabilimento era già a pieno regime. Morale: per aprire una nuova ditta, negli Stati Uniti si fa prima che qui da noi. La burocrazia nostrana, si sa, è ineguagliabile. Ma dove l’italianità è ineguagliabile è negli “italian flavours e traditions” che danno ai nostri salumi quella qualità e tipicità apprezzatissime dal mercato americano. Figuriamoci qui a casa Veroni dove i “sapori e le tradizioni” risalgono al lontano 1925. Da quattro generazioni, infatti, la Veroni fu Angelo custodisce, perfeziona, innova, gli uni e le altre: è il “company profile” giusto per trottare speditamente “coast to coast” con addosso il nuovo abito a stelle e strisce.

«La Veroni USA e lo sbarco dei nostri prodotti oltre Atlantico ci sono costati non poco, per adeguarci alle loro normative e per guadagnare subito la fiducia della grande distribuzione americana: all’incirca 20 milioni di euro, di cui la metà direttamente per lo stabilimento di Logan» dice Francesco. Segno evidente che dopo le quattro generazioni se ne stanno preparando di nuove, qui in ditta a Correggio.

«I salumi esportati negli USA e confezionati a Logan sono tutti quanti prodotti nei nostri stabilimenti nelle province di Reggio Emilia e Parma: non c’è nessuna delocalizzazione produttiva bensì solo un incremento dei processi produttivi in Italia» ci tiene a sottolineare Veroni.

Il confezionamento in loco, affettando e poi imbustando tutta la gamma dei salumi, consente diversi vantaggi: si guadagnano giorni preziosi nella “shelf life” (la vita del prodotto nello scaffale del supermercato, cioè l’intervallo tra il confezionamento e la scadenza per il consumatore) e si garantisce la grande distribuzione americana su tempi e flessibilità quantitativa, cioè sicurezza, delle consegne. Insomma, si accorcia e si qualifica con migliori performance la filiera del servizio che fa capo all’azienda correggese. Va poi detto che è l’azienda stessa che ci mette la faccia, senza affidare il package a mani altrui, come accade tante volte nell’affettato circolante.

Tra le innovazioni di cui Francesco Veroni va fiero c’è il trattamento Hpp, accolto molto favorevolmente dalle catene distributive statunitensi. Si tratta di una pastorizzazione ad alta pressione prima per gli affettati e poi per gli stessi salumi interi che ne azzera totalmente la carica batterica e che, mi spiega Francesco, consente di allungare ancora quella benedetta shelf life del prodotto e di garantire un elevatissimo standard di sicurezza alimentare.

«Punto di forza è la rete di vendita: la stiamo costruendo, affidandoci a dei broker (intermediari) che ci rappresentano in gran parte dei cinquanta stati federati e che stanno dimostrando di credere fortemente in noi. Da tempo investiamo a fondo su logistica e marketing; non basta saper produrre in questo mondo globale. E lo sforzo è quello di garantire l’originalità dei nostri prodotti, accompagnandoli con grande cura in tutto il percorso commerciale. Così partecipiamo a eventi e fiere di spicco, da New York a San Francisco. Logan è una piccola città, ma ci permette di conquistare le grandi» racconta il dottor Veroni.

E Trump? La domanda viene spontanea. In altre parole, se il nuovo presidente metterà dazi doganali, se perseguirà quell’isolazionismo politico e commerciale che ha predicato in campagna elettorale, come la mettiamo noi di Correggio appena sbarcati? A fette e rispediti a casa? Francesco alza gli occhi al cielo sorridendo e mi assicura che il clima trumpiano l’aveva già sentito nei contatti precedenti con gli operatori USA. E si dice convinto che un uomo d’affari come Mister Donald, che ha costruito un grande impero economico, ne sappia del mondo più di quanto pensino alcuni leader europei. Gli ricordo che Andrea Guerra, amministratore delegato di Eataly, la catena distributiva leader del food italiano negli USA, ha detto in questi giorni, dal suo quartier generale di New York, che il presidente Trump non potrà cambiare il DNA degli americani, vocato naturalmente alla competizione globale. Francesco mi pare concordare, fiducioso che il mondo saprà ancora una volta andare avanti, con i suoi rischi ma anche con le sue grandi opportunità. È il mondo nuovo. E non c’è bisogno di ricordare quel Cristoforo Colombo che vi sbarcò per primo, per convincersi che può riservare gradevoli sorprese.

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