Era ritenuto dai Longobardi nient’altro che “terra, ronchi e prati”, frequentati da pochi contadini. Nel 1860 è diventato, con un plebiscito, Comune autonomo dal resto del territorio che fu dei principi Da Correggio. Ma che “paese” è oggi Rio Saliceto? Ne parliamo col sindaco Lucio Malavasi, che ci riceve nel municipio, un edificio di stile palladiano di fine ottocento, recentemente trasformato in un modello di funzionalità e modernità.
«Con poco più di seimila abitanti Rio è un paese “piccolo” (nel bene e nel male), ma ha una sua originale identità che forse sfugge a chi proviene dai comuni vicini. La sua agricoltura d’eccellenza ha generato un’offerta sia di prodotti che di gastronomia tale da richiamare clienti da altri paesi: pasta fresca, forni, carni, caseifici, salumerie, ristoranti, fino ad una pescheria di elevato livello. Nel periodo del COVID a Rio Saliceto il commercio, pur soffrendo, non ha perso nemmeno un negozio. Le attività industriali si sono notevolmente evolute ed oggi sono presenti aziende che competono oltre i confini nazionali. Rio Saliceto annovera rilevanti poli industriali, dalla plastica alla meccanica alla carpenteria di precisione, oltre che nel tessile. La crescita di questi poli ha consentito di assorbire in parte la perdita di occupati generata dalla “Manifattura Riese” (a cui è sopravvissuto solo il marchio “Navigare”) e dalla “Goldoni” (che invece si è ristrutturata sotto una nuova proprietà). Insomma, un equilibrio che in questi anni ha permesso di non avere un aumento delle povertà.
Certo, nel periodo della pandemia, come tutte le Amministrazioni Comunali, anche Rio Saliceto ha cercato di gestire l’emergenza aiutando le attività economiche con contributi o defiscalizzazioni, così come le fasce più deboli o in momentaneo disagio. Va riconosciuto il grande cuore dei riesi: le somme devolute nel conto COVID aperto dal Comune a favore delle persone in difficoltà sono state pari a quelle di Comuni con il doppio degli abitanti! Dopo anni di intensa attività pubblica, la pandemia ha ritardato alcuni interventi, come nell’edilizia pubblica e nella mobilità sostenibile, che sono rimasti allo stadio progettuale. Tuttavia il paese ha preservato il modello di integrazione sociale di cui sono attori i cittadini ed ha continuato a curare la sua memoria storica e a progettare un futuro di comunità.»
Malavasi è a metà del secondo mandato di Sindaco, ma non si limita a tracciare un bilancio. È concentrato sul futuro, sui tanti progetti in corso. Nella nostra conversazione non dice quasi mai “io”, ma piuttosto “noi”. Come quando parla della vocazione dei Riesi alla socialità e a impegnarsi per il benessere della comunità.
«Il patrimonio di volontariato è costituito da un numero incredibile di associazioni che, negli anni ottanta, avevano la cooperativa Centro Sociale come punto di riferimento. Tuttavia le associazioni sono ben presenti e la più importante è senza dubbio “Riomania”, la quale conta un radicamento altissimo tra i giovani del nostro Comune. Questi ragazzi negli ultimi dieci anni hanno donato in beneficienza al territorio locale e reggiano ben 700.000 euro! Abbiamo realtà davvero encomiabili come “Auser” e tante altre, soprattutto a livello sportivo: dal calcio, al volley, al tennis, alla danza fino al Taekwondo, dove abbiamo atleti che hanno vestito la maglia azzurra e si sono aggiudicati medaglie e trofei. Un lavoro importante (quest’anno è il loro ventesimo anno di presenza a Rio) lo svolge il Centro Giovani grazie alla cooperativa “La Lumaca”.
Oggi auspichiamo di utilizzare risorse rese disponibili dal PNRR per un progetto di “rigenerazione urbana” che parte dalla ristrutturazione dell’ex maglificio “Delfino”. L’immobile acquisito dalle precedenti amministrazioni comunali diventerà la casa comune del volontariato, in parallelo al centro sociale, ma soprattutto luogo per i giovani, con un “fab lab” (una piccola officina che offre servizi personalizzati di fabbricazione digitale) insieme alla fondazione “Dopo di noi”, e una formazione-lavoro, rivolta a giovani e meno giovani, grazie alla convenzione stipulata con il “Centro studio e lavoro La Cremeria”. La sua collocazione in pieno centro, alle spalle del Municipio, renderà ancor più vivo il paese. Un paese che cambia volto, perché anche piazza Carducci è oggetto di un progetto urbanistico che ne prevede l’armonizzazione. Queste iniziative sono il frutto di sondaggi approfonditi attraverso il web che hanno visto la partecipazione di molti cittadini. I riesi sono persone pratiche: quello che si progetta poi lo si realizza, altrimenti è tempo perso.»
Chiediamo a Lucio Malavasi in conclusione come vede oggi la sua “comunità”.
«Come un corpo complesso. Solidarietà, integrazione, ambiente, sport, urbanistica, commercio di prossimità, formazione, cultura: sono tutti elementi che vanno tenuti insieme se gli amministratori “pro tempore” di un Comune vogliono tramandarli rafforzati ai prossimi amministratori. I riesi preferiscono il “noi” all’ “io”, ma non è detto che sarà sempre così. Rio Saliceto ha il 15% di popolazione proveniente da paesi esteri. L’immigrazione ci ha portato tante etnie e culture diverse (soprattutto indiani, pakistani e cinesi) e queste persone non hanno la nostra stessa esperienza di comunità. Per dare futuro ai nostri valori bisogna conquistare questi nuovi cittadini e favorirne l’inclusione: noi vi aiutiamo, ma anche voi dovete fare la vostra parte rispettando i nostri principi e le nostre leggi. Per questo cerchiamo di “usare” la scuola, la formazione e la cultura: dobbiamo comprendere la loro identità e fargli conoscere la nostra.
Faccio un esempio. Rio ha un teatro che da quaranta anni non è più usato come sala cinematografica. La struttura è un gioiello del primo novecento (tra l’altro vi è ambientato un famoso romanzo di Gianni Celati), con una sua efficace stagione teatrale grazie all’associazione “Quelli del 29”. Ebbene, tra pochi mesi riprenderemo anche questa veste cinematografica, non solo per una programmazione generica ma scegliendo proiezioni (in collaborazione col comune di Carpi e altre realtà che condivideranno i progetti) su temi che riguardano l’interculturalità.
Un altro esempio: la grande acetaia costituita nel sottotetto del Municipio grazie all’aiuto di imprenditori locali e appassionati del balsamico. Lo scopo è creare occasioni di formazione e di promozione, ma anche quello di fornire alla scuola, mediante visite guidate, la possibilità di collegare i propri studi ad un’eccellenza del territorio, allargandoli ai caseifici del parmigiano reggiano e alla produzione del lambrusco. Da qui il progetto sulla memoria storica con le scuole e i giovani, perché conoscere e amare il proprio territorio è la cosa più importante che ogni cittadino può fare per custodire l’ambiente e la cultura.»
Ringraziando il Sindaco Malavasi per l’intervista, gli confermiamo la disponibilità di Primo Piano a seguire il divenire dei programmi della sua Amministrazione.