Non possiamo più tacere, l’apertura di credito concessa è arrivata a scadenza. Pensavamo non sarebbe più capitato. Speravamo di passare tante domeniche tranquille, Natale compreso. I nostri sentimenti estivi erano pervasi di entusiasmo e di fiducia. Invece? Siamo ripiombati in un autunno di piena emergenza: classifica deficitaria, gioco inesistente, campagna acquisti spacciata per importante poi rivelatasi inadeguata. E così il preannunciato salto di qualità si è rivelato un’utopia. Tutto già visto, ragazzi.
Risultato? Allenatore esonerato con cambio in corsa: Gabriele Graziani ha fatto le valigie con tanti ringraziamenti. Gli auguri di buon lavoro, invece, nostri compresi, vanno ad Antonio Soda, il nuovo mister, che l’anno scorso guidava l’Imperia. Ora scatta l’attesa del mercato di riparazione per cercare di metterci la cosiddetta “pezza”, sperando di indovinare i profili giusti e coprire così il deficit di qualità dell’attuale situazione. Sarà possibile? Dubitare è legittimo. Già la tempistica per l’avvicendamento tecnico lascia perplessi. Intanto nel derby con il Carpi del nostro ex Lazzaretti, domenica 6 novembre, la prima partita del nuovo corso, è arrivata una vittoria a sorpresa: una gioia, dopo tanta sofferenza. Speriamo che sia di buon auspicio per il prosieguo. Ma le perplessità sulla validità dell’organico restano intatte.
Come siamo arrivati a questo punto? Qualche ipotesi vorrei farla, serenamente e pacatamente, certo senza presumere di avere già in tasca facili soluzioni da sciorinare. Stiamo piuttosto alla diagnosi, per cercare di aiutare i tifosi a farsi un’opinione meditata e, magari, permettere ai dirigenti di dare, se vorranno, le loro spiegazioni. Per intercettare al meglio gli umori degli spettatori che frequentano il Borelli, porsi qualche domanda può servire.
Prima domanda: confermando Graziani allenatore, dopo l’ottimo campionato scorso, si è provveduto a coinvolgerlo in modo decisionale nella campagna acquisti e nelle conferme dei giocatori? Seconda domanda: se gli acquisti e le conferme hanno avuto il suo totale beneplacito, lui era disposto ad allenare gli atleti messi a sua disposizione o, magari, presuntuosamente sperava di trasformare in oro tutto il capitale umano che sgambava in campo? Visto che, in questo caso, il miracolo non si è verificato, perché si è aspettato tanto a esonerarlo? Terza domanda: qualcuno della dirigenza aveva una conoscenza diretta dei giocatori tesserati? Erano stati visionati, scelti e ritenuti adatti, fisicamente e tecnicamente, per rafforzare la squadra? Oppure ci si è fidati di semplici consigli telefonici, di sommarie presentazioni di amici, di procuratori non troppo scrupolosi? Come certi acquisti sul catalogo Postalmarket dei tempi andati, insomma? Quarta domanda: nel tempo intercorso tra l’acquisizione della società da parte della nuova proprietà e i giorni nostri si è lavorato con l’impegno dovuto per strutturare l’organigramma con ruoli e competenze ben definiti? Non c’è un ritardo colposo? In parole povere la compagine societaria ha tutti gli uomini giusti nei posti giusti? A me sembra che le carenze nella configurazione della piramide di controllo della società siano evidenti.
Viene da pensare si sia creduto, sbagliando, che un puro stile dilettantistico, un fai da te casalingo, a dir poco miracoloso nel campionato scorso, sarebbe stato più che sufficiente a veleggiare costantemente verso l’alto anche quest’anno. Gli annunci, del resto, lo lasciavano intuire. Eppure, piaccia o no, questo campionato di serie D è ormai professionistico, in tutto e per tutto. Prendiamone atto.
Sesta ed ultima domanda, o per meglio dire un domandone di fantozziana memoria, valido anche se la classifica fosse più rosea: come mai la nuova gestione non cura in modo efficace e coinvolgente la comunicazione?
Sui quotidiani con cronaca locale, compresi quelli on-line, la Correggese Calcio è quasi inesistente (salvo il lunedì o per eventi straordinari come il recente cambio dell’allenatore). Con i tifosi non ci sono canali di comunicazione diretti, ufficiali. Il sito web è ridotto, comunica il minimo sindacale. La sola che funziona, o direi imperversa, è la cosiddetta “radio bugadera” che spiffera di tutto e di più, rincorrendo, precipitosa, una ridda di “voci dal sen fuggite”.
Vedo che la campagna abbonamenti non è stata ritenuta importante e mi chiedo il perché. Vedo che l’accoglienza ambientale dello stadio è raffazzonata, casuale: speaker, musica, annessi e connessi per il coinvolgimento emotivo degli spaesati tifosi non hanno una logica di continuità. Vedo che la situazione del terreno di gioco, nonostante gli sforzi degli addetti, è penalizzante per i giocatori e, non di meno, proprio bruttina da vedere. La società, mi chiedo, si sta impegnando per trovare una soluzione definitiva assieme al Comune proprietario dell’impianto?
Fine delle domande.
Ora, cercando di interpretare il sentire comune degli appassionati, lancio un appello alla dirigenza della società (in ottica esclusivamente costruttiva): se vedete spazi di miglioramento, se volete condividere l’analisi di ciò che condiziona od inibisce i vostri progetti, se pensate di come porvi rimedio, ecco… ditelo apertamente, comunicatelo alla cittadinanza, ai tifosi, non solo ad un cerchio ristretto di persone!
Da quanto detto non posso nascondere l’umore di appassionato deluso che mi pervade. Ma, tranquilli, io (e molti altri come me) non dimentico i meriti incancellabili della compagine societaria alla quale mi rivolgo. Dobbiamo essere sempre grati per quanto fatto dalla stessa nel recente passato. Dunque, cari amici, parliamone con serenità. Anche Primo Piano si mette a disposizione, per quanto può servire. Ripartire si può, si deve. Il coinvolgimento è la chiave per riaccendere i motori e dare nuovo slancio alle attività che già brillano. Per esempio quello delle giovani leve, come la realtà degli “juniores” che già convince ed appassiona. Seguendoli nel loro impegno agonistico si respira appartenenza, entusiasmo. E il pubblico presente gradisce. Ecco una delle scelte di fondo che potrà trascinare sicuramente la partecipazione facendo lievitare le presenze e la passione. Buon