Referendum SÌ, referendum NO

Politica, tecnica, sentimento: cosa racchiude il voto del 4 dicembre

“Preferisco lasciare tutto così perché è meglio percorrere una strada vecchia piuttosto che quella nuova. Quella vecchia, anche se ha delle buche, la conosco già”.

 Questa frase, copiaincollata da un tema sul referendum di una quarta superiore di Correggio, condensa efficacemente due dei principali sentimenti che percorrono gli schieramenti del No e del .
Da una parte chi preferisce “la strada vecchia” e ben conosciuta (anche se piena di buche); dall’altra chi prova a intraprendere in una “strada nuova” (sperando che abbia meno buche della vecchia).

La riforma della Costituzione che andremo a votare il 4 dicembre prossimo è stata approvata dal Parlamento il 12 aprile 2016 con 361 voti favorevoli, dopo circa due anni di discussione: il popolo italiano è chiamato ad approvarla o respingerla nella giornata del 4 dicembre prossimo.

Non è la prima volta che si vota per cambiare la Costituzione italiana. È già successo due volte, nel 2001 (conferma del titolo V della costituzione, vinse il sì) e nel 2006 (riforma costituzionale proposta dal centrodestra, bocciata dal no).

A questo giro la riforma è molto complessa, e per capirla bene si possono usare questi siti di approfondimento, che ne spiegano i punti principali in modo abbastanza chiaro e imparziale: www.lastessamedaglia.it oppure www.muovereleidee.it.

Noi su Primo Piano ci poniamo un’altra domanda: cosa ci guadagna chi vota sì (se vince il sì) e cosa chi vota no (se vince il no)? Proviamo a riassumere alcuni tratti del dibattito in corso.

 

Conseguenze Politiche

Il fronte del no, se vince, ci guadagna sostanzialmente un indebolimento del premier, ed è per questo che nel fronte del no militano tutti gli avversari politici sconfitti da Renzi: Grillo, Berlusconi, D’Alema, Salvini. Il fronte del no vuole sfruttare la personalizzazione che Renzi ha fatto del referendum (“se vince il no, vado a casa”) e spera che ciò accada. Salvini ha ammesso da Lilli Gruber: “secondo lei mi lascio scappare l’occasione di mandarli a casa?”. Però, nessuno può obbligare il premier a lasciare il suo incarico in caso di sconfitta ad un referendum, quindi Renzi potrebbe rimanere dov’è (anche se indebolito dalla vittoria del no).

Al contrario, specularmente, con la vittoria del sì Renzi avrebbe un indiscusso vantaggio politico, anche se il premier sta cercando di focalizzare l’attenzione dei votanti sulla riforma in sé e non sulle sue conseguenze politiche, dicendo che “il governo passa, la Costituzione resta”.

E tu? Vuoi dare fiducia al governo Renzi o vuoi indebolirlo? Perché le conseguenze politiche del voto referendario saranno proprio queste. Passiamo ora ad alcuni aspetti delle conseguenze tecniche.

 

Conseguenze Tecniche

Partiamo dal Senato.
La riforma diminuirà il numero dei parlamentari, visto che i senatori non esisteranno più, e saranno sostituiti da 100 senatori scelti fra i sindaci e i consiglieri regionali italiani, che potranno esprimersi solo su alcuni argomenti: il fronte del no dice che, in pratica, i senatori saranno chiamati ad esprimersi ugualmente su molti argomenti, mentre il fronte del sì dice che questo aspetto della riforma velocizzerà il processo legislativo.
Inoltre il no sostiene che questi 100 non sono stati eletti da nessuno, mentre il sì risponde che tutti i sindaci e consiglieri regionali sono stati eletti dal popolo. Sempre su questo punto il comitato per il no dice che i 100 saranno chiamati a fare due mestieri (nel luogo in cui sono stati eletti e nel Senato dei 100), con il risultato di fare male entrambi i mestieri.
Il comitato per il sì risponde che già oggi i sindaci e i consiglieri regionali sono spesso a Roma per affrontare i loro problemi locali, e quindi non sarà un gravoso aumento di lavoro.

Il Sì sostiene che la riforma (anche tramite la diminuzione dei parlamentari) porterà anche ad un forte risparmio economico (500 milioni di euro l’anno), al contrario il No sostiene che il risparmio sarà al massimo di un decimo (50 milioni l’anno).

Un altro punto dolente è la partecipazione popolare alla vita legislativa. La riforma prevede che le firme per una legge di proposta popolare passino da 50.000 a 150.000 (aumento aborrito dal No) ma introduce l’obbligo per il parlamento di calendarizzare la proposta di legge (obbligo oggi inesistente, sul quale fa leva il Sì). Inoltre cambia anche il referendum abrogativo: se le firme raccolte superano le 800.000 il quorum si abbassa: non più 50%+1 dei votanti, bensì il 50%+1 dei votanti alle ultime elezioni politiche. Il No dice che questo “sconto” sul quorum è praticamente irraggiungibile, mentre il Sì sostiene che finalmente si è reso più sensato lo strumento del referendum abrogativo (dove, ad oggi, l’assenteismo favorisce moltissimo i contrari al referendum, rendendo quasi impossibile la vittoria di chi è a favore, a prescindere dall’argomento trattato).

Il fronte del No (che comprende Lega, Forza Italia, M5Stelle, Sinistra Italiana e la minoranza del Pd) sostiene che riformare la Costituzione è importante, ma non in questo modo. Propone quindi di lavorare ad un’altra riforma, una volta bocciata questa. Il fronte del Sì (composto dalla maggioranza del Pd più Ncd, Udc, Ala) sostiene che ci sono voluti decenni per riuscire a far votare al parlamento questa riforma, e che quindi è impossibile che un’altra riforma sia pronta in tempi brevi.

C’è qualcosa su cui il Sì e il No sono d’accordo? C’è. L’abolizione del Cnel, un istituto economico che è costato molto e non ha prodotto nulla.

E tu? Ti lasci convincere dalle tesi del Sì o dalle tesi del No? Ma ricordati che non saprai mai fino in fondo cosa succederà dopo il tuo voto, e cosa sarebbe successo se avessero vinto gli altri. Soprattutto andrai a votare per la fiducia che hai nel personaggio che ti ha convinto, piuttosto che sui ragionamenti che hai sentito riguardo ai vari aspetti della riforma.

Il consiglio di Primo Piano è: vai a votare convinto del tuo voto, ma non lasciare a casa il dubbio… e se avessero ragione gli altri? Vivrai meglio.

 

Conseguenze Sentimentali

Scusandoci col lettore degli inevitabili “buchi” presenti in questo articolo, lo assicuriamo che ci siamo sforzati il più possibile di essere imparziali, equilibrati e, per quanto possibile, di dire qualcosa di nuovo sull’argomento. Concludiamo l’articolo pensando con quale umore ci sveglieremo il 5 mattina.

Quali saranno i sentimenti del fronte nolente la mattina del 5 dicembre, se dovesse vincere il No?

E quali saranno i sentimenti del fronte volente, la mattina del 5 dicembre, se dovesse vincere il Sì?

I sentimenti del Sì vincente penso siano facili da immaginare e tutto sommato uniformi: festa, speranza, voglia di andare avanti, esaltazione per l’occasione colta, godimento per il piano riuscito.

I sentimenti del No vincente sono più difficili da ipotizzare: si mescolano senso di vendetta, gusto per l’invidia soddisfatta, speranza per una riforma migliore, sollievo per la tragedia scampata… in un caleidoscopio multiforme, diverso dall’uniforme soddisfazione del sì.

Ah, e poi c’è l’indifferenza (ingenua, distratta o cinica) di chi non sapeva nemmeno che si votasse: questa, fra il 3 e il 5 dicembre 2016, è l’unica a restare immutata.

 

A me la politica non interessa.
Però la politica si interessa di te, coglione.
(Nero Nabot – Diverbi, 195*)

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