Renato Frignani: l’arte del globetrotter

Racconti e pensieri di un compaesano che il mondo lo gira davvero

Mi attende un incontro particolare: è tornato Renna da uno dei suoi viaggi e mi faccio raccontare una briciola della sua esperienza.

Passo indietro: Renato Frignani (per gli amici Renna), chi legge le pagine di Primo Piano già lo conosce. Classe 1981, lavoro da operaio, spirito da cavallo libero. È uno a cui non piacciono troppo i confini, gira tanto e lo fa a modo suo. Ci racconta della sua ultima avventura: si è cimentato nel Great Divide, il percorso offroad per biciclette più lungo al mondo. 4418 km da pedalare dalla canadese Banff alla frontiera messicana di Antelope Wells, lungo le Rocky Mountains e con il 90% di tracciati in fuoristrada. Da solo, perché così hai «il privilegio ed il tempo di scontrarti appieno con le cose. Non son viaggi ma esperienze di vita».

C’è chi lo rende una gara contro il tempo. Non Renna: i 4418 km teorici, tra deviazioni, errori ed aggiunte, son diventati 5388. Nel 2014 l’idea, poi pianificazione dettagliata e preparazione. Ci si deve abituare a star sempre in sella quando devi far così tanta strada… quindi ha venduto la macchina e pedalato di più, scorrazzando per la montagna facendo capire alle gambe che dovevano abituarsi all’idea. Il 24 giugno 2017 la partenza per un viaggio che è durato 74 giorni.

«Non corro. Prima viaggiavo in scooter o auto, ora mi sposto adagio. Sempre con rispetto e cercando di disturbar poco. Viaggiando in posti così grandi e lentamente, ti immergi a lungo nel paesaggio e ne tocchi con mano la dimensione. L’immensità delle montagne rocciose i cui pendii sembrano enormi schiene di brontosauro o la vastità delle distese d’erba gialla del Wyoming, che ti fan dire: ‘Ag n’è!’.

In due mesi di avventura capita di tutto, lui vive quello che succede. Fondamentalmente puoi fermarti per due motivi: noie meccaniche o problemi di salute. «Non sai cosa trovi! Devi essere organizzato e pensare a tutto ciò che può capitare, pensare al ritmo giornaliero, a gestire te stesso, alle provviste ed agli inconvenienti, portando sempre il minimo indispensabile. Trovi animali: orsi, puma… o persone, con cui ti fermi e condividi. All’inizio hai anche paura a stare da solo nel nulla. Ma pian piano ti abitui ed alla fine ti trovi con soddisfazione ed autostima». 60 notti le ha dormite in tenda. Cellulare offline, solo un geolocalizzatore per far sapere ai cari dove si trovava e per controllare che la strada fosse quella giusta. Renna è appena tornato ma pensa già al futuro: «Ho idee per i prossimi 3-4 viaggi. Bici? Ci sono pro e contro. In sella fai molta strada ma a piedi vai dappertutto. Poi voglio parlare di queste cose. Ho contattato anche il comune perché mi è venuta un’idea, vorrei diffondere questo messaggio nelle scuole: conoscere il mondo è importante, doveroso. Se nessuno te ne parla tu non ci pensi».

La passione gli rende lo sguardo vivo e si capisce che quelle che espone sono riflessioni maturate a lungo e coltivate dalla natura: «Il mondo è il nostro posto, è casa nostra. Ovunque c’è da conoscere e col tempo impari che non hai bisogno di tutte le cose che abbiamo».

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