Quando la nostra sanità merita la lode

Lidia: da una dura prova, il giusto sapore della vita

A 78 anni il destino ha riservato a Lidia Foroni una dura prova: una grave malattia, che ha comportato un impegnativo intervento chirurgico, poi una pesante chemioterapia. Mi accoglie in casa sua, con un buon caffè. Conosco Lidia da alcuni mesi. Una donna forte, coraggiosa fin dall’inizio della sua sofferenza. Ha tanta voglia di raccontare la sua storia, di parlare. Un fiume in piena.

«Sento il bisogno di raccontarmi non per protagonismo, ma per infondere coraggio e voglia di lottare alle tante persone che si trovano in situazioni come la mia. Il nostro territorio vanta una buona sanità alla quale va tutta la mia riconoscenza e gratitudine per le cure e l’assistenza ricevuta».

 

Come ci si sente Lidia di fronte a prove così difficili e dolorose?
«Dopo il primo momento di smarrimento mi sono fatta forza, anche perché, data l’età, di qualcosa bisogna pur morire… e io non ho paura della morte.
Dalla vita ho ricevuto tanto, a partire dalla mia infanzia, molto fortunata, ricca di attenzioni e opportunità.
Mi sento come un albero con radici profonde e robuste perché ha ricevuto tanto nutrimento e ha saputo dare fiori e frutti buoni: i miei figli, i miei nipoti… e la mia vita continuerà attraverso loro».

Il percorso di cura è iniziato subito?

«Sì, dopo l’esito i medici hanno condiviso con me e i miei familiari il percorso.
Sono stata ricoverata all’ospedale S.M.N di Reggio Emilia quasi due mesi, sottoposta ad un delicatissimo intervento chirurgico.
Lì ho potuto constatare l’eccellenza del reparto di Chirurgia generale 1, indirizzo oncologico, sia per le capacità mediche che per la gentilezza e l’umanità del personale.
Ho sempre trovato accanto a me medici e infermieri che sapevano dare conforto al corpo e all’anima».

Dopo l’intervento, la chemio. Una terapia dura e difficile. Ma anche qui le parole di Lidia sono positive, cariche di speranza.

«Il reparto di terapia è luminoso, con grandi vetrate. Si vedono il cielo, le montagne, fonti di pensieri positivi.
Tra noi malati nasce una solidarietà forte fino a diventare solido rapporto di amicizia.
Diventa naturale raccontarci le nostre storie, aiutarci ad apprezzare e vivere meglio le cose belle che la vita ancora ci riserva».

Forza e serenità come si conciliano con la debilitazione fisica derivante dalla terapia?
«È la gioia di esserci ancora che dà forza, la gioia di altri doni che non avrei mai immaginato di ricevere, come i primi passi del mio nipotino Andrea, la nascita della sua sorellina Giorgia. Riordini la tua vita e così trasmetti ancora più cose ai figli e ai nipoti.
E poi la felicità di festeggiare con mio marito Romualdo 53 anni di matrimonio!».

Per quella occasione Lidia ha voluto offrire un pranzo a parenti, amici, medici e personale sanitario.
Un bel pranzo insieme” per il suo “grazie di cuore a tutti” e per far sapere che nella nostra sanità ci sono persone competenti, disponibili, che con umanità e generosità svolgono al meglio il loro lavoro.

E così, tra una portata e l’altra, è nata una gara di generosità fra i commensali per donazioni al reparto di oncologia diretto dal Dott. Claudio Pedrazzoli.
Bello, no?

Lascio Lidia con un abbraccio, ringraziandola di cuore… non solo per l’ottimo caffè.
È il giusto sapore della vita quello che le sue parole ci propongono di gustare come si deve.

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