Il 19 novembre se n’è andato serenamente, ultracentenario, Don Gaetano Incerti.
Nato il 12 agosto 1919 a San Prospero di Correggio, era stato ordinato sacerdote il 17 marzo 1945.
Fu direttore del Pio Istituto Artigianelli, incarico che ha mantenuto dal 24 ottobre 1945 al 31 agosto 1955, quando fu nominato cappellano presso le Officine Meccaniche Reggiane e rettore della piccola chiesa di “Gesù Operaio”, ruolo mantenuto ufficialmente fino al 1974.
Sacerdote pieno di interessi, arguto e battagliero, Don Gaetano è stato anche uno scrittore dalla penna vivace, ironica e talora graffiante: non si contano le lettere indirizzate ai giornali, sia per ricordare fatti e personaggi del passato, che per porgere mai banali riflessioni sul mondo contemporaneo.
Inoltre Don Incerti è stato a lungo addetto alla chiesa di San Filippo (1976-2000), nonché amministratore parrocchiale prima a Santa Croce e successivamente a San Nicolò.
Pubblichiamo volentieri il ricordo della nipote Rita, che insieme alla sorella Anna è stata vicina a Don Incerti negli ultimi anni.
Quando io e Anna eravamo piccole lo zio Don ci portava al mare, nelle ex caserme militari di Cervia, al Lido di Spina. Portava là i figli degli operai delle Reggiane, i ragazzi del quartiere reggiano di Viale Ramazzini. Si dormiva nelle camerate sulle brande di rete. Per l’elettricità ci si attaccava al contadino vicino, l’acqua era del pozzo. Poche storie e tutti svolgevamo il nostro
ruolo. Credo di avere ricevuto in quelle occasioni una forte impronta per spirito di adattamento, di
condivisione, di rispetto per gli altri.
Nonostante i suoi impegni a Reggio, lo zio Don tornava immancabilmente a Correggio per partecipare alla Processione della Via Crucis del Venerdì Santo e alla processione del Corpus Domini. Io, molto piccolina, ero uno degli angioletti che coprivano il percorso con i petali di rosa, ricordo ancora la mia sensazione di gioia.
Nel 1968 è morto il mio papà (Leone Incerti, fratello più grande dello zio Don), io avevo 10 anni, mia sorella 15 anni e la mamma doveva lavorare nel suo atelier di sartoria in Via Borgo Vecchio. La sua vicinanza non mancò mai. Era anche lo zio dei pranzi domenicali, poi interrotti quando ognuno di noi ha costruito la propria famiglia. Ma quello spirito di ritrovo lo abbiamo sempre mantenuto, a casa mia, per il pranzo del Santo Natale, con lui fino allo scorso anno.
Era lo zio che aiutava tutti, con il suo ministero di sacerdote, ma anche personalmente a trovare un posto di lavoro, e fisicamente a fare direttamente manovalanza e soprattutto a dare “forza “, “convinzione “, “carattere” a tante ragazze e ragazzi.
Era lo zio scrittore. Vivace, arguto, ironico, graffiante. Ha scritto libri, ha inviato lettere alle testate dei quotidiani parlando di attualità, di personaggi. Ecco, uno di questi personaggi è Germano Nicolini. Il papà di Fausto (Faffo), uno dei miei amici d’infanzia e tuttora. Ogni volta che lanciava un messaggio contro “al Dievel” era una fitta al cuore. Ma la mia certezza, è, anche se troppo tardi, che in questi ultimi anni, lo zio abbia ragionato con la sua testa e non con quella della Chiesa Vaticana. Uso solo alcune parole di un biglietto di undici righe indirizzate proprio a Fausto, per la morte di Germano: “Caro amico mio, il tuo papà è salito al cielo come tutte le persone che fanno del bene agli uomini, anche se di idee contrarie…hai avuto un grande papà e ti auguro di essere in condizioni di seguire il suo esempio… è tutto.
Don Gaetano Incerti!