Raimondo ci ha lasciati con un accordo sospeso

La traccia indelebile del grande chitarrista Violi

Raimondo Violi, scomparso recentemente all’età di 57 anni, è una figura di spicco di quella scena musicale correggese che ha come periodo centrale gli anni Settanta e sfocia negli Ottanta.
Due periodi, due estetiche diverse che hanno segnato una evoluzione nei musicisti più curiosi e aperti.
Gli anni Settanta videro la nascita del fenomeno progressive, con artisti che ampliarono il concetto di rock music, facendo proprie le fascinazioni e le tecniche delle partiture classiche, dei compositori del ‘900, aprendo al jazz e al free o a musiche di altre latitudini.
Per noi più giovani che avevamo ricevuto la sberla dell’urgenza punk e di pochi rabbiosi accordi rumorosi, quel mondo pareva irraggiungibile.

Ecco per me, Raimondo era un musicista irraggiungibile, tecnico, dotato e rappresentava qui a Correggio, quello che Robert Fripp aveva fatto nel Rock.
Il suo era un chitarrismo avventuroso: riconoscevi influenze da John McLaughlin, Frank Zappa e i suoi primi gruppi musicali trasportavano in chiave italiana quelle fascinazioni.
D’altra parte in Italia si era sviluppata una importante scena progressive e d’avanguardia: PFM, Banco del Mutuo Soccorso, Area, Stormy Six, gruppi che tra l’altro passavano dalla nostra Festa dell’Unità portando stimoli locali. A Correggio c’erano i Giambattista Vico, uno dei primi gruppi progressive, formato da musicisti che poi avranno fortuna in altri ambiti musicali.
Quel timore reverenziale verso musicisti più bravi e più grandi cominciò a svanire nel cruciale passaggio tra Settanta e Ottanta, quando cominciarono a presentarsi commistioni sia generazionali che di generi.

A Correggio questo successe quando Raimondo, dopo le sue esperienze con Giambattista Vico e Gerusalemme Liberata, entrò nel gruppo dei Dark Age, divenuti poi Stranieri in Paradiso.
Giampaolo Lazzaretti e altri amici della nostra ghenga cominciarono a incrociare i propri strumenti e le proprie visioni musicali con quelli più grandi e più bravi. Nacque qualcosa di interessante.
Il chitarrismo duttile di Raimondo si adattava in modo innovativo ai suoni più scuri e elettronici dei primi anni Ottanta.
Il gruppo ebbe un importante opportunità quando si legò all’etichetta IRA dei primi Litfiba, per un possibile contratto artistico.

Un’altra grande chance per Raimondo fu fuori Correggio, quando divenne turnista per il tour e i dischi di Baccini nel suo periodo di maggiore successo.
Quello che ho sempre pensato è che Raimondo avesse tutti i numeri per diventare un turnista di grande valore.
In giro rimangono tante tracce della sua maestria chitarristica, rimangono registrazioni e storie, ma soprattutto rimangono i suoi insegnamenti impartiti a tanti chitarristi correggesi.
Per capire come il suo tocco sia stato tramandato, sia ancora presente, basta ascoltare alcune delle nuove band correggesi e il loro chitarrismo dove rivive Raimondo.
La musica in fondo non muore, rimane come memoria.

Grazie Raimondo, meriti un evento musicale a te dedicato.

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