Quelli che al servizio ci danno l’anima

Dentro il salone delle feste, con i suoi volontari

Lisetta, Loretta, Serena, Paolo, Gianni e Faliero, qui davanti a me, sono l’anima del “Salone delle Feste”. Volontari dalla presenza costante, dall’impegno inossidabile, per i quali la gratuità e lo spirito di servizio sono un dogma di fede. Vederli seduti con le mani in mano in balia di questo tempo sospeso fa un certo effetto. Qui nell’area di via Fazzano, «in questo polmone che dà respiro alla nostra città» dice Gianni, «è arrivato a fine febbraio un ospite inatteso, il Covid 19, che ci ha tolto il respiro obbligandoci a sospendere tutte le attività già in programma». In questi giorni di metà giugno viene naturale ricordarli indaffarati fin sopra i capelli per preparare FestaCorreggio, la lunga kermesse di luglio, annullata così come le fiere, le sagre e le feste di ogni colore e varietà. «La quarantena per noi è una disperazione. Eravamo abituati a trovarci qui tutti i giorni a preparare il menù e tutto il resto; starsene chiusi in casa con la paura del contagio, senza il contatto fisico tra di noi, è stato davvero difficile» dice Loretta, la responsabile della cucina, lasciandosi cadere le braccia. Serena l’accompagna nel gesto. Pur nel vigore dell’entusiasmo, capitava di sentire questi volontari lamentarsi dell’incessante fatica che grava su spalle ormai diversamente giovani. Adesso è l’inoperosità la nemica sotto accusa. Si può capire: la loro avventura va avanti da una cinquantina d’anni; la struttura del Salone in via Fazzano nasce vent’anni fa, ma prima c’erano altri luoghi dove feste de l’Unità e tante altre occasioni li hanno visti protagonisti in prima persona. Con Lisetta andiamo al ricordo degli anni settanta: l’area ex Recordati – Bocciodromo Vicentini, poi l’ex cinema estivo, l’area a fianco dell’Olimpia, poi ancora all’Espansione Sud. Paolo ricorda a sua volta la nascita del ristorante “Ciao Mare”, un brand ancora in voga, quando era lui a dirigere il lavoro della cucina. Fu una grande novità: il pesce di mare sulla tavola dei correggesi era una rarità e quelli del Salone furono dei pionieri nell’ammansire palati nostrani venuti su a burro, bistecche e salume.

Certo, i signori cappelletti son sempre riveriti. Infatti il Salone li porta in piazza a Correggio, in brodo di cappone, da anni: è il cerimoniale del primo maggio, sotto i portici di Corso Mazzini. Una lunga processione di tavoli, affollati e festosi. Quest’anno tanti commensali dell’open air si sono accontentati di postare i cappelletti sui social, dalla tavola di casa, per una festa dei lavoratori più mesta del solito.

La Festa de l’Unità, divenuta poi FestaCorreggio, resta un impegno prioritario dei volontari del Salone. Nel tempo mille altre convivialità hanno trovato casa qui: feste aziendali, feste a tema (come quella della birra o dello sport), associazioni di solidarietà sociale, sportive, feste private, di parrocchia, matrimoni indiani, corsi di formazione. Assembramenti di ogni tipo, conditi con il tocco magico di una cucina delle cose buone. Il Salone offre una capienza di 700 posti a sedere. Una caratteristica con pochi uguali, non solo a Correggio, ma per tutta la provincia. Si spiega così la scelta di coop Boorea, che da anni ha portato sotto questo tetto la grande cena di solidarietà, con chef stellati al seguito e pubblico da grandi occasioni.

La cucina delle cose buone assorbe grandi energie. Ma dietro ci sta il lavoro quotidiano di Faliero e di Gianni e dei loro seguaci, tra cui alcuni che, purtroppo, ci hanno lasciato da poco. Faliero è il responsabile delle attrezzature e degli arredi, curandone la manutenzione. Gianni l’organizzatore generale, e, diciamo così, l’agente commerciale. Onnipresenti, capaci di far di tutto, come muli per la forza di traino, come falchi per la capacità di vedere e controllare. «Se non ci fosse questo controllo maniacale di tutte le attrezzature e gli arredi, con la capacità di riparare e provvedere che abbiamo acquisito, non faremmo quadrare i conti» dice Faliero, mastino del Salone, che tutti i giorni trovi puntualmente qui. Attrezzi da super-officina, trattorino, autocarro, furgone, poi 1.300 sedie, 350 tavoli, 22 freezer: un patrimonio di tutto rispetto. Gianni e Faliero ricordano come qui si è investito stabilmente in presidi di sicurezza, in modo da risparmiare ogni volta che c’è da allestire qualcosa. Ricordano i grandi concerti alla Festa de l’Unità di Correggio: Bob Dylan, Patti Smith, i Jethro Tull. Mica cover band, ragazzi. Esperienze faticosissime da gestire, anche se le norme di sicurezza erano meno rigide di quelle attuali e gli assembramenti erano i benvenuti. Assembramenti? «Maree umane, altroché» mi correggono i due. Ma sortirono ondate di sovrumana soddisfazione, perché andò tutto bene. Oggi si fa con meno. Le resdore del Salone registrano il segno dei tempi nel maggior distacco, sia rispetto all’ospitalità del PD e di FestaCorreggio che rispetto al servizio che si offre con tanta fatica. Più pretese e meno spirito di comunità, meno voglia di condividere e di comprendere rispetto ai tempi passati. Forse colpa dei social, che hanno radicalizzato la politica e umiliato la voglia di crescere insieme nel dialogo e nel confronto. Così va il mondo. «Tutto è più difficile, malgrado il progresso; speriamo che questa esperienza del Covid abbia insegnato qualcosa a tutti» concludono all’unisono, pronte a ripartire. Una ripartenza soft, all’insegna del triplice vincolo: mascherine, distanziamento, igienizzazione. È l’idea che sta maturando in questi giorni, ora che il fermo assoluto apre qualche pertugio. Tre o quattro weekend tra luglio e agosto, con piatti da asporto firmati “Ciao Mare” e gnocco fritto a volontà, magari con qualche ospite a raccontarci il futuro. Perché il Salone “covid free” sarà solo un passaggio. C’è da giurarci.

 

La struttura, che presenta una estensione complessiva di circa 2.500 mq di cui 1.100 destinati al salone vero e proprio, fu realizzata dalla Reggiana Immobiliare SpA nel 2002 su un’area di sua proprietà, in angolo tra via Fazzano e via S. Prospero.

Il Salone delle Feste, messo a disposizione per le iniziative dell’associazionismo correggese e come Centro servizi della Protezione Civile in caso di calamità naturale, fu inserito dall’Amministrazione Comunale in un disegno urbanistico alla fine degli anni novanta, che interessava una vasta zona di interesse pubblico comprendente l’area fiere e il nuovo stadio Borelli.

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